Capitolo venti

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Quella Mattina aprì gli occhi lentamente, sbattei le palpebre più volte, avevo gli occhi gonfi dovuti al pianto isterico che sfogai questa stessa notte, non vi era pongo al mio fianco quindi immagino fosse con Niall in salotto.

Mi alzai di malavoglia dal letto e sbadigliai ripetutamente; quando finalmente decisi di andar in cucina, continuavo a pensare che gli appartamento qui - a Manatthan.- siano decisamente comodi, ho sempre amato le case a due piani, ma nei giorno di relax non fare le scale per arrivare in cucina è comodo.

In quest'ultima trovai un Niall senza maglia con le mani sulla testa, quando oltrepassai la porta decisi di schiarirmi la voce, in modo tale da far capire l'arrivo in quella che, oltretutto era la mia cucina.

-Scusa me ne sto per andare.- disse.

Lo guardai scrutando la situazione e capì che aveva mal di testa.

Risposi semplicemente annuendo.

-Zoe.- mi richiamò. -Mmmh- mugolai.

-Mi dispiace per ciò che è successo ieri, non so cosa ti ho detto, ma sappi che erano tutte cazzate.-

Non potei vedere l'espressione sul suo viso poiché ero girata a trovargli un'aspirina, ciò non toglie il fatto che il mio cuore aveva ricevuto l'ennesima batosta.

Mi girai, buttando l'aspirina sul tavolo.

Sorrisi.

-Lo aveva immaginato.- sibilai.

-Ti auguro il meglio, vado a lavarmi.- continuai per lasciarlo lì.

-Quando- Chiusi la porta alle mie spalle, mi fissai allo specchio, notai la tristezza dipinta nei miei occhi, era come se un pittore con tendenze suicide avesse ritratto i miei occhi azzurri per portargli ad una mostra di artisti depressi. Mi portai le mani sul petto accovacciando-mi a terra, il mio viso fece una smorfia di dolore, e le lacrime uscirono dai miei occhi tristi, sapevo di essere una ragazza fragile, sapevo di non essere l'unica persona triste nel mondo, ma ad alcune persone capitano cose continuamente brutte, che la vogliamo chiamare punizione divina o sfiga, ti accadono. Quel bagno iniziava ad essere -troppo- piccolo per il mio respiro affannato. Credo che fino alla fine morirò di crepacuore, perché a volte una morte spirituale si può tramutare in una morte fisica, tra l'altro molti pensano che sia indolore, ma forse è la morte più tragica con cui un uomo lascia la cattiveria umana chiamata terra.

*

-Com'è andato il weekend?- esordì la voce di Liam mentre appuntava qualche mio impegno al computer.

-Benissimo.- mentii sorridendo.

-Mi dispiace per l'altra sera,Zoe.-

-Siamo umani, non scegliamo noi chi deve piacerci.- risposi tranquilla.

-Lo pensi ancora?-

-Ogni giorno.- risposi sapendo il soggetto in questione del discorso.

Sospirai profondamente quando Liam uscì dal mio ufficio per dirigersi alle macchinette dell'azienda.

Quando entrò -di nuovo- lo vidi preoccupato, aggrottai le sopracciglia e lo spronai a parlare.

-C'è una donna che vuole vederti, qui fuori.- disse in un tono strano.

-Oh- aggrottai ancora le sopracciglia. -Vado a vedere chi è.-

Chiesi a Maura se potevo prendermi un po' di pausa per parlare con questa donna che aveva un velo sui capelli e degli occhiali da sole, la quale con malavoglia mi diede una risposta positiva.

Mi avvicinai alla donna.

-Posso aiutarla?- chiesi con lieve preoccupazione.

Ma non ricevetti risposta, allora la incoraggiai ad uscire dall'edificio, per far prendere una boccata d'aria fresca ad entrambe poiché notai che sia io che lei eravamo agitate, provavo qualcosa al cuore anche solo guardandola, così decisi di ripetere la domanda.

-Posso aiutarla?-

La donna sorrise leggermente, una lacrima spuntò da sotto gli occhiali da sole, i quali tolse subito dopo, io conoscevo quegli occhi, quelle lievi rughe, quel naso,io sapevo chi era quella donna, e mi sentivo pazza a poterla vedere.

Fire || Niall HoranDove le storie prendono vita. Scoprilo ora