Capitolo cinque.

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Ero sveglia da circa mezz'ora, aggrovigliata nella mia coperta guardando il telegiornale in salotto. Elizabeth era lavoro e non sarebbe tornata prima delle sei del pomeriggio. Il telegiornale finii e io mi ritrovai a fissarmi le mani, giocherellando ogni tanto con le mie stesse dita. Quando arrivarono le dieci decisi di andarmi a preparare per andare a fare la spesa.

Ero nel grande supermercato, avevo indossato degli occhiali da sole grandi e neri, in modo tale che le occhiaie vennero nascoste per bene, per mia sfortuna il correttore non bastava. Girovagavo per i corridoi del supermercato mettendo nel carrello l'essenziale, vidi madri di famiglia, ragazzi, o donne adulte mettere nei loro carrelli montagna di roba, mi sentii inutile ed inferiore, presi un detersivo mettendolo nel carrello e andai verso la cassa. Fortunatamente ne trovai una libera.

''Sono cinquanta dollari'' disse la cassiera con un capellino abbastanza buffo che le copriva i capelli rossi.

Presi una piccola parte del mio ultimo reddito e lo diedi alla cassiera, che mi salutò incitandomi di tornare nel supermercato.

Avevo la busta in mano, mentre uscivo notai un uomo bene vestito che parlava al telefono, aveva un etichetta sulla sua giacca elegante, doveva esser sicuramente il direttore del negozio, mi avvicinai interrompendo la sua chiamata.

''Ciao'' mi sentivo stupida, dopo la parola che uscirono dalla mia bocca.

Il direttore si spostò il telefono dalle orecchie e disse un ''aspetta cinque minuti, resta in linea''

''Ti serve qualcosa dolcezza?''

''No, c'è in teoria si..Mi chiedevo..beh.. Se vi serve del personale.''

Il direttore rise a quelle mie parole.

''Grazie, ma siamo al completo'' furono le ultime parole che pronunciò, prima di allontanarsi e tornare alla telefonata, dove lo sentii addirittura raccontargli quello che era appena accaduto.

Mi stavo assorbendo il calore del riscaldamento della mia mini Cooper, sfogliando il giornale in cerca di lavoro, ma nulla, stavo sbarrando il penultimo annuncio e portai il pennarello rosso alla bocca, mi era rimasto l'ultimo. Lavare i bagni di una discoteca di Manatthan, venti dollari a settimana. Chiamai il locale dove mi dissero che avrei iniziato a lavorare da domani. Feci un profondo sospiro pensando a quali orribili scene avrei dovuto assistere sul posto di lavoro, ma almeno un lavoro ce l'avevo.

Stavo cucinando un hamburger, qualcuno suonò al campanello, aprii la porta e una folta chioma bionda fu la prima cosa che notai, però poi passare al turchese dei suoi occhi, stavo scrutando il biondo nel minimo dettagli, dai piccoli nei sul suo collo, le sue dita corte, il suo modo di vestire, il suo naso delineato. Era unico, era semplicemente Niall Horan.

''Niall?'' Chiesi sorpresa

''Ciao Zoe'' disse facendo un timido sorriso

''Entra'' dissi scostandomi per farlo passare.

Niall si guardò intorno, forse non era abituato a quel genere di case, dato che frequentava gente di altro ceto sociale.

''Mi ricorda la mia casa in Texas, è così accogliente.''

A quelle parole rimasi sorpresa, era così tenero, per quelle poche volte che parlavamo stavo imparando a conoscerlo, e molte volte pensavo che la sua vita non gli piacesse.

''Niall come mai sei qui?'' Dissi sorseggiando un po' d'acqua

''Vedi Zoe, in realtà sono passato alla tua caffetteria''

A quelle parole posai il bicchiere sul bancone e lo guardai incredula

''Mi dispiace tantissimo..comunque avevo l'indirizzo di casa tua salvato nel navigatore e ho pensato di fare un salto qui.'' Continuò.

Fire || Niall HoranDove le storie prendono vita. Scoprilo ora