Guai

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Il giorno dopo, sembra tutto tranquillo. La sveglia suona al solito orario, io mi sveglio e mi alzo ma... ho come uno strano presentimento. Come se avessi dimenticato qualcosa che dovevo ricordare. Una specie di allarme, di vuoto. Qualcosa di fastidioso che continua a girarti in testa. Cerco di metterlo da parte ma continua ad essere il mio pensiero fisso, fin quando non entro al Paddok e vedo Mattia. In quel preciso istante questa sensazione svanisce. Fingo di non dare peso a questa cosa e faccio il mio lavoro. Non è particolarmente soleggiato, oggi, a Monza. Anzi, sembra stia per piovere. Controllo i monitor, che sono collegati ai satelliti, non notando nulla se non alcune nuvole fastidiose. Scuoto la testa e guardo le auto. Nessuno dei due piloti è ancora arrivato, il che è strano. La gara inizia il pomeriggio ma non possono prendersi tutta la mattinata. Sbuffo e continuo a guardare l'orologio che porto al polso.

《Alex, che hai? Ti vedo tesa.》
《Sto bene. Sono solo... nervosa per la gara.》 Non guardo Mattia.
《Manca anche a me, sai?》
Lo guardo strana, non capendo a chi si riferisse.
《Maurizio. Manca anche a me.》 Mi mette una mano sulla spalla.
《Oh... Mauro.》

Guardo l'asfalto davanti a me, pensando che se ci fosse stato lui... non sarei così tesa... anche a me manca moltissimo. Rilasso per un attimo i muscoli e annuisco.

《So fin troppo bene che non potrò mai sostituire la sua figura... ma ci proverò.》
《Mattia, a volte sembri una donnetta. Ognuno, a questo mondo, è diverso dall'altro. Non devi sostituire la sua figura, devi migliorarla. Non devi essere Maurizio. Devi... devi essere tu. Mattia.》 Gli sorrido.

Sembra sollevato dalle mie parole. In quel momento arrica Charles insieme a Sebastian. Incrocio le braccia al petto, incarcando un sopracciglio. Seb mi guarda strano, come se non sapesse che cosa ha fatto. Alzo gli occhi al cielo e mi passo una mano tra i capelli.

《Siete in ritardo. Dobbiamo fare le prove, al simulatore, veloci!》 Li rimprovera Mattia, indicando un punto poco preciso del Paddok.

Annuiscono, Sebastian non mi guarda nemmeno. Non mi ha più rivolto la parola dopo la telefonata di ieri, il che è abbastanza strano. Scuoto la testa, mentre quella fastidiosa sensazione di prima torna a farsi sentire. Stringo i pugni, evitando di scoppiare in una crisi di nervi.

[...]

Inizia la gara. Quasi quasi mi annoia stare qui, ma devo. Mentre Mattia cerca disperatamente aiuto da parte mia, io guardo gli spalti, dove una massa di persone tifano l'auto che preferiscono. Mi giro verso Mattia, che parla con... Charles, se non sbaglio. Sospiro e metto una mano sulla spalla di Mattia.

《Fai parlare me.》
Annuisce e mi fa spazio.
《Allora signori! Capisco bene che sembra una gran bella giornata di merda, ma dobbiamo mettercela tutta. Forza ragazzi! Ci sono persone che hanno pagato bei soldini per vedervi vincere. Io penso che fare schifo non è la migliore delle idee.》

Sento Charles ridere e questo mi basta per capire che sono stata abbastanza persuasiva. Sorrido a Mattia e mi vedo spuntare una bionda nel Paddok, mai vista prima d'ora. La squadro e lei sembra avermi vista. Mi avvicino, pronta per farle una ramanzina, ma... è come se sapesse già cosa stessi per fare.

《Scusami, hai un permesso per stare qui?》 Le domando, cercando di essere gentile.
《Certo.》 Mi mostra la piccola carta che ha al collo.
《Hanna Prater?》 Ho già sentito questo nome.
《Proprio io. Tu invece sei?》
《Alexandra Kilton.》 Alzo un sopracciglio, sorpresa dal fatto che non mi conosca.
《Capisco... ho sentito parlare di te.》 Cambia espressione.

La sensazione di prima inizia a farsi più forte non appena la gara finisce. Sebastian è arrivato, sorprendentemente, primo. Mi sta bene, anzi ne sono sorpresa. Non appena scende dalla sua vettura per esultare e abbracciare gli altri dello staff la stessa bionda di prima riesce a farsi strada per abbracciarlo. Ma chi cazzo è?! Osservo ogni suo singolo movimento verso il tedesco iniziando a chiedermi perché questa gelosia. Quando il biondo si toglie il casco, tenendolo in mano, con il braccio libero stringe Hanna e la bacia con intensità. Ed è proprio lì che il mio cuore smise di battere. Tutti i media sono in prima fila per fare foto mentre io mi ritrovo isolata e... lontana da lui. D'improvviso è come se mi stessi allontanando da lui, o viceversa. Le voci iniziano ad abbassarsi fino a rimanere in silenzio. Chi è quella lì e perché... perché è qui? Perché ha baciato Seb e lui non l'ha respinta? Mentre la mia mente si riempie di domande la voce dei giornalisti mi riporta alla realtà. Mi guardo velocemente intorno per poi andare via.

È arrivata la sera. Da quando ho visto quella scena, che non riesco più a togliermi dalla mente, non sono uscita dalla mia stanza d'albergo. Continuo a piangere, come una bambina, senza un motivo preciso. Forse perché mi sono sentita usata nonostante lo sapessi... o forse perché mi aspettavo sarebbe cambiato. Invece no, e questo mi fa sentire così stupida. Così stupida ad averci creduto almeno per un secondo. Così stupida ad avergli dato tanta fiducia. Così stupida... stupida. Fisso il soffitto con un braccio sulla fronte. Mi fa male la testa, gli occhi mi bruciano e le labbra sembrano due gommoni. Probabilmente sembro un mostro. Non ho nemmeno la forza di alzarmi per guardare il mio riflesso allo specchio. Come ho fatto a non... a non capirlo?! Che poi questa arriva da un giorno all'altro e si piomba sul mio Sebasti-... no. Non il mio Sebastian. Non me ne aveva mai parlato. Nessuno sapeva niente. Perché tenere all'oscuro di tutto una relazione? Perché tenerlo nascosto a me? Io che... nonostante i suoi continui alti e bassi gli ho raccontato quasi tutto della mia vita. Vorrei solo sapere perché?
Perché l'ha fatto?
Perché non me l'ha mai detto?
Perché mi ha mentito?
Perché?

Quel Tedesco Bastardo 《VETTEL》Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora