Capitolo 26

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Dries'pov
I miei occhi sono incollati allo schermo del mio iPhone. Non riesco a smettere di guardare i post pubblicati ieri da Manu e il suo nuovo fidanzato.

Manu fidanzata con qualcuno che non sono io.
Manu che si è costruita un futuro dove io non c'entro niente.
Manu che non è più mia.

È da un anno che non guardo più nessuna, nemmeno per sbaglio. L'ho aspettata per tutto il tempo e speravo che, una volta tornata, io e lei potessimo ricominciare tutto da capo, ritornare ad amarci. Invece no, la vita ha voluto punirmi per lo sbaglio di una notte, uno sbaglio che mi serviva a chiudere definitivamente con il mio passato.

Qualche volta ho anche pensato di presentarmi lì, a Madrid, ma c'era sempre qualcosa che mi bloccava e, visti i fatti, mi sono solo risparmiato un'umiliazione.

Dries, svegliati! Continuo a ripetermi, sperando che sia tutto un incubo da cui mi risveglierò tra qualche minuto. Mi risveglierò in un letto grande e caldo, dove io e Manu ci stringiamo dopo una notte passata a fare l'amore.

Sospiro e, controvoglia, mi preparo per andare all'allenamento. So per certo che quando arriverò lei sarà già lì, circondata dai miei compagni di squadra che potranno scherzare con lei e abbracciarla ogni volta che vorranno. A me, invece, questo privilegio è stato tolto perché sono la persona più stupida di questo mondo.

Manu's pov
Sono a Castelvolturno da un'ora e non faccio altro che guardarmi attorno, con la consapevolezza che a breve arriverà lui.

Per tutto questo tempo non ho permesso alla mia testa di pensare a ciò che siamo stati e di vederlo solo come il migliore amico di mio fratello, come, d'altronde, avrei dovuto fare dall'inizio. E okay, la testa si può controllare, ma il cuore come lo inganni?

Durante i primi mesi a Madrid ho sperato ogni giorno in un suo messaggio: la mattina speravo di ricevere il buongiorno, il pomeriggio aspettavo un suo messaggio una volta finiti gli allenamenti e la sera...beh, quello era il momento peggiore. Tutti i ricordi riaffioravano e la voglia di chiamarlo per dirgli tutto, per dirgli che aspettavo un figlio da lui, era quasi incontrollabile.

Come se avessi sentito un richiamo silenzioso, mi giro verso la porta e lo vedo varcare la soglia del centro d'allenamenti e in un attimo mille emozioni contrastanti mi travolgono. Persino Maya, nel passeggino, comincia a piangere.

Hey piccolina, ti presento papà.

Cerco di calmarla, quando dovrei essere io ad essere rassicurata.

«Ciao» sussurra, come se avesse paura di spaventarmi.

E effettivamente ho paura, ma non di lui.

«Buongiorno» il cuore perde un battito. Non ho paura di lui, ma di queste sensazioni che riesce ancora a provocarmi.

Tenerlo lontano aveva aiutato a non pensare a lui, ma adesso che me lo ritrovo così vicino sembra quasi che il tempo non sia passato.

«Stai bene con questo nuovo taglio di capelli» dice all'improvviso, come se fossimo due amici che si incontrano per strada.

Sembra che eviti di guardare la creaturina nel passeggino e la cosa mi fa male. Vorrei tanto dirgli la verità ma so che sbaglierei sia nei confronti di James che nei miei. Devo darmi l'occasione di lasciare le persone negative nel passato.

Stamattina non ho nemmeno rivolto la parola a mio fratello, nonostante lui abbia provato più volte ad approcciare con me. Deve essere punito per come si è comportato ieri.

«Grazie» arrossisco come una stupida ragazzina.

Attimi di silenzio imbarazzante vengono interrotti dal colombiano che è atterrato con me a Napoli.

«Mi amor» mi chiama, ma io non riesco a guardarlo, troppo impegnata a tenere i miei occhi sul belga «Tutti si stanno preoccupando di là»

Prima Maya ha cominciato a piangere interrottamente e mi sono dovuta allontanare dal campo, dove i ragazzi si stanno allenando.
Hanno accolto James come se fosse uno di loro e la cosa mi ha scaldato il cuore. Loro sono dalla mia parte, nonostante tutto.

Inutile dire che Maya è già diventata l'attrazione preferita dei calciatori della SSC Napoli e non so quante persone si sono già proposte di farle da padrino.

«Sì, scusami, come vedi piange ancora» prendo la piccolina in braccio e provo a farla calmare, invano. Forse non riesco perché percepisce perfettamente il mio stato d'animo e non fa altro che peggiorare la situazione.

«Posso?» chiede, inaspettatamente, Dries.
Lo guardo in trance e non riesco a proferire parola, fin quando non mi limito semplicemente ad annuire.

Maya, non appena è tra le sue braccia, sembra tranquillizzarsi e i suoi bellissimi occhioni verdi fissano incuriositi Dries che, di rimando, le sorride.

Sento il cuore scaldarsi, riempirsi d'amore. Vorrei tanto che i miei occhi fossero una macchina fotografica, per poter conservare per sempre quest'immagine nitida nei miei ricordi.

«Glielo dirai?» sussurra James. La sua domanda è lecita ma è una domanda a cui non riesco a trovare una risposta.

«Non lo so» dico, mentre guardo Dries fare la linguaccia a mia figlia che gli sorride come non aveva mai fatto. 

Come posso nascondere una cosa così evidente?

Nonostante tutti i nonostante » Dries Mertens Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora