Capitolo 23 pt.uno

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Diedi i soldi al taxi e lo ringraziai per avermi accompagnata.
Percorrevo tranquilla il viale fatto in piccoli sassi incastonati fra loro, arrivai all'enorme porta gialla e bussai due/tre volte affinché mia nonna potesse sentirmi.
-Nonna.- esordii non appena la vidi uscire.
Finse un sorriso, nei suoi occhi c'era una velo di preoccupazione.
-Zoe.- mi abbracciò. Mia nonna era una persona strana, complicata ma soprattutto sola.
-Perché qui?- mi chiese mentre trascinava la valigia all'ingresso.
-beh.- feci una piccola pausa -Domani ho la presentazione del libro, ti avevo avvertito.-
Mia nonna sospirò, e guardò fuori alla finestra, i suoi occhi grigi divennero un tutt'uno con il cielo dello stesso colore, anche i suoi capelli erano simili al colore del cielo, le sue rughe segnavano la sua vita, errore dopo errore, gioia dopo gioia.
-Ti aspettavo solo per pranzo.- disse senza distogliere lo sguardo dalla finestra.
-Se è un disturbo posso andare.-
-No- urlò, si girò e sorrise falsamente, ancora.
-Volevo dire, ti voglio qui.- si corresse, erano parole false, ma feci finta di nulla, annuii con il capo e le sorrisi dolcemente.
-Vado a lavarmi le mani.-
Congedai mia nonna in cucina, camminavo lentamente lungo il corridoio, quella casa non era come una volta, era tetra, era la casa degli orrori, c'era qualcosa che non andava, ma lasciai correre, sapevo che mia nonna era stata un tipo ambiguo sempre.
Uscii dal bagno e sentì dei rumori meccanici provenire dalla cantina, per mia sfortuna la porta era chiusa e non potevo sbirciare, forse mia nonna aveva un altro uomo, ma perché nasconderlo in cantina? Potei udire un'imprecazione provenire sempre dallo stesso posto, mi spaventai e scappai in cucina.
-Chi c'è?- chiesi facendola sobbalzare.
Mi guardò dritta negli occhi senza avere una risposta.
-Chi c'è qui?- chiesi senza alzare la voce, per paura che l'uomo in cantina possa sentirmi.
-Zoe.- singhiozzò silenziosamente. - Lui è qui.- rabbrividì a quelle parole.
-Mio padre?-
accennò un consenso con il capo.
-Scappa.- sussurrò mentre si avvicinava a piccoli passi.
-Scappa.- ripeté sussurrando, il suo viso era vicino al mio.
-Scappa.- mi sussurrò sulle labbra mentre il suo viso si contraeva per la disperazione.
Indietreggiai prendendo la mia valigia, guardai un'ultima volta mia nonna e lasciai quella casa.
-Zoe- mi richiamò.
-Prendi le chiavi della mia auto, trovati un albergo.- fece una piccola pausa. -il più lontano da qui.- sussurrò.
Annuii e presi tra le mie mani tremanti il mazzo di chiavi.
Dovevo salvarmi, ma prima, dovevo vedere il volto di mio padre.
Andai nel retro della casa, e mi soffermai a guardare la finestra della cantina, mi accovacciai a terra e vidi un uomo con qualche cicatrice sul viso, i capelli neri come la pece studiare una mappa, ogni tanto batteva pugni sulla scrivania in legno, appoggiai la mano tremante alla finestra prima che potessi scivolare sul fianco, ma fu in quel momento che persi il respiro, che i vent'anni della mia vita furono cancellati da un paio di occhi che si incrociavano con i miei.
Mi alzai di scatto e iniziai a correre in direzione dell'auto, potevo sentire le urla provenire dalla casa di mia nonna, potevo sentire la voce lieve di mia nonna rispondergli che era solo frutto della sua immaginazione, le chiavi mi scivolarono dalle mani mentre cercavo di mettere in moto la macchina, quando riuscì a metterla in moto,feci la peggiore retromarcia mai fatta in vita mia, guardai un'ultima volta casa di mia nonna, vidi un uomo affacciato alla finestra in vetro urlare, sparì da dietro la tenda blu, sentì uno sparo, sobbalzai, sapevo quello che era successo, mia nonna.

-Pongo, ritieniti fortunato che ti ho tolto da quella gabbia prima di entrare in casa.- dissi al mio cane mentre puntavo gli occhi sulla strada, mi bloccai all'improvviso e vidi pongo appoggiare una zampa sull'air bag,il che mi fece divertire, presi il cellulare e chiamai il 911.
-Ho sentito delle urla e uno sparo in Lem St.- dissi con voce rotta non appena mi risposero.
-Va bene, andremo a controllare.- disse la voce roca dell'agente di polizia.
Il mio battito cardiaco tornò regolare perché sapevo che forse c'era una speranza, che la polizia avesse preso quello che doveva essere mio padre, e salvare mia nonna.
Se fossi stat più coraggiosa sarei andata a salvarla, ma non potevo, entrare in quella casa sarebbe stato come suicidarsi.
Abbandonai la macchina in una stradina, in modo tale che nessuno potesse riconoscerla, attraversai la strada con pongo a guinzaglio in una mano e la mia valigia nell'altra, varcando la soglia dell'albergo.
-Come posso aiutarla?- disse una donna nella hall dell'albergo.
-Voglio prenotare una stanza per una notte.- dissi.
- non accettiamo cani.- disse acida.
-Non può fare un'eccezione?- chiesi speranzosa.
-No, mi spiace.- e mi congedò dietro al bancone.

Per un'ora intera trovai alberghi che accettavano cani, ma era impossibile, era tutti lontani dal palazzo dove si doveva svolgere la presentazione.
Così mi decisi a passare la notte fuori, congelandomi
Mi riparai sotto un capannone, mi sfilai il giubbotto e lo misi addosso a me e Pongo, iniziai a piangere, mia nonna, mia mamma, Niall, mio padre che non era mai stato un padre e ora voleva ucciderci;
guardai pongo dormire su di me, sorrisi lievemente.
I cani fanno tanti sacrifici per noi, oggi mi ero sacrificata io per lui.

SPAZIO AUTRICE
eccomi! so che non è il massimo, però haha
Che ne pensate di come si sta svolgendo la storia?
Come va a scuola?
Io non voglio più andarci , sono stanca e fa freddo haha
P.S FORSE stasera pubblico la seconda parte dal punto di vista del nostro biondo.
Ciao darling ⭐️⭐️⭐️

Fire || Niall HoranDove le storie prendono vita. Scoprilo ora