Capitolo 37

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Davanti a me vedo il sole emergere all'orizzonte, lo vedo nascere e farsi spazio per invaderci della sua luce calda.

Che splendidi colori quelli dell'alba!

È prestissimo, ma non mi sono svegliato ora. Non ho proprio dormito.
Forse mi sarò addormentato per un'oretta, ma nulla di più.
Mi giravo e rigiravo nel letto ma non riuscivo a chiudere gli occhi.
Sentivo che il sonno non mi sarebbe mai venuto, ero troppo... Troppo...
Non so spiegarmi bene ma sentivo un qualcosa di strano allo stomaco ed in mente non avevo altro che il bacio di ieri.

Anche ora non mi sento proprio benissimo.
Sento una strano stato di ansia perenne che non mi abbandona da ieri sera.

Ormai è inutile restare a letto, meglio andare a bere qualcosa di caldo.

Metto in un pentolino dell'acqua e deposito il tutto sul fornello acceso.

Una bella tisana è proprio quello che ci vuole.

"Hey" lo saluto sorpreso.

"Che ci fai già sveglio ??" mi chiede lui.

"Potrei chiederti la stessa cosa Joey" rispondo.

Entra in bagno.

Joey dorme sempre, e dico sempre, come un ghiro. Molte volte devo addirittura svegliarlo io. Strano che sia già in piedi a quest'ora.

Ritorno a preparare la mia tisana, ormai l'acqua è calda al punto giusto.

"Hai fame, vuoi che ti prepari qualcosa ??" chiedo vedendolo arrivare in cucina.

"No, no, grazie. Prendo giusto qualche biscotto"

Ha un'aria diversa questa mattina.

Prende il pacco di biscotti e si dirige verso il divano.

Di solito mangiamo sempre insieme qui sul marmo che divide il salotto dalla cucina, ma oggi tutto sembra tranne che una giornata solita e normale.

Mai successo da quando abitiamo insieme ma sembra esser calata un po' di tensione nell'aria.

Forse un po' di imbarazzo ?? Non saprei...

Lui non è quello di sempre. Lo vedo "spento". Non è il classico Joey casinista.
Il classico Joey giocherellone, solare e divertente. Sembra pensieroso mi azzarderei a dire.

"Sai, il tuo capo è davvero uno stronzo!" afferma all'improvviso continuando a mangiare e non guardandomi.

Il silenzio interrotto così bruscamente mi ha fatto saltare un attimo dalla sedia.
La tensione si era fatta davvero pesante, stranamente. Il minimo rumore mi ha fatto scattare.

Deglutisco il sorso che avevo appena fatto e che mi stava andando di traverso.

"Perché dici questo ??" chiedo molto incuriosito.

"Dovresti chiederlo a lui" risponde secco.

"Siamo qui io e te. Spiegamelo tu" cerco di convincerlo.

"Ieri volevo passare, anche solo per un secondo, da te in ufficio per una sorpresa. Per questo ti ho chiesto se fossi in ufficio. Ieri mattina ero già qui a Manhattan, nessuna complicazione. Erano scuse le mie per farti appunto una sorpresa. Ma a quanto pare il tuo capo aveva dato già gli ordine ai dipendenti della sicurezza. Così come sono entrato mi hanno fatto uscire con delle scuse banali"

"Joey, io... Io non sapevo davvero nulla" ribadisco sincero.

"Quando sei passato ??"

"Poco dopo che ci siamo sentiti al telefono. Il tempo di arrivare all'azienda da qui, da casa"

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