《Mi sei mancata oggi, bambolina. Non sai quanto sia fastidioso e insopportabile non darti filo mentre siamo nel Paddok.》 Sento il suo fiato sulle mie labbra.
《Sai il motivo. Non c'è più Maurizio a proteggerci adesso.》 Lo guardo.
《Lo so fin troppo bene.》 Sospira.
《Dovresti sistemare la barba.》 Sfioro con la punta delle dita quest'ultima.
《So anche questo.》 Abbozza un sorriso e si siede nel letto, trascinando anche me.Non mi sembra il solito Sebastian rozzo che vuole scopare e basta. Sembra più tranquillo. O forse sarà solo una mia impressione. Mi fa sedere sulle sue gambe, a cavalcioni, costringendomi a guardarlo negli occhi. Gli metto le mani sul collo e lui sembra rabbrividire. Forse ho le mani fredde. Mi stringe la vita avvicinandomi a lui.
《Conosco così poco di te. Perché non parliamo mai?》 Chiede.
《Non lo so Seb... certo, in quattro anni si potrebbe fare tutto.》 Evito il suo sguardo.
《Bene. Allora ricominciamo.》 Sorride.Non ho intenzione di raccontare niente a lui. Non perché non mi fidi, ma perché non sono ancora pronta ad esporre la mia storia. Le mie esperienze e tutto. Ma allo stesso tempo... voglio che lui sappia. Sì, sono ipocrita e incoerente ma voglio che lui sappia.
《Ok. Cosa vuoi sapere?》 Mi siedo comoda su di lui.
《Tutto.》 Sorride.
《Beh, devo iniziare dal principio?》
《Esattamente.》 Mi prende le mani.
《Ok. Allora...》 prendo un bel respiro. 《Da piccolina sono sempre stata condizionata dai gusti di mio padre. Tra questi c'era l'ossessione per la moto GP e per la F1. Le moto non mi sono mai piaciute, piacevano di più ai miei due fratelli. Crescendo ho... "trovato" l'amore per le macchine. Grandi, piccole, alte, basse, sportive o eleganti, non importava. Così cresce la mia passione per la F1. Cresciuta guardando Michael Schumacher sfrecciare con quella Ferrari sull'asfalto, all'età di quattordici anni decisi già di voler diventare un membro della scuderia Ferrari. Ma io non dovevo essere qui, doveva esserci mio fratello. Ma dato che lui ha deciso di darsi alla pasticceria... tadà! Eccomi qui.》 Sorrido. 《Adesso sai tutto.》
《Tutto tutto?》
《Tutto tutto.》 Avvolgo le braccia attorno il suo collo. 《Tocca a te.》
《Ma già la mia storia la sai...》 alza gli occhi al cielo.
《Voglio sentirla di nuovo.》
《Dillo che è solo una scusa per sentirmi parlare.》 Ghigna.
《Dannazione, come hai fatto a capire le mie intenzioni?》 Dico con ironia.
《Ti ho letta nel pensiero.》
《E a cosa sto pensando adesso?》Lo vedo ghignare e le sue labbra sfiorano le mie. Fa scivolare le mani sul mio culo, stringendo la presa. Le mie dita tra i suoi capelli e le sue labbra che tentano di toccare le mie.
Per la prima volta in assoluto non voglio che si fermi. Qui non può entrare nessuno.
Scuoto la testa e lo guardo fisso negli occhi. Accarezzo il leggero strato di barba che ha sul viso mentre lui mette le mani sui miei fianchi.
So cosa sta per accadere, non sono una verginella pura come i bambini. Non importa molto se sarà la cosa giusta da fare, non importa se poi lui se ne andrà.《Ti voglio.》 Mi sussurra all'orecchio.
Una serie di brividi percorre la mia schiena. Il mio corpo inizia a muoversi contro, o forse no, la mia volontà. Non controllo più nulla.
Le sue labbra sulle mie, le mani sui nostri corpi. Sembra quasi anomalo il fatto che lui ci stia andando così piano. Non che mi dispiaccia, ma non sembra davvero lui.
Inizio a sentire una leggera pressione sul basso ventre, che si fa sempre più forte man mano la mia intimità continua a stare in contatto con lui. Un ghigno spontaneo si stampa sul mio viso.
In poco tempo i nostri corpi si scontrano. Il mio seno contro il suo petto fa sì che la scollatura del mio reggiseno diventi più profonda, il che lo eccita ancora di più.
Il pensiero che a lui non piaccia il mio corpo va nel dimenticatoio, nella parte più profonda e oscura della mia mente. Ho imparato ad accettare il mio corpo.
Facendo un po' più di forza lo faccio sdraiare sul letto, rimanendo su di lui. Squadro un attimo il suo corpo per poi fermarmi, per l'ennesima volta, sui suoi occhi. Forse non sono innamorata di lui, ma della profondità e unicità dei suoi occhi.《Per quanto ancora dovrò aspettare?》 Ghigna.
《Il tempo che serve.》Mi prende i polsi facendomi stendere su di lui. Il nostro bacio, interrotto pochi minuti fa, riprende con più foga di prima. Sento le sue mani scivolare per tutta la mia schiena, sfilando il reggiseno, fermandosi poco prima delle mie mutandine. Lo sento ghignare e, in un battito di ciglia, mi ritrovo sotto il suo corpo. I muscoli delle braccia, ai lati del mio viso, contratti e tesi e il suo sguardo che si alterna tra le mie labbra e i miei occhi.
《Sicura di-》
《Buon Dio. Sei tanto stupido da non averlo ancora capito? Se non ti fermo ci sarà un motivo.》 Alzo un sopracciglio.
《Da quanto tempo non fai sesso, bambolina?》
《Da troppo tempo.》 Sbuffo.Ride per pochi secondi e subito dopo si ostina a far sentire quanto il suo organo di riproduzione maschile sia duro. Le mie mani finiscono tra i suoi capelli corti e biondi. Torna a stendersi su di me, per poco tempo dato che sento il mio ultimo capo intimo che indosso staccarsi dal mio corpo. Faccio la stessa identica cosa e, finalmente, nulla ci separa più. Forse avrei potuto radermi meglio lì vicino... spero che non ci faccia caso. La punta del suo membro contro la mia fessura, anche se mi trasmette un po' di ansia tutto ciò, sta ad indicare che sta per entrare dentro di me.
《Non stai dimenticando qualcosa?》
《Mh?》Inizialmente non capisce. Poi si stacca e si maledice in tedesco.
《L'ho dimenticato.》
《Non farmi bestemmiare, Seb.》 Mi passo le mani tra i capelli.
《Ne ho uno dentro il mio portafogli... ma l'ho in camera mia!》
《Cazzo.》 Mi copro il viso.Evito di far uscire fuori le mie bestemmie per poi guardarlo.
《Sai trattenerti?》
《Cosa? Certo!》 Rotea gli occhi al cielo.
《Allora... fai quello che devi fare.》
《Davvero?》
《Hai l'AIDS?》 Alzo un sopracciglio.
《No!》
《Allora ok.》Soffoco le mie risate interiori e fisso il tetto. Gli sto dando tanta... tanta fiducia. Spero per lui che non sbagli.
STAI LEGGENDO
Quel Tedesco Bastardo 《VETTEL》
Fanfiction/ ! \ C O M P L E T A / ! \ 《La parte divertente nel lavorare con dei piloti? Nessuno. Tutti arroganti ed egoisti. Pensano solo al successo. Dagli una macchina, saranno felici a vita.》 Sono Alexandra Kilton e questa è la storia di come mi sono inn...