Capitolo ventidue.

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-Niall (quando la foto del capitolo sarà di Niall o della protagonista significa che è il loro punto di vista.)

Aprì gli occhi lentamente per i rumori che poté udire in cucina, imprecai.

Andai in soggiorno e vi trovai mio padre.

-Papà- squittì andandogli incontro per poterlo abbracciare.

-Figlio mio.- disse premuroso dandomi un pacca sulla spalla.

-Scusa se sono venuto senza preavviso.- continuò.

-Tranquillo, è tutto ok.- sorrisi.

-Sai.- ridacchiò -ero un po' titubante, pensavo di trovare Zoe.-

Il suono di quel nome mi fece pensare tutto ciò che era successo, mi stavo facendo scappare l'unica donna che avrei voluto con me per il resto della mia vita, e non facevo nulla, sapevo che meritava di più, era troppo bella. Abbozzai un sorriso e andai a preparmi.

Ero in tuta, per andare a correre.

-Niall.- mi richiamò mio padre.

-Sicuro che vada tutto bene con lei?-

-Certo papà- mentì -perché?-

-Oh no così, tranquillo Niall.- rispose il grande capo abbozzando un sorriso.

misi le cuffie nelle orecchie e iniziai a correre, lasciavo che la musica potesse esprimersi al posto mio, sfogavo la mia rabbia correndo, quando mi ritrovai davanti al grande albero dove io e Zoe avevamo inciso quelli che dovevano essere i nostri nomi uniti mi bloccai, il mio battito era irregolare, eppure, non riuscivo a distogliere lo sguardo, so che tutto era cominciato per far contenta mia mamma, ma poi abbiamo iniziato a parlare, ho iniziato a conoscerla, ed è diventata un punto di riferimento, infatti, ad un certo punto non ero più io a salvarla dal padre, ma era lei, a salvare me. Mi avvicinai al grande albero, tracciai con le dita l'incisione, non riuscivo a sopportare l'idea che io potessi sentire così tanto la mancanza di qualcuno, la mancanza di un viso puro, di una pelle morbida e lattea, dei capelli color biondo cenere, ero così nervoso che buttai un pugno all'albero che mi procurò lievi ferite alla mano.

Arrivai a casa e scappai praticamente in bagno -come un adolescente- le domande di mio padre sarebbero state noiose.

Gettai la mano sotto l'acqua ghiacciata e misi un prodotto per ferite che mi procurò un lieve dolore, asciugai accuratamente tutte le ferite e le coprì con un garza.

-Niall non hai fame?- chiese mio padre arrivando in bagno.

-Certo che ho fame.-

-Non avevo dubbi, figliolo.-

Raggiunsi la sala da pranzo e potei notare mio padre guardare la mano.

-Cosa hai fatto alla tua mano?- chiese portandosi un boccone alla bocca.

-Sono caduto stamattina.- mentì abbassando lo sguardo soffermando-mi sulla pietanza dinanzi a me.

Mio padre lascio la forchetta sul piatto procurando un lieve rumore

-Niall, dov'è Zoe?- chiese.

-Chicago per una presentazione.- riposo con tranquillità.

-Niall.- mi richiamò.

-Mmmh- mugolai cercando di evitare il suo sguardo.

-Mi sono innamorato di tua madre, ci siamo amati, ma purtroppo ero troppo codardo per riprendermela invece che lasciarla andare via.-

-Cosa vorresti dire?- chiesi.

-Non farti scappare l'unica donna che puoi amare.-

A quelle parole alzai lo sguardo, guardai negli occhi mio padre e so che ci eravamo capiti a vicenda.

La mia porta d'ingesso si aprì velocemente dove ne uscì mia mamma.

-Bobby- disse freddamente

-Maura.- ricambiò imbarazzato.

Ma non fu quello ad attirare la mia attenzione.

SPAZIO AUTRICE :

Un piccolo regalo per affrontare il Lunedì!

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Fire || Niall HoranDove le storie prendono vita. Scoprilo ora