Capitolo 29

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«Sono giù da te, puoi aprirmi?» chiede, facendomi rimanere senza parole.

È notte fonda e non riesco a capire se è tutto un sogno o se veramente questa conversazione sta avvenendo. Non è possibile che, dopo tutto l'impegno che ci ho messo nell'evitarlo, io me lo ritrovi sotto casa.

In questi giorni ho fatto di tutto per non incontrarlo nemmeno per qualche secondo: ho evitato castelvolturno, nonostante i continui inviti di Lorenzo e dei ragazzi, non sono nemmeno andata a casa di mio fratello in quanto adesso sono vicini di casa. Ora mi ritrovo a fare i conti con il destino che, in un modo o nell'altro, trova sempre la sua strada

«Hey, ci sei ancora?» la sua voce mi riporta alla realtà e la voglia di staccargli il telefono in faccia e fingermi morta aumenta sempre di più.

Senza rendermene conto mi ritrovo in cucina, con una mano tra la testa e la schiena poggiata al muro.

«Sì, ci sono» purtroppo sono una persona troppo matura «Adesso ti apro, terzo piano, ultima porta in fondo»

Apro il cancello dal citofono e l'ansia mi assale, il respiro mi manca e subito i ricordi mi inondano. La scena di più di un anno fa mi si ripresenta davanti agli occhi e tutto il dolore provato in quel momento ritorna, rendendo i miei occhi lucidi.

Scuoto la testa quando sento bussare leggermente alla porta, è già arrivato.

«Hey» forzo un sorriso e gli lascio lo spazio necessario per entrare in casa. Quando mi passa accanto il suo profumo stuzzica il mio olfatto e solo adesso mi rendo conto di quanto mi sia mancato.

«Scusami l'ora, ma avevo bisogno di vederti» mi guarda con quegli occhi che mi hanno fatto innamorare la prima volta, ma io sono decisa a non dargliela vinta.

Nonostante il tempo, la ferita è ancora aperta e io non me la sento di fidarmi ancora di lui.

«Cosa dovevi dirmi di così importante?» cambio atteggiamento e incrocio le braccia al petto, osteggiando una sicurezza che non mi appartiene.

«Beh...» viene interrotto dal pianto di Maya. È da quando siamo arrivate a Napoli che ogni notte si sveglia piangendo, forse sarà per il cambio d'aria.

«Scusami un attimo» mi allontano per raggiungere la piccolina in camera che continua a piangere senza tregua.

Prendo Maya tra le braccia e comincio a cullarla, non ottenendo alcun risultato.
È in questi momenti che vorrei tanto qualcuno vicino, qualcuno con cui condividere la questi piccoli momenti che mi esasperano. Certo, c'è James ma lui non è...

«Dries, che stai facendo?» sussulto quando lo sento abbracciarmi e stringere le mie braccia, aiutandomi a cullare nostra figlia.

«Shh, per favore, godiamoci questo momento» appoggia il naso nell'incavo del mio collo e lo sento inspirare. Chiudo gli occhi per il brivido di piacere che mi percorre le ossa.

Nel frattempo anche la piccola si calma e io sento di aver trovato il mio posto nel mondo.

«Dries, ti presento tua figlia» dico in un sussurro.

» Spazio autrice
Ragazze scusatemi, ma ero convinta di aver pubblicato e invece non è così. Ho capito che non era così dai commenti, quindi vi ringrazio ❤️

Nonostante tutti i nonostante » Dries Mertens Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora