06 - Attese piene

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EDEN

Sono in stazione, in attesa del treno che mi porterà a scuola anche quest'oggi.

Durante le primi luci del giorno, come adesso, questo luogo ha qualcosa di magico. Sono poche le persone che lo abitano.

C'è il ragazzo sempre vestito in giacca e cravatta con la ventiquattro ore; le due donne sulla quarantina che ogni giorno si danno appuntamento presso il bar della stazione, che sembra aprire solo per loro; l'uomo che ogni volta si impegna a pettinarsi il riporto per cercare di coprire la calvizia; la ragazza che non è mai senza un libro in mano, nemmeno una volta; quella che invece approfitta dell'attesa per farsi il trucco, con l'ausilio del piccolissimo specchio che conserva nella borsetta; ci sono, poi, gli studenti, miei fratelli di avventura o di sventura, diretti nelle scuole più svariate.

Li guardo tutti, uno per uno, e per ciascuno di loro provo un sentimento simile all'affetto. Benché non conosca il nome di nessuno di loro, ai miei occhi sono persone dai volti conosciuti, ormai. Persone che, ogni giorno, per dieci minuti di ogni mattina condividono con me un pezzo di vita. Sono pendolari, come me, sospesi nell'attesa e fra due luoghi.

Della mia scuola, io sono l'unica a partire da qui. All'inizio c'erano Diana e Sabrina, ma la prima si è diplomata due anni fa e la seconda, che era pure in classe con me, ha mollato non appena possibile per andare a fare la scuola da estetista, con l'intenzione di diventare make up artist, un giorno.

La verità è che non mi dispiace troppo essere da sola, mi permette di ritagliarmi un tempo per me - per pensare, per pregare, per stare con Dio.

Assorta, osservo le fronde ondeggianti degli alberi che si elevano all'interno delle piccole aree verdi presenti in stazione e mi torna in mente lo strano avvenimento successo ieri, quando ho trovato Adam seduto al mio posto e io non l'ho accolto proprio... "bene". Sono stata un poco scorbutica e indisposta, ma che ci potevo fare io se quello ha iniziato a delirare dicendo che erano troppi anni che ci conosciamo e che tuttavia non sappiamo nulla l'uno dell'altro... E poi da tipi così tanto meglio stare alla larga.

"Il tempo non è infinito. Io non aspetto. Io scelgo e mi prendo quello che voglio". La sua voce mi risuona nella mente quasi fosse, ora, un monito per me.

Carpe Diem. Forse, allora, che io stessa debba cogliere quest'attimo?

Dio, io non so il perché di un comportamento così inedito da parte Adam, ma se questo è successo per una ragione, ti prego, mostrami la strada per raggiungere il suo cuore...

Non so nemmeno io come mai io abbia iniziato a pregare per lui. Non che non l'abbia mai fatto. Abitualmente prego per la mia vita e per quello che mi sta vicino, scuola, compagni e professori inclusi, ma non mi era mai venuto di pregare nello specifico per Adam Donati.

La danza impazzita delle foglie mosse dal vento si trasforma nella mia mente nel movimento oscillatorio attuato dalle pupille vibranti di Adam il giorno prima. Istintivamente, ripenso alle sue parole.

Dio, io voglio cogliere l'attimo...

Con quel discorso - quello di non voler sprecare nemmeno una delle occasioni che la vita gli avrebbe presentato - Adam un po' mi ha spiazzata. Non avrei mai immaginato di cogliere in lui tanta profondità... Non che sia dell'idea che non ne fosse umanamente in grado, ci mancherebbe! Sono convinta, infatti, che ognuno di noi racchiuda in sé ricchezze inestimabili. Però, mai avrei pensato che sarei potuta essere io, o qualsiasi altra ragazza, a poter assistere a un simile suo momento... Forse è stupido, lo so.

La verità è che mi sono sempre tenuta a debita distanza da lui. Mi mette a disagio l'idea che sia stato con così tante ragazze e che addirittura ne faccia un vanto. Lo trovo terribilmente immaturo, per questo. Cioè, uno non può focalizzare la sua identità sul successo amoroso che ha ottenuto, no? Mi sembra stupido, non lo so... Eppure, lui, per questo è conosciuto nella scuola.

Come il Diavolo e l'Acqua Santa [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora