Why did you come here?

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"Patoshik è sistemato" dichiarò un uomo distinto a capo dell'FBI, Alexander Mahone, mentre con un pennarello rosso tracciava una croce  sulla foto di un altro degli 'Otto di Fox River' "Franklin è stato arrestato ed è disposto a collaborare per catturare Scofield e Burrows"

"E il protocollo da seguire?"

"Me ne occuperò io, Wheeler" rispose prontamente Mahone "Non abbiamo ancora terminato il lavoro, siamo ancora a metà: i detenuti in libertà sono Burrows, Scofield, Bagwell e Sucre. E da quanto ho saputo, in mezzo a loro vi è una new entry, voglio che scopriate quanto più possibile sul conto di Kelly Brown; chiunque abbia avuto modo di avere a che fare con i due fratelli o con chiunque altro dei detenuti, senza un alibi è considerato complice e quindi potrebbe essere un ostacolo. Siamo riusciti a risalire a lei grazie a delle descrizioni accurate sul suo possibile aspetto." fece una pausa, per poi riprendere il discorso "Sono venuto a conoscenza di un rapporto dal..."

"Messico" concluse per lui l'agente Lang "Fernando Sucre è riuscito a scappare dall'arresto all'aeroporto di Xtapa" la donna porse il documento al suo superiore.

In quello stesso momento qualcuno si presentò all'ingresso dell'ufficio, molto probabilmente inaspettato visto il modo in cui tutti gli rivolsero occhiate, in particolar modo Mahone "Perdonatemi un momento" si giustificò con i colleghi, allontanandosi per raggiungere il nuovo arrivato; lo invitò nel proprio ufficio, ma le sue intenzioni erano tutt'altro che cordiali "Mi dici cosa fai qui?" gli domandò infatti, con una nota aspra nella voce.

"Sono qui per i soldi che mi si devono" dichiarò Bellick, non volendo tirarsi indietro, senza timore di affrontare l'argomento.

"Che cosa?"

"Lo ripeto: i soldi come ricompensa per Patoshik, siccome sono io che gli ho dato la caccia, quel denaro spetta a me"

Alexander non seppe quale reazione far sfogare, se prenderlo a schiaffi o cacciarlo, tuttavia optò per una terza "E come ti viene in mente di venire nel mio ufficio? Avevamo un accordo ed esso prevedeva di non dare nell'occhio, ma l'hai fatto!"

"Lo avrei anche evitato se avessi risposto alle mie chiamate! Per cui, voglio il pagamento, oppure vado ai tuoi colleghi è potrei gettarti fango addosso"

L'ex guardia carceraria prese la pessima decisione di 'giocare' con il fuoco, l'altro gli tirò un calcio alle gambe accavallate sulla scrivania, riprendendo le redini della situazione, deciso a regolare i conti "Patoshik è morto, figlio di buona madre. Ci sono pratiche da sbrigare prima di avere i soldi, e se ti azzardi a mettere di nuovo piede qui dentro, oltre ai soldi non vedrai la prossima alba, chiaro?" dopodiché lo lasciò andare "Dunque dunque Brad, vuoi continuare a discutere su denaro sicuro... o preferisci raddoppiare, se non triplicare la somma?"

Bellick lo guardò, costretto a non mostrare altro che non fosse sottomissione "Sono tutt'orecchie"

"Saggia decisione, perché ho due compiti per te: voglio che ti occupi di lei" l'agente FBI gli porse il primo dei due fogli che aveva in mano, ritraente l'immagine di Kelly "Ma prima..." aggiunse, portando la sua attenzione sul secondo "Ti va l'idea di un viaggio in Messico?"

***

Dopo aver deciso di prendere 'sul serio' le parole di Kelly riguardo alla visita da uno psichiatra, Theodore Bagwell era ora seduto proprio davanti ad uno di loro.

Erik Stammel.

"Ciò che cerco di dirle è che mi sono sempre sentito e continuo a sentirmi come una monetina su un binario" spiegò l'ex detenuto, con un'espressione simile al rammarico "Mentre una scia di treni, uno dietro l'altro, continua a passarmi sopra, mai io non intendo piegarmi"

Il dottore seduto di fronte a lui sciolse le mani incrociate "Il bello delle monetine è che hanno una data impressa e lei può scegliere la sua. Può avere la possibilità di ricominciare da zero, proprio come una moneta nuova. Lo può fare, può avere questa possibilità"

"Sa, io non avevo la minima intenzione di venire qui e parlare di questo, ma devo riconoscere si sta rivelando alquanto terapeutico" T-Bag ridacchiò apertamente, si passò un fazzoletto all'angolo dell'occhio sinistro, suscitando la reazione confusa nello psichiatra.

"Allora perché è venuto qui se non voleva esprimersi?"

Il volto del criminale si accese di una strana luce, emessa soprattutto dalle sue pupille "C'era una sua foto su di una pubblicità alla fermata dell'autobus ieri, ed ho notato... magari non è proprio come guardarsi allo specchio, come, però, ci sia una certa somiglianza tra di noi, non trova dottore?"

"Forse si, ci assomigliamo, ma continuo a non capire. Se vorrebbe spiegarsi" insisté il suo interlocutore.

Bagwell si alzò lentamente in piedi, la sua espressione era totalmente diversa, abbagliata da una strana scintilla; afferrò lentamente una statuetta nera appoggiata lì vicino e solo allora l'altro iniziò a comprendere, seppur troppo tardi, che le intenzioni erano ben lontane dal volere fare una semplice confidenza. 

"Che vuole fare?" Stammel non fece in tempo a difendersi, che venne colpito con violenza ripetute volte, fino a che la sua cassa toracica non smise di muoversi.

"Non c'è bisogno che si sdebiti con parole non necessarie, dottore" commentò il suo aguzzino, occupandosi di rimettere a posto l'oggetto con cura dopo averlo strofinato contro lo spigolo del mobile, lasciando piccole strisce di un rosso scuro e vivo, schizzato anche sui muri circostanti.

***

Kelly udì la porta del monolocale aprirsi e subito dopo vide comparire T-Bag; non lo riconobbe al primo istante: oltre al fatto che prima di uscire si fosse rasato il pizzetto, ora indossava abiti diversi ed un paio di occhiali.

Una vaga idea di quello che aveva potuto combinare le balenò in mente, ma non volle né pensarci né toccare l'argomento, preferendo restare zitta.

Aspettò che fosse lui a dire qualcosa.

"Ecco il nostro passaporto, nuovo di zecca" la informò Theodore, muovendo il collo e sistemandosi il colletto davanti al piccolo specchio nel salotto "Abbiamo un volo da prendere"

Persino a bordo dell'aereo la ragazza non disse una parola: oltre a controllare ogni mossa dell'uomo che fino a poco tempo prima voleva violentarla e ucciderla, e con cui aveva stipulato una specie di alleanza, era concentrata su come avrebbe dovuto comportarsi una volta a Panama ed in più il pensiero per la madre adottiva deceduta la distruggeva.

Oltre alla situazione completamente capovolta in cui si trovava.

Il criminale era l'unico che non riusciva a chiudere la bocca nemmeno a pagarlo, neanche fosse un pappagallo; tuttavia anche lui celava la preoccupazione per i soldi che era stato costretto ad imbarcare separatamente.

"Come ci si sente ad essere la moglie di uno psichiatra? O magari avresti preferito fingere di esserne l'amante? Potevi dirmelo" le chiese "Ah cavolo, tutto questo mutismo è straziante..." si posizionò meglio sulla poltrona e si coprì gli occhi con una mascherina nera, optando di chiudere gli occhi per alcuni minuti.

Nel complesso Kelly lo fissava con un sopracciglio alzato ed un'aria neutra sul viso; alla fine sospirò: aveva un emicrania da far paura, voleva solo un po' di tranquillità almeno in viaggio, non poteva spiegargli sempre tutto come ad un bambino piccolo.

Strano, effettivamente strano che non avesse avuto un altro attacco sessuale.

***

Ore dopo, sempre in volo in attesa dello scalo in Messico, l'uomo ruppe il silenzio ancora sovrano, dopo essersi portato alla bocca il bicchiere di champagne servito da una hostess "Mi chiedo, cosa dovrebbe fare una ragazza come te in un luogo come Panama... se non sto osando troppo, pupa, chiaro..."

La mora ingoiò a fatica: aveva due opzioni su cui poter scegliere e stranamente scelse per la seconda; probabilmente non era saggio, ma si sentì di fare così e basta: aveva bisogno di esternarsi con qualcuno, stava tenendo tutto dentro da troppo tempo.

"Ecco, c'è una cosa su di me..." percepì lo sguardo di lui rivolto nella sua direzione, probabilmente non si era aspettato di ricevere risposta così presto, o addirittura che arrivasse.

How You Met Me "Prison Break"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora