《Mi dici che ti è preso?》 Continua a domandare.
《Niente!》
《Allora perché tremi se fa un caldo bestiale?》Stringo i pugni e abbasso lo sguardo, fissando il terreno. Non posso mica dirgli che ho pensato al suo incidente. Mi odierei a morte.
《Stavi andando bene.》
《Non c'entra la corsa.》 Almeno non questa.
《Come vuoi.》Si allontana da me. Mi siedo un attimo per terra stringendo le ginocchia la petto, guardando il biondo recuperare il casco che avevo buttato per terra poco prima. Poggio la fronte sulle braccia e chiudo gli occhi. Mi sono preoccupata davvero così tanto per lui? Eppure quell'incidente è stato il giorno dopo... la sua scenata in camera mia.
Sento una piccola vibrazione del terreno, si è appena seduto accanto a me.《Tu mi preoccupi.》
《Certo, come no.》
《Dico sul serio. Sei strana.》
《E che ti importa?》 Alzo la testa e lo guardo.
《Beh, mi importa e basta. Quando vuoi bene ad una persona non ti preoccupi per lei?》
《Ma non mi sembra il tuo caso.》 Inarco un sopracciglio.
《Davvero?》 Mi guarda.
《Vuoi darmi torto?》
《Beh, sì.》Sto per mandarlo a quel paese quando mi prende il viso e unisce le sue labbra alle mie. Il ricordo del flashback è come sparito, adesso c'è solo lui.
[...]
Passano velocemente quei due o tre giorni di riposo che abbiamo, prima delle gare libere, le qualifiche e la gara. I piloti sono già tutti dentro le proprie auto, aspettando di entrare in pista. Sto parlando con Mattia di alcune cose che riguardano la macchina. Maurizio e con i ragazzi a... fare non so cosa. Pochi istanti dopo aver alzato lo sguardo vedo Hamilton passare davanti ai nostri box con... un monopattino. Sento mio padre ridere vedendo la mia espressione.
《Quel tipo è davvero forte.》 Afferma papà.
《Già... davvero forte.》
《Perché quella smorfia?》
《Quale smorfia?》 Lo guardo.
《Quella che hai sul viso.》 Indica il mio viso.
《Non ho nessuna smorfia.》 Incrocio le braccia e vado da Maurizio.Vedo Seb dentro la Ferrari. Sorrido, senza mostrare, e lui sembra notarlo. Abbasso lo sguardo, continuando a sorridere.
Sono una pazza. Rischio il mio lavoro, ho mio padre accanto, una carriera da portare avanti... e sono innamorata di Sebastian Vettel. Ma non posso e non devo cedere.《Ehi. Tutto bene?》
Alzo immediatamente la testa e guardo chi è davanti a me.
《Ma-Maurizio. Mi hai spaventata.》
《Sei pensierosa.》
《Davvero...?》 Esito.
《Hai fatto qualcosa che devo sapere?》
《No. Assolutamente.》 Mi appoggio al pilastro dietro di me.
《Ne sei sicura?》 Alza un sopracciglio.
《Certo.》 Faccio spallucce.
《Alex, lavori con me da tre anni. Quando fai spallucce stai mentendo.》
《Ma non è vero!》 Alzo la voce.Cala il silenzio. Penso di aver cambiato colore in viso. Mio padre mi guarda. Tutti i meccanici mi guardano. Anche Seb e Kimi. Esco dal Paddok e una folla di giornalisti mi assale. Dannazione, perché?
《Signorina Kilton, una domanda!》
《Alexandra! Qui.》
《Una domanda!》Li scanso tutti e vado via. Una volta lontana dalla pista e dal mondo della F1, metto una mano sul mio petto. Il cuore mi batte alla velocità della luce. Ho il fiatone, ma non riesco a capire perché. Maurizio mi ha solo fatto una domanda. Devo calmarmi.
Faccio una serie di respiri profondi e, finalmente, mi calmo.《Alexandra!》 Mi giro. 《Ma che cazzo ci fai qua?!》 Continua.
《Vattene via.》
《Io non me ne vado finché non mi dici che ti prende!》
《Sebastian, vattene!》Urlo talmente forte che la mia voce fa eco. Lui indietreggia di qualche passo ed io lo guardo.
《Giuro... giuro su mio padre che mi metto ad urlare se non te ne vai.》 Gli punto il dito contro.
《Non lo farai.》 Prova ad avvicinarsi di nuovo.
《Seb-》Mi mette una mano sulla bocca per non farmi parlare e mi guarda. Io continuo a dimenarmi, cercando di liberarmi dalla sua presa. Dio, lo ammazzo! Lo spingo, tiro pugni e calci al vuoto, ma niente. Poi... illuminazione.
Faccio una leggera pressione con il ginocchio sul suo unico, e prezioso, punto debole.《Uohuohuoh! Calmati.》
Alzo un sopracciglio.
《Ok, va bene. Hai vinto.》 Mi lascia.Allontano il ginocchio da lì e mi allontano da lui.
《Tu. Devi andartene. Hai una gara da fare.》
《Io, di qua, non mi muovo. Non senza la mia meccanica.》
《Ne hai a migliaia di meccanici ai box.》
《Loro non sono te.》
《Cosa ho io in più?!》 Lo guardo, dritto negli occhi.
《Non sono testardi. Non sanno tenere testa a nessuno. Non danno confidenza a nessuno. Non cercano di farti sbandare con un fottuto sguardo. E, soprattutto, non ti fanno impazzire.》Si è avvicinato di nuovo. Io sono rimasta ferma a guardarlo negli occhi. Quei dannati occhi azzurri che ha. Mi ha detto in faccia che lo faccio... impazzire.
《Ti ho già detto molte cose. Ma tu non hai ascoltato mai nulla di tutto ciò. Quindi te lo dirò al contrario.》 Assume un'espressione dura. 《Ti odio. Con tutto me stesso. Ti odio fino al midollo. Perché mai hai deciso di venire qui? Potevi stare tranquillamente a casa tua. Da quando sei qui, dal primo momento, mi sei stata sui coglioni!》
Scuoto la testa e sbatto continuamente le palpebre. Non capisco. Davvero, non lo capisco.
《E adesso, se te ne vai, potrei tornare a sorridere.》 Mi guarda male.
《Io non...》
《Sei stupida.》Alza gli occhi al cielo e si avvicina. Poggia una mano sulla mia guancia e azzera le distanze tra le mie e le sue labbra. Io, col fiato mozzato, lo guardo. Sono immobile. Una statua.
Mi stringe a sé.
Mille pensieri in testa.
"A chi importa, in questo momento? A nessuno."
Gli metto entrambe le mani attorno al collo ricambiando il bacio.Poco dopo, un flash.
STAI LEGGENDO
Quel Tedesco Bastardo 《VETTEL》
Fanfiction/ ! \ C O M P L E T A / ! \ 《La parte divertente nel lavorare con dei piloti? Nessuno. Tutti arroganti ed egoisti. Pensano solo al successo. Dagli una macchina, saranno felici a vita.》 Sono Alexandra Kilton e questa è la storia di come mi sono inn...