Pensieri

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Abu Dhabi, Circuito di Yas Marina

《Fantastica Abu Dhabi, come sempre!》 Esclamo, scendendo dalla mia auto, seguita da mio padre.

Dopo la sua sorpresa, ha deciso di voler concludere almeno una gara, quindi tre giorni nel Paddok, insieme a me... e ai piloti. Come ai vecchi tempi, quando mi portava con lui, quando ero piccola. Mio padre è così, un vecchio paffuto imprevedibile e sempre pieno d'energia. 

《È sempre stato il mio circuito preferito questo. Ed è il primo circuito in cui sono entrato in azione.》 Mi fa l'occhiolino.
《Wow, immagino tu abbia tantissimi ricordi di questo posto.》

Annuisce e mi sorride. Mi prende per mano mentre io, con l'altra, tengo la mia valigia, pronte per essere svuotata su un letto d'albergo. Seb è davanti a noi, che sta parlando con Maurizio e Mattia. Kimi sta al telefono con sua moglie.

《Mattia, quanto è lontano l'albergo?》 Chiedo.
《Albergo?》 Ride.

Lo guardo strano. Sì, albergo. Ho detto male qualche lettera? Scuoto la testa e guardo il paesaggio. Entriamo dentro un piccolo giardino... che si affaccia su una grande casa.

《Ma che...》
《Benvenuti a casa mia!》 Sorride, Mattia. 

Lascio la mano a mio padre e rimango ferma, sull'erba verde, con la valigia in mano, a bocca aperta. È una casa enorme! Molto luminosa, date le innumerevoli finestre. 

《Ehi, allora dovresti vedere quella di Kimi!》 Esclama Sebastian, notando la mia espressione.
《Urla più forte, Sebastian.》 Lo guarda male il finlandese.

Sorrido e avanzo verso la porta d'ingresso. Entro io per prima, dopo Mattia ovviamente, con il permesso del padrone di casa. Mi guardo intorno e noto immediatamente il grande spazio e il salone unito alla cucina. Una scala, che porta sicuramente al secondo piano, dove ci sono le camere per dormire e, minimo, due bagni. Posteggio la mia valigia accanto al divano bianco in velluto e vado da Mattia.

《È di vostro gradimento, mia Signora?》 Mi chiede, facendo un finto inchino, come se fosse una sottospecie di maggiordomo.
《Diavolo, è davvero fantastica!》 Esclamo, allargando le braccia.
《Ne sono onorato.》
《Oh, ma finiscila.》 Rido e lo spingo piano.

Noto Seb gesticolare in giardino, parlando al telefono. Mi guardo un minuto intorno per poi uscire. Gli metto una mano sulla spalla e lui sobbalza e si gira di scatto. Mi caccia con un gesto ma io, testarda come sono, rimango e gli prendo il telefono e chiudo la chiamata.

《Ma sei pazza?》 Sbotta.
《Sei troppo alterato. Un pilota non dovrebbe essere stressato da qualcosa che sia al di fuori della gara.》
《Quale legge lo dice?》
《La mia.》 Lo guardo male.

Alza gli occhi al cielo e mi guarda. Alto per com'è, devo mettermi in punta di piedi per arrivargli quasi al naso. Prova a prendere il suo iPhone, invano. I miei riflessi sono troppo veloci per uno che di veloce ha solo la macchina. Ghigno e lo sfido a riprovarci.
Dopo una decina di tentativi inizia a perdere la calma.

《Dammi quel dannato telefono!》 Quasi urla.
《Dimmi con chi stavi parlando.》 Rispondo calma.
《Nessuno!》
《Stavi sbraitando, in tedesco, contro nessuno?》 Alzo un sopracciglio.

Stringe i pugni per poi serrare la mascella. Tra poco mi picchia a sangue freddo. Gli porgo il telefono, aspettando che lo prenda. È inutile fare così, se non vuole dirmelo... non posso insistere, e poi chi sono io per volerlo sapere? Mi guarda.

《Prendilo.》 Lo guardo.
Non risponde.
《Non ti fidi?》
Continua a guardarmi.
Sospiro. 《Sto per farlo cadere.》

A quella frase lo afferra subito, ma non smette di guardarmi. Lo guardo male per un istante per poi ritornare sui passi verso la porta d'ingresso. Noto Kimi alla finestra. Ci ha visti? 
Il mio cuore smette di battere per un momento, una fitta allo stomaco si manifesta dal nulla e credo di essere diventata bianca cadaverica.

《Kimi?》 Ne esce un sussurro.
《Tutto bene?》 Domanda a sua volta.
《Io? Sì, alla grande, perché?》 Rispondo velocemente.
《Sai quanti strani pensieri si fanno le persone su di te e i piloti, specialmente Sebastian. Beh, sei l'unica donna famosa che lavora in mezzo a uomini. Ma-》
《Sai perché ho scelto questo lavoro Kimi? Per sfondare quel muro di discriminazione che c'è tra la donna e alcuni sport. Chi l'ha detto che la Formula Uno è solo per gli uomini? Perché guidi una macchina ad alta velocità? Oppure perché non sei abbastanza forte per portare una gomma o non abbastanza veloce per fare un pit-stop? No. Io me lo sono fatto così il culo per essere qui. E non saranno quattro voci infondate su notizie false a farmi mollare, chiaro?》

Rimane senza parole. Porto i capelli indietro, con la mano, e raggiungo mio padre, Maurizio e Mattia, al piano di sopra. Noto mio padre cercare di aprire la mia valigia, imprecando contro essa. Ridacchio e vado in suo soccorso.

《Hai qualcosa da nascondere? Perché usare valige così super protette per metterci dentro quattro vestiti?》 Chiede confuso.
《Beh, papà, oggi come oggi è meglio così.》 Sorrido.

Apro la valigia e la svuoto, mettendo le cose nei cassetti che mi ha dato a disposizione Mattia. Ritorno al piano di sotto e noto tutti gli uomini stare seduti al tavolo. Mi avvicino e ascolto un attimo... finché la mia attenzione non viene catturata dal tedesco dagli occhi azzurri, sul portico che guarda qualcosa in basso. Probabilmente il suo telefono. Poco dopo il mio telefono vibra. Lo prendo quasi immediatamente e osservo l'anteprima di un messaggio... mandato da Sebastian.

#5: Ti va di uscire stasera? Ti porto a giocare.

Non credo sia la migliore delle idee rispondergli sul telefono se l'ho proprio davanti a me. Esco sul portico e lui si gira verso di me.

《Che intendi per "giocare"?》 Alzo un sopracciglio sorridendo.
《Conosco una fantastica pista per go kart qui in giro, pensavo ti andasse di provare.》
《Oh ma guarda, un tedesco bipolare. Se-》
《Non ho intenzione di ascoltare una ramanzina. Vuoi oppure no?》 Mi guarda.
《Ok, va bene.》

Sbuffa una risata e distoglie lo sguardo. Mi appoggio alla staccionata in legno e guardo il piccolo giardino. Mi piacerebbe avere una casa come questa, tutta mia.

《Hai finito di guardarmi il culo?》 Domando con noncuranza.
《Non lo farei mai.》 Ghigna.
《... Seb.》
《Va bene, la smetto.》
《Non è questo. Kimi ha iniziato a fare qualche domanda su di noi.》
《In che senso?》
《Cosa sta succedendo? Tra di noi, dico.》

Non risponde. Sospira e scuote la testa.

《Niente.》
《C'mon Seb, non dire stronzate. Non a me!》
《Beh, allora dimmelo tu cosa sta succedendo.》
《...》
《C'mon Alex, dimmelo.》

Non rispondo. Non ha tutti i torti. Devo smetterla di illudermi di essere qualcuno per lui.

Quel Tedesco Bastardo 《VETTEL》Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora