78 - Non può essere

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*piccolo spazio autrice abusivo*
Lo so, sono in ritardo e vi ho fatto attendere, ma prima di leggere, vi prego, seguite i miei consigli: procuratevi generi di conforto alimentare e qualcosa da utilizzare come pungeball, ne avrete bisogno.

Detto questo,

BUONA LETTURA!

Ci si ribecca sotto! 😉

ADAM

Quando apro gli occhi, sono subito costretto a richiuderli. La luce che filtra dalle finestre socchiuse è fioca, ma troppa per i miei occhi abituati al buio.

Mi porto una mano a massaggiarmi le palpebre, prima di dischiuderle nuovamente nel tentativo di capire dove mi trovo, un obiettivo reso difficoltoso dai cerchi che sento vorticare intorno alla testa.

Subito, scorgo vicino a me un corpo femminile aggrovigliato alle lenzuola, la pelle nuda e i capelli lunghi, scuri e scompigliati a ricoprire la superficie del cuscino e gran parte viso.

Prima ancora di riuscire a individuare l'identità della ragazza stesa vicina a me, una morsa stretta - strettissima - si stringe alla bocca del mio stomaco.

No. Non può essere.

Cerco di fare mente locale, richiamando all'attenzione tutti i momenti che mi hanno condotto lì, ma ho i pensieri offuscati e il male che sento alla testa si inasprisce a ogni tentativo.

Lascio che lo sguardo indugi su ogni superficie che dà forma alla stanza che mi ospita nel tentativo di scovare qualche indizio. È un luogo che mi sembra vagamente familiare, ma non capisco perché e non lo riconosco.

Mi tiro su a sedere sul materasso e, accusata la botta di nausea derivata dal movimento, do un'occhiata più attenta al volto della ragazza sdraiata vicino a me. I capelli e il cuscino al quale è abbracciata lasciano interamente scoperti solo la punta del naso e la bocca, ma bastano questi due dettagli a intensificare la morsa che sento alla bocca dello stomaco.

No. No. Non è possibile.

La presa di consapevolezza spiega il perché della sensazione di familiarità sprigionata dal luogo in cui mi trovo: la ragazza aggrovigliata alle lenzuola è Manuela; e in quella stanza, in quello stesso letto, tra quelle stesse braccia, io c'ero già stato anni fa.

Come punto improvvisamente da uno scorpione, scatto via dal letto, rischiando di ruzzolare a terra, inciampando in ciò che riconosco essere i miei jeans malamente arrotolati. Solo ora mi accorgo di essere nudo.

Oh mio Dio. Non può essere, è solo un brutto sogno.

L'incubo peggiora, quando mi accorgo che, in compagnia dei numerosi indumenti, a terra figurano anche almeno un paio di involucri aperti di preservativi.

La morsa alla bocca dello stomaco è sempre più violenta e un magone all'altezza della gola mi impedisce di respirare.

Che cazzo ho fatto? Che cazzo è successo?

Assetato di risposte, ritorno verso il letto e scuoto senza la minima cura la spalla di Manuela, richiamando la sua attenzione in maniera secca: «Ehi, svegliati!».

Dopo diversi scrolloni, Manuela solleva di scatto il suo viso dal cuscino. «Ehi, ma che modi!», si lamenta irritata.

«Che cazzo è successo ieri notte?», ringhio.

L'ammasso di boccoli scuri vengono scostati dal suo viso e dal suo sguardo, che si rompe nel mio, capisco che, esattamente come me, anche lei non si aspettava di trovarmi lì.

Come il Diavolo e l'Acqua Santa [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora