62 - Temi d'amore tra i banchi di scuola

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EDEN

Adam: Ehi

Guardo quell'ultimo messaggio, appena giunto dopo una sfilza di altri simili pervenuti prima di lui durante tutti questi giorni, e sento una stretta allo stomaco.

Quasi fosse la spinta che mi serviva, ripongo lo smartphone in tasca e mi alzo per aiutare mia mamma a sparecchiare, mentre mio padre si dispensa da noi dicendo che dal momento che lui è stato il cuoco della serata sarebbe ovviamente stato esonerato dal riordino. Io e mamma ridiamo e facciamo dell'ironia a riguardo, ma tutti i torti non li ha e glielo lasciamo fare.

Appena papà si eclissa alla mia vista, il mio pensiero ripiomba sul messaggio appena ricevuto.

So bene quello che mi ha chiesto Viviana, e so benissimo che, specie ora che è riniziata la scuola, non posso continuare a fare finta che Adam non esista e che non sia mai successo niente. Però... però non so come comportarmi e questa cosa non mi lascia tranquilla.

Eseguo tutti i movimenti come in modo meccanico, ma con la testa sono altrove.

Mamma se ne deve accorgere perché mi chiede: «Tesoro, che c'è?»

Trasalisco. «Cosa?»

«Come stai?», esplica lei.

«Bene!», rispondo istintivamente, «O almeno credo», aggiungo.

«Credi...?»

«Sì... solo un po' di pensieri, in realtà», le confesso iniziando a sciacquare i piatti per riporli nella lavastoviglie. «Nulla di davvero preoccupante».

Lei accoglie le mie parole e per qualche istante rimane in silenzio prima di chiedermi: «Sai che se hai bisogno di parlare io ci sono, vero?»

«Sì...», rispondo, ed è una certezza quella che ho, «ma la verità è che non so nemmeno se mi è utile parlarne...»

Lei mi guarda con aria interrogativa. Improvvisamente, poi prende a intonare: «Temi d'amore tra i banchi di scuola, Attimi magici!»

«Mamma!», la rimprovero io, senza sapere se ridere o piangere per quella sua fuoriuscita a tema anime giapponese. «Nessun tema d'amore, stanne certa!», le do la mia parola.

«Siamo sicuri sicuri?», chiede lei con aria furba.

«Al centro per cento!», le dico senza mostrare incertezza.

Lei mi guarda ancora e trattiene a malapena una risata. Poi per tutta risposta ritorna a cantare:

«È bello crescere ma
Certe volte è dura questa realtà
E così tu ne parli agli amici
Fra i banchi di scuola...»

«Mamma, ti prego...», cerco di placarla. Ma capisco che ogni tentativo di scoraggiarla è vano nel momento in cui, continuando a cantare, inizia pure a improvvisare un balletto intorno al tavolo mentre mette in ordine le ultime cose, diventate improvvisamente parte integrante della scena dal momento che le muove sinuose sulla testa o le utilizza impropriamente come inediti strumenti musicali.

«Anche per loro, lo sai
Il mondo è più ingarbugliato che mai
Ma l'amore bussa già
E tutto migliorerà...»

La guardo con occhi spalancati. Ha preso il via e non c'è niente - niente - che io possa fare per fermarla.

Cerco di fingere indifferenza e accelero i miei movimenti per ultimare il prima possibile le faccende in cucina.

Intanto il trash regna sovrano tra le pareti e il peggio viene sfiorato quando non si tira indietro nemmeno dal pezzo rap, se così si può chiamare, della sigla.

Come il Diavolo e l'Acqua Santa [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora