Kelly si toccò la tempia per alcuni secondi: era completamente sconvolta, ogni muscolo del corpo aveva perso la rigidità; nel sentire il rumore della porta del bagno che si apriva, ebbe un pugno allo stomaco ed immediatamente spense la televisione, gettando via a caso il telecomando e balzando in piedi.
Clyde sbucò oltre l'uscio, esibendo uno sorriso che venne nervosamente ricambiato.
"Ah, ne avevo proprio bisogno" commentò, muovendo il collo, tastandosi il palmo della mano sinistra fasciata; fissò la ragazza con la coda dell'occhio con uno strano modo di fare, prima di girarsi di spalle e iniziare a camminare per la stanza, lasciando cadere la mano destra lungo il fianco, sfiorando la tasca; alzò appena lo sguardo sul muro davanti a sé, socchiudendo la bocca: i suoi occhi riflettevano una luce diversa, simile a due spilli affilati.
Ingoiò, sollevando del tutto la testa.
"Come... si chiama la canzone che hai ascoltato in macchina?" l'ultima parte della frase fu accompagnata da un lungo sospiro apparentemente immerso nei pensieri.
"'Criminal'... perché?" rispose subito lei, quasi parlando a monosillabi: era percepibile uno atmosfera differente, come se volesse misurare le parole prima di pronunciarle; oltretutto, il suo tono metteva ben in chiaro che c'era qualcosa che non andava.
"Una mia curiosità, non preoccuparti. Prima avevo dimenticato di chiedertelo: vorrei andare a fare due passi... non ti dispiacerà restare da sola, vero?"
"Va pure. Io intanto chiamo per vedere di ordinare qualcosa da mangiare" scosse la testa, Kelly, cercò di mostrarsi il più tranquilla possibile per non destare sospetti, anche se era difficile di fronte ad una scoperta del genere; lui sorrise con tutta tranquillità mentre si incamminava verso l'uscita.
"Ma certo"
Non appena scomparve dalla vista, la giovane si affrettò a frugare nella borsa in cerca del cellulare; quando finalmente lo trovò, digitò il numero della polizia, pregando che qualcuno rispondesse al più presto, perché il respiro affannoso a causa dell'agitazione diventava ogni secondo più difficile da controllare, rischiando di farla crollare da un momento all'altro.
Fu proprio quando si sentì una voce dalla cornetta che la ragazza si paralizzò all'istante, prendendo conoscenza di aver commesso il suo peggior errore: le ritornò in mente un particolare importante, ovvero quando Clyde era uscito non aveva sentito la porta chiudersi.
Nessuno scatto.
Niente.
Solo un silenzio inquietante.
Ciò poteva significare solo una cosa che Kelly si rifiutava di credere.
Ebbe una terrificante sensazione, come se non fosse sola ed il terrore si impadronì visibilmente del suo corpo, simile ad una catena che la imprigionava; lentamente si voltò e quel che vide le fece gelare il sangue nelle vene: due occhi scuri e profondi come buchi neri la fissavano con una tale intensità da mettere i brividi.
Il silenzio tagliente fu spezzato da una voce roca, simile ad una pietra sfregata sull'asfalto.
"Ottima soluzione quella di avvertire la polizia, ma io ne ho una migliore in questi casi" mormorò sarcastico, Clyde, avanzando a passi corti e lenti, con un'espressione tutt'altro che rassicurante.
Indietreggiando, la ragazza tentò prontamente di colpirlo con la prima cosa che le capitò sottomano e che era riuscita a prendere da dietro la schiena; tuttavia, l'uomo fu più veloce e le bloccò il braccio a mezz'aria, a sua volta specchiandosi negli occhi spalancati di lei.
In mezzo secondo, però, avvertì un dolore acuto sul volto a causa di una testata sul mento, che lo costrinse a mollare la presa; Clyde ignorò il rivolo di sangue che aveva cominciato a colare dal labbro inferiore ed afferrò la giovane dallo stomaco, prima che fuggisse.
"Come osi toccarmi! Lasciami subito!" Kelly tentò di divincolarsi con calci e pugni che, però, non lo smossero neppure di un centimetro.
"Oh, non prima di aver terminato il lavoretto!" l'evaso la prese e la immobilizzò sul pavimento, mettendosi a cavalcioni sul suo corpo esile: con il braccio sinistro le bloccava il collo e nella mano destra manteneva l'orologio di legno con cui era stato quasi colpito, pronto ad essere usato.
La malcapitata non riusciva quasi più a respirare e pensò che la sua vita fosse giunta al capolinea.
"Devo ammettere che quando ti ci metti picchi davvero forte, pupa"
Poche volte gli era capitato di incontrare donne con quell'indole ribelle e quel particolare intrigava ancora di più il suo aguzzino: non era tipo abituato alla monotonia.
"La-sciami andare..." biascicò lei, con un filo di voce, provando in tutti i modi a tenere gli occhi aperti.
Clyde non ascoltò le sue suppliche, scaraventò con violenza l'orologio sul pavimento, a pochi centimetri dal viso di Kelly, spingendola ad abbassare istintivamente le palpebre in un'espressione contorta dal terrore di ritrovarsi l'oggetto a squarciarle il viso o altre parti del corpo.
"Sei stata fortunata che abbia sbagliato la mira, perché oggetti come questo di solito faccio in modo che si conficchino bene qui" continuò, indicandole la fronte con l'indice "Ma dopotutto non ha più senso continuare a raccontarci balle, non trovi? Ebbene, è arrivato il momento di scoprire le nostre carte. Ormai hai saputo del caso degli 'Gli otto di Fox River', evasi qualche giorno fa da quella fogna di prigione. La sorte ha deciso malauguratamente di metterti sulla strada di Theodore Bagwell... o semplicemente, T-Bag, se ti fa piacere" le fece un occhiolino ammiccante e riducendo la voce ad un sussurro, soffiandole tra l'orecchio e la pelle sensibile del collo.
"Hai ragione, n-non ha senso menti-re... so chi sei, ho visto il notiziario. Perciò po-tevi risparmiarti le formali-tà" sputò la giovane, disgustata al solo pensiero che la stesse toccando.
"Sta un po' a sentire!" Bagwell iniziò ad innervosirsi e le strinse con più forza il braccio contro il collo, il cui colorito da rosso stava passando pericolosamente al violaceo "Sfortunatamente la mia fuga ha avuto qualche spiacevole intoppo" mosse appena la mano sinistra davanti ai suoi occhi, non curandosi se quella vista le avrebbe fatto impressione "E questo giocherebbe in tuo favore, dolcezza: solo soletto non arriverei molto lontano, per cui noi due possiamo patteggiare in tutta calma e indolore, in modo che nessuno si faccia male. Ma se provi a fare qualche cazzata, ti garantisco che oggi sarà il tuo ultimo giorno, il che sarebbe un vero peccato, visto che da morta sei utile a ben poco" fu allora che la lasciò finalmente respirare, senza, tuttavia, alzarsi da sopra di lei; Kelly iniziò a tossire, recuperando quanta più aria le fosse possibile.
"Cosa vuoi da me?" mormorò, appena ne ebbe le forze, ricevendo un caldo e beffardo ghigno, mentre Bagwell le sfiorava una guancia con le dita.
"Saggia decisione! Continueremo il nostro viaggetto come se niente fosse e se ti comporterai bene potrebbe anche esserci una verde ricompensa. Chissà, magari anche qualcosa di più" le sorrise in modo malizioso, bagnandosi le labbra con la lingua e scostandole una ciocca di capelli scuri per avere libero accesso alla pelle diafana laterale del collo, ignorando il lieve sobbalzo della mora al suo tocco "Oh no, non è ancora arrivato il momento di lasciarsi andare, Lelly-Kelly. L'unica cosa che devi fare è portarmi nello Utah, adesso, ed è fondamentale che tu sia lucida. Dopo tutto il casino che abbiamo fatto giocando a rincorrerci, ci avranno sentito di sicuro"
Quell'ambigua ironia le provocò una seconda ondata di brividi lungo la schiena: aveva ben chiaro di essere finita in una situazione molto pericolosa e più grande di lei, senza la minima idea di come uscirne; Kelly non poteva fare altro che stare zitta e fare come le era stato detto se voleva restare viva.
Per ora.
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How You Met Me "Prison Break"
Fanfiction'Prison break was just the beginning' L'America era da giorni in subbuglio: l'FBI setacciava senza sosta strade, edifici e case, in ogni tentativo possibile di rispedire in prigione il gruppo di detenuti ribattezzati 'gli otto di Fox River', fuggiti...