Erano passati due giorni dall'incontro con Niall, Pongo era sempre più esuberante ed ora che in casa mia c'era la presenza di Eliz veniva ancora più viziato, Eliz era davvero disordinata, lasciava in giro calze e reggiseni distrutti di conseguenza dal piccolo dalmata.
Era domenica mattina i raggi del sole trapassavano nella finestra sfiorandomi il viso, aprii lentamente gli occhi, togliendo la mia mascherina del sonno, e andai in soggiorno, buttandomi sul divano arrotolandomi in una coperta calda, fissavo il vuoto con aria sognante, ero ancora mezza addormentata e non riuscivo praticamente a muovermi.
Amavo la domenica, dopo una settimana di lavoro era piacevole starsene accoccolati senza far nulla. Pongo salii sul divano e si ficcò nella coperta calda assieme a me, accarezzavo delicatamente il suo pelo coperto da macchie, gli erano usciti i primi pois neri, io ed Elizabeth avevamo immortalato il momento con una foto che venne pubblicata su instagram. Pongo era come un figlio per noi, sapevo che lui ed Eliz erano le uniche persone che mi amavano per quello che ero. Il piccolo cane era tremendamente affezionato a me, mi guardava come se fossi l'unica cosa bella che potesse capitargli. Ero ancora accoccolata sul divano a coccolare Pongo. Quando la porta d'ingresso si aprii.
''Indovina chi ha trovato lavoro, piccola!!''
La voce di Elizabeth rimbombò in tutta la casa. Andò verso il frigorifero e si prese una birra sedendosi sul divano accanto a me, Pongo tentava ad attaccarsi alla bottiglia di birra ma Eliz lo teneva lontano.
''Davvero? Dove? Pensavo dovessi venire a lavorare dai Peterson.''
''Lo so Zoe,lo so! Dovevo infatti, poi sul giornale ho visto che trovavano una segreteria in un ufficio di un commercialista a Manatthan,con il quale ho preso un caffè in questa bellissima domenica mattina'' disse indicando il giornale dove l'annuncio era evidenziato in giallo, molto probabilmente evidenziato da lei.
''E sai quanto io sia brava in queste cose, non a caso ho lasciato il collage di economia, e mi pagano anche bene'' continuò.
Le dissi che era grandioso, anche se un po' c'ero rimasta male. Ero a New York da due mesi e avevo un lavoro orribile, lei in due giorni aveva trovato il lavoro dei suoi sogni, ed è proprio questo il più grande segreto dell'America, rispetto alle altre nazioni ti offre infinite possibilità, l'America consiste nel vivere il momento, se eri presente al momento giusto potevi rivoluzionarti in un'altra vita, tutto dipendeva dall'occasione che ti si capitava avanti.
Niall non mi aveva più richiamato, nonostante avesse insistito per prendersi il mio numero,che gli scrissi sul braccio.
Era un normale mercoledì lavorativo, la piccola caffetteria portava sempre scarsi clienti, gli affari non andavano più come una volta, i signori Peterson erano sempre più stanchi. Ero dietro al bancone ad osservare i pochi clienti che sorseggiavano le loro bevande.
''Zoe, a fine giornata facciamo una piccola riunione, io e Rose dovremmo parlati di una cosa importante'' disse Mr.Peterson con tono rammaricato. Annuii e andai a prendere le ordinazioni di una felice famiglia. Quella scena mi fece pensare a quanto sarebbe bello, magari, un giorno di portare la mia famiglia in una caffetteria di Mercoledì pomeriggio.
Passò l'ultima ora di lavoro, molto lentamente dato che i clienti che venivano in questa caffetteria si potevano contare sulle dita della mano. Mike chiuse il negozio.
Eravamo attorno ad un tavolo io e i signori Peterson a sorseggiare del caffè.
''Zoe'' disse con tono fermo Mike. In quel momento lo guardai negli occhi, erano di un celeste chiaro, dietro si nascondevano anni e anni di duro lavoro, le rughe marcavano il suo viso, quelle stesse rughe donavano al suo volto una leggera stanchezza, Mike era un uomo pieno di sogni, che non aveva mai realizzato, era fortemente amareggiato dalla sua vita, odiava questa caffetteria era scritto a lettere cubitali nei suoi occhi, non era quello che si sarebbe aspettato, forse era il luogo, la dimensione, o quei pochi clienti giornalieri a rendere Mike un uomo pienamente insoddisfatto. Il mondo è pieno di persone come lui, pieno di persone infelici perché non hanno realizzato i propri sogni, ed io, sapevo che un giorno sarei diventata infelice quanto Mike. Rose stringeva tra le mani un piccolo straccio succinto. Aveva gli occhi coperti dai suoi enormi occhiali rivolti verso il basso.
''Allora?'' Chiesi in ansia, non potevo negare che in quel momento mi stava passando il peggio per la testa. Mike e Rose si guardarono, Mr.Peterson tirò un sospiro e iniziò a parlare.
''Zoe, questi sono gli ultimi due giorni di vita di questa caffetteria, Venerdì la chiudiamo, per sempre, mi dispiace Zoe, mi dispiace davvero tanto.''
''Come? Ma perchè? Non potete!'' Il mondo mi era crollato letteralmente addosso, era il mio unico lavoro.
''Zoe vedi, noi siamo anziani, i clienti iniziano a scarseggiare, abbiamo tutta la possibilità di andare in pensione, non abbiamo più le forze per gestire una caffetteria.'' Mr.Peterson disse quelle parole con un tono di malinconia, come se potesse cadere in depressione da un momento all'altro.
''Zoe Cara, realizza i tuoi sogni, non farti abbattere da nessuno.'' Le parole di Miss Peterson mi diedero conforto, mi strinse forte la mano, non avevo quel tipo di attenzioni da una donna matura dalla morte di mia madre.
''Zoe non sforzati neanche di venire a lavoro in questi due giorni, tieni, questa è la tua ultima busta paga.'' Disse Mike porgendomi una piccola busta bianca. ''Buona fortuna Zoe'' aggiunse sempre con tono malinconico.
''Addio signori Peterson'' erano le uniche parole che mi uscirono, presi il mio ultimo stipendio, ero ferma davanti alla porta, i signori Peterson si stavano abbracciando ancora su quel tavolino, potevo sentire i piccoli singhiozzi di Rose, mi fece male il cuore a pensare a quanto dolore stesse sentendo quella donna in quel momento. Mi guardai intorno, guardando attentamente il mio primo negozio dove ho lavorato, guardando ogni dettaglio, era come se lo sentissi mio, un piccolo sorriso comparve sul mio volto accompagnato da una piccola lacrima, mimai un ''addio'' a quelle mura, a quel bancone, al tavolino dove si era seduto Niall, e lasciai quel negozio, per sempre.
Ero sul vialotto di casa mia, non avevo ancora trovato il coraggio di entrare in casa, fissavo il vuoto con il mascara colato e le mani sul manubrio. Elizabeth mi aveva chiamato svariate volte, l'ultima volta le dissi che ero a farmi un giro e sarei tornata tra poco. Accesi il motore e decisi di andarmene allo Starbucks di Niall.
Ero qualche metro più indietro.
Avevo la macchina spenta, vidi uscire Niall e Angelina dal negozio, stavo ancora piangendo, so che lui non la voleva veramente, ma in quel momento sognavo di essere lei, la sua vita era perfetta. Aveva un fidanzato,un padre ricco, vestiti firmati e di sicuro un lavoro assicurato. Si tenevano per mano e stavano andando nel piccolo locale difronte allo Starbucks, James era davvero bello, ed io ero così orgogliosa da non ammettere che un ragazzo dopo anni mi aveva colpito così tanto, da iniziare a fargli stolking all'età di vent'anni. Vidi la sua figura sparire nel locale e decisi di tornare a casa.
Appena entrai in casa, Elizabeth mi abbracciò, vedendomi i miei occhi gonfi e rossi,le mormorai tra un singhiozzo e l'altro ''sono stata licenziata.'', le spiegai il motivo, e lei continuava a stringermi.
Mi andò a preparare una camomilla per dormire tranquilla la notte, ero sul divano a fissare il vuoto, all'improvviso sentii il muso umido di pongo appoggiarsi sulla mia mano, la quale leccò delicatamente per poi appoggiarsi, abbassai leggermente la testa in modo tale da far scontrare i nostri volti vicini e iniziai a piangere, Pongo era lì, in silenzio che ascoltava i miei singhiozzi, era lì nel bene e nel male, la sua presenza valeva più di mille parole, era il mio specchio, questa sera pongo aveva il volto malinconico, un'aria cupa proprio come me, l'amore dei cani è incondizionato, te lo dimostrano in piccoli gesti che ti fanno sentire amato. Ti amano con gli occhi, non con le parole, ed è proprio per questo che è puro l'amore degli animali, perché loro non te lo raccontano, te lo fanno vivere.