All'interno di Sona ognuno pensava per sé; nessun ufficiale di guardia girava al suo interno a motivo di una rivolta avvenuta l'anno precedente, e per timore di nuove rivolte gli unici secondini, muniti di mitragliatrice, erano posti all'interno di due torrette intorno al carcere esclusivamente per impedire evasioni, sebbene nessuno fin'ora ci fosse mai riuscito.
Il cibo e l'acqua scarseggiavano e questo spesso contribuiva a rendere più nervosi i detenuti che, per risolvere i loro contrasti se la vedevano in un brutale scontro corpo a corpo dove uno dei due doveva avere la meglio sull'altro ed ucciderlo.
Per questo e tanti altri motivi, Sona era considerato il penitenziario peggiore di cui si aveva notizia, il che ospitava tra i detenuti peggiori che potessero esserci.
Era una giornata torrida, le temperature erano altissime, quasi da far mancare il fiato.
Le guardie fecero scendere dal furgone il nuovo detenuto e lo condussero, legato, verso un grosso cancello, attraverso una fila di recinzione di metallo seguita da un muraglione rosso mattone.
Il ragazzo, o per meglio dire, la ragazza, si curò di tenere costantemente la testa bassa; il cappello a visiera inoltre l'aiutò a tenere meglio nascosto il viso: doveva calibrare ogni singolo movimento per non mandare tutto a monte, proprio adesso che aveva quasi raggiunto il proprio obiettivo.
Le manette le provocavano vividi segni rossi attorno ai polsi, a causa dell'irritazione dovuta al sudore.
Era appena arrivata e già le sembrava di non riuscire a resistere a quel clima torrido, ma si convinse che doveva farlo, non poteva abbandonare.
Ogni passo per lei equivaleva ad un battito del suo cuore: un po' era dovuto anche all'agitazione: stava per mettere piede in un luogo pessimo e solo in quel momento si rese conto di non aver calcolato come uscire prima da quel posto, così da non scontare i suddetti anni assegnateli.
Tuttavia, decise di andare avanti.
Avrebbe trovato una soluzione.
Una volta che il cancello si aprì, vide tutti i detenuti, sia bianchi che di colore, girare liberi per quello che parve un cortile, ed irrigidirsi solo alla vista degli sbirri.
Questi le tolsero finalmente quelle odiose manette "Buon divertimento, bimbo" la schernirono, dopo che ebbero rivolto un'occhiata generale alla situazione se ne andarono.
Kelly si incamminò per l'ampio cortile, reso stretto e soffocante dalla presenza dei detenuti, di cui non riusciva a capire ciò che dicevano dato che parlavano probabilmente lo spagnolo.
Guardandosi intorno notò che l'ambiente era un cosa allucinante, quasi facendole venire ripetuti conati di vomito; a terra vi era anche un bidone rovesciato e sotto di esso si estendeva uno strato di sabbia bagnata.
Dal nervosismo sul volto di quella gente e dalle loro proteste, intuì che doveva esserci stato un problema non indifferente.
In particolare vi era un tizio che gridava sopra tutti gli altri, nominando un certo Lechero.
La giovane si appoggiò ad un muretto a braccia conserte ed una gamba piegata; dopo avere studiato alcuni detenuti con lo sguardo per cercare di capire chi fosse il più tranquillo, i suoi occhi si posarono su un ragazzo.
Prima di cercare chi le serviva, doveva conoscere un po' il luogo e comprendere bene come muoversi.
"Scusa, parli la mia lingua?" gli chiese, dando alla voce un timbro più maschile.
Lo sconosciuto che si voltò verso di lei aveva capelli ricci, scuri, ed indossava una maglia da basket rossa, come lo sport con cui si stava cimentando prima di venire interrotto.
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How You Met Me "Prison Break"
Fanfic'Prison break was just the beginning' L'America era da giorni in subbuglio: l'FBI setacciava senza sosta strade, edifici e case, in ogni tentativo possibile di rispedire in prigione il gruppo di detenuti ribattezzati 'gli otto di Fox River', fuggiti...