13 • biscotti al forno

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"Questo è davvero orribile

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"Questo è davvero orribile."

Feci un giro su me stessa, e il lungo vestito verde seguì i miei passi in un fastidioso tintinnio di cristalli e lustrini: ero certa che, da lontano, poteva rassomigliare ad una lampada antica.

"Sì, davvero brutto," concordai, lasciandolo sulla poltrona al mio fianco, già occupata da almeno una decina di vestiti, tutti scartati.

Isaie mi sorrise mentre mi sedevo al suo fianco, sulla poltrona color pastello al centro dell'armadio reale: a quanto avevo scoperto, infatti, esisteva nel castello un'intera sala dedicata agli abiti da cerimonia, sia per i maschi che per le femmine, con tanto di alti cassetti pieni di gioielli e scarpe.

Era immensa, e appena si notava il tenue rosa delle pareti, ben nascosto dietro a tutta quella stoffa, diamanti, e ricchezza.

Probabilmente era per colpa di quest'ultima che non mi sarei mai rivista con quelle cose addosso.

"Ci manca ancora metà armadio, Marine: vedrai che troveremo qualcosa," mi rassicurò lui, attorcigliandomi con tenerezza una ciocca castana, forse per distrarmi.

Non era sicuramente così facile.

"Tanto qualsiasi cosa metterò non andrò mai bene a quegli angeli," esclamai, certa, ricambiando il suo sguardo tenue. "Per loro sarò sempre la mezzosangue che dovrebbe morire: anche con un bel vestito, con dei gioielli e il sorriso finto le cose non cambieranno. Non mi vorranno mai."

"A me piaci," ribatté lui, tranquillo, e subito lo guardai male, allontanandomi.

"Sai bene che non è la stessa cosa, Isaie," gli feci notare, infastidita. "Questo non è un gioco."

Il rosso corrugò la fronte, sinceramente confuso, mentre io ancora mi guardavo intorno, sperando di trovare qualcosa di lontanamente accettabile: il vero problema, però, era un altro, anche se non riuscivo ad ammetterlo.

Ethos.

Volevo piacere ad Ethos, volevo che lui non si...vergognasse di me.

E sapevo che, probabilmente, lui non si meritava tutta questa attenzione, ma non potevo fare a meno di pensare che, solo la sera dopo, avrei dovuto sfilare al suo fianco, e che tutto ciò che avrebbero detto di lui dipendeva da come mi sarei mostrata in quella sala.

Non potevo permettermi di rovinare tutto, non volevo essere considerata una rovina e non volevo che lui mi vedesse come un problema, però, ormai, era certo che non sembrarlo sarebbe stata più dura dal previso, dato che, per quanto tentassi di nasconderla, la mia diversità continuava ad essere fin troppo visibile.

Ero un totale disastro.

"Marine?"

Isaie mi guardava, preoccupato, ed io capii che dovevo essere rimasta in silenzio per troppo tempo, persa nei miei pensieri confusi.

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