Panama

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Con T-Bag nella maggior parte dei casi non era possibile avere tranquillità perenne e Kelly se ne rese conto ben presto.

Quando rientrò in camera dopo essere uscita un momento, per poco non le venne un infarto insieme ad un conato di vomito a causa della scena che si ritrovò davanti: essendo la porta del bagno aperta, scorse una donna, cameriera dall'abbigliamento, che giaceva nella vasca priva di vita e con rivoli di sangue che la macchiavano dal volto in giù.

Stava per parlare, ma Bagwell la bloccò appena in tempo, mettendole la mano destra sulla bocca per impedirle di urlare, e tenendola tra le sue braccia la fece girare dalla parte opposta.

"Ssssh, non guardare, non guardare, ok?" le ripeté in un sussurro all'orecchio; le sue intenzioni non erano di farle del male: voleva solo tranquillizzarla per evitare di essere scoperti "Ho dovuto farlo, Kelly, chiunque è a conoscenza degli 'Otto di Fox River' e l'FBI è dappertutto. In qualche modo mi aveva riconosciuto e saresti stata nei guai anche tu se fossi tornata e ti avesse visto. Sono stato costretto, capisci? Non voglio farti del male, lo sai. Sta tranquilla, ora dobbiamo andare. Sta calma, sta calma, non agitarti" lentamente le tolse la mano dalle labbra, andando a sfiorarle la guancia in un gesto quasi spontaneo.

Lei lo guardò dritto negli occhi, cominciando a calmarsi, nonostante i respiri ed i battiti del cuore ancora accellerati.

Un paio di secondi dopo annuì con la testa, tremante.

Si recarono nella hall dell'hotel, uno dietro l'altro per destare il minor sospetto possibile negli agenti FBI in circospezione.

Theodore passò casualmente di fianco ad uno di loro ed alla prima occhiata che ricevette si accorse del pericolo.

Afferrò in fretta Kelly per una mano ed uscì fuori, correndo per una decina di metri; giunti in un vicolo si fermò, tirò fuori alcune banconote che aveva in tasca e gliele diede "Prendi queste e va subito a Panama!"

La ragazza si mostrò alquanto sconcertata, iniziando a formulare frasi balbettate "Cosa? Ma..." 

"Vai!"

"E tu, io... T-Bag non posso lasciarti qui!" indugiò lei, cercando di fargli cambiare idea, tuttavia i suoi tentativi risultarono tutt'altro che utili: l'uomo, infatti, senza dirle altro si era subito dileguato, inseguito da un gruppo di agenti.

La giovane si appostò in un angolo, osservò gran parte della scena sentendosi in colpa, oltre che a provare una strana sensazione mentre stringeva tra le dita i bigliettoni verdi.

Non le restò altro da fare che ascoltarlo e fuggire, benché il suo stato interiore fosse pessimo.

Recandosi in un agenzia riuscì a fare il biglietto e partire, non molto tempo dopo, per Panama City.

Oltre al pensiero per ciò che l'aspettava, non riuscì a non dare un posto nella sua mente anche a T-Bag: si chiese cosa gli fosse successo, forse era stato preso, oppure era riuscito a scappare. 

Dal loro primo incontro, le cose non erano andate per niente bene; invece ora si stava, con tutta probabilità, preoccupando per lui: non covava più quell'odio nei suoi confronti, bensì un qualcosa che ancora non sapeva definire, così come quello che provava alla consapevolezza che poteva non rivederlo più.

Magari si era liberata del doppio dei guai visto che lui era comunque un detenuto evaso di prigione, ma non riusciva a percepire questo senso di libertà, non ci riusciva e basta, piuttosto tutto il contrario.

Oltre a conoscerlo meglio come uomo e non come criminale, una cosa aveva notato stando in sua compagnia: un presentimento le si era manifestato in più occasione, soprattutto quando i loro sguardi si incrociavano.

How You Met Me "Prison Break"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora