Capitolo Trenta.

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È inutile negare l'amore che provo nei confronti di quel ragazzo, anche se dopo ciò che ha fatto penso di non voler più stare con lui o cercare di perdonarlo. L'unica cosa che farò è ignorarlo e dimenticare ciò che c'è stato - forse - tra noi. Vorrei tanto non aver conosciuto quella ragazza, che al primo impatto mi è anche sembrata fin troppo brava e simpatica ma successivamente ho capito che è solo una poco di buono, per non dire altro. In questi ultimi anni non sono riuscita ad avere un attimo di felicità nella mia vita, o per lo più ho avuto piccolissimi frangenti di gioia ma che poco dopo si sono trasformati in tristezza e/o delusione. Anni fa ho avuto problemi con i miei genitori, infatti siamo stati mesi senza parlarci e proprio per questo io sono andata a studiare a Roma. L'unica persona che c'è sempre stata per me è Natasha, infatti a lei devo tutto. Non si è mai assentata ad un nostro "appuntamento", mi ha sempre sopportata e supportata, ha sempre voluto il mio bene ed io non saprei come ripagarla per tutto ciò che ha fatto. Per quanto riguardo la mia situazione attuale con Federico, penso di essermi illusa troppo come alla prima volta. Gli ho dato una seconda possibilità e l'ha sfruttata male, perciò mi ha persa.
Per me, non esiste la terza volta!

"A cosa pensi, Emma?" mi chiede.
"Oh, a nulla." rispondo, continuando ad essere la persona spensierata di prima.
"Ehmm, non mi dire che st-" dice, ma la interrompo perché non voglio sentire il suo nome, almeno per ora.
"No! Non voglio sentirne più parlare. Ora andiamo a dormire dai, ho sonno!" affermo, per poi sbuffare.

23 luglio, ore 12:43.
Sento qualcuno che salta sul letto e urla, come se non ci fosse un domani, il mio nome così da avermi fatta svegliare. Oddio, ma che ore sono? Sono ancora molto stanca per poter iniziare una nuova giornata.
Apro gli occhi e, intontita, mi siedo sul letto chiedendo spiegazioni alla mia amica.
"Mi spieghi cosa vuoi?" urlo, con gli occhi ancora impastati dal sonno per poi farla smettere.
"Ho chiamato dei miei amici che si sono trasferiti qui e dopo andiamo da loro. Non li vedo da un sacco e voglio farteli conoscere!" urla felice.
Mi do uno schiaffo sulla testa, per poi dirle che non c'era bisogno di farmi svegliare in questo modo così turbolento.

Scendiamo nella sala dell'hotel per fare colazione, così poi usciremo nel centro di New York per conoscere questi due ragazzi.
Sinceramente non mi fa né caldo né freddo, anzi non ho intenzione di dare loro confidenza.

Dopo aver mangiato il cornetto e aver bevuto il caffè, siamo salite in camera per prepararci.
Ho intenzione di mettere un paio di pantaloni neri, strappati alle ginocchia, e una felpa corta. Non mi truccheró in modo eccessivo, anzi metterò solo un po' di mascara e tinta labbra.

Okay, stiamo raggiungendo i ragazzi che sono già nel posto dell'incontro ed io sto camminando con gli auricolari nelle orecchie, mentre Natasha continua a parlare e gesticolare.
In lontananza vediamo due tipi mori che parlano tra loro, così la mia amica inizia a muovere la mano per farsi notare mentre io tolgo gli auricolari.

"Ehi Frederick! Ciao Giovanni!" urla.
Si abbracciano e poi, i due, si presentano.
Giovanni Ghinelli, mi sembra si chiami, è il più carino e ha due occhi troppo belli. Okay, Emma ricomponiti!
"Andiamo al Luna Park?" chiede il tipo bello.
Approvato! Ci indirizziamo lì e nel tragitto Giovanni cerca di iniziare un rapporto con me, ma non voglio.
"Bambolina, ma quanti anni hai?" chiede.
"19, tu?" rispondo fredda.
"22." continua, guardandomi.
"Non guardarmi, mi da fastidio." dico.
"Sicura, piccola?"
"Si." affermo, aumentando il passo.
Sento la sua risata, che mi da anche fastidio. Ma chi è questo? Un sosia di quel coglione di Federico? Mi sta già antipatico, guarda.

Arrivati al Luna Park, facciamo i biglietti per la prima giostra ma in una cabina possono entrarci solo due persone e quella stupida di Natasha ha preferito Frederick a me, quindi mi tocca stare con Giulio, Giuseppe o come si chiama quel tipo.
Entriamo nella cabina e lui si avvicina al mio orecchio. Ma che vuole?
"Hai un bel sedere comunque." afferma ridendo.
"Coglione!" sussurro acida.
Il giro è iniziato e io, sin da piccola, ho  paura dell'altezza e quindi la montagna russa non è d'aiuto. Non volevo andarci, ma mi hanno praticamente obbligata quindi ora mi ritrovo qui con questo. Siamo già molto in alto e sinceramente avrei bisogno di essere abbracciata da qualcuno, ho davvero tanta paura ma non lo voglio far capire al mio compagno.
Inizio a guardare giù e mi sento girar la testa.
"Stai bene piccola?" chiede guardandomi.
"Certo." rispondo, tenendomi alla sbarra che c'è davanti a noi.
Sto davvero male, aiuto!
"Non mi sembra." dice, per poi afferrarmi per i fianchi, abbracciandomi.

spazio autrice:
grazie mille per le 1k visualizzazioni. sono davvero un grandissimo risultato per me, vi voglio bene!

Un'estate di Noi | Federico RossiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora