12 • miss nessuno

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"Il piano è semplice e, con un po' di fortuna, anche efficace."

Tutti pendevano dalle labbra di Adam dentro la piccola saletta del trono, e, in realtà, la cosa un po' mi faceva ridere: da quando in qua Adam era diventato un uomo di potere?

Ethos, intanto, gli restava al fianco come un'ombra, vegliando sulle sue mosse: era lui, la vera mente dietro il piano, e tutti lo sapevamo fin troppo bene.

Osservai gli altri, dal mio posto privilegiato sulle gambe di Isaie, che mi accarezzava con tenerezza il ventre coperto dal maglione.

Come promesso, aveva dormito con me, non facendo nessuna domanda.

Lily aveva il volto appoggiato alla spalla di Ivar, che le stringeva con tenerezza i fianchi, arricciandole di tanto in tanto i capelli mori. Quella mattina, la giovane ragazza lo aveva accompagnato nel bosco, aiutando il vampiro a provvedere al suo bisogno di sangue con gli animali del posto.

Ivar le aveva chiesto di non farlo, che preferiva restare da solo, ma lei aveva insistito per stare con lui: forse non avrà visto nulla, ma un animale che viene ucciso da un vampiro affamato non muore mai in silenzio.

Li avevo visti insieme, mentre tornavo nella nostra stanza per prendere una felpa, ed Ivar era coperto di sangue dalla testa ai piedi e il suo odore impegnava tutta la stanza.

Lui e Lily si stavano baciando, ed io me ne sono andata in silenzio, non riuscendo a trattenere il sorriso.

"Marine?"

"Mhm?" Mi voltai, sorpresa dalla voce di Ethos, che, ovviamente, non mi aveva mai tolto gli occhi di dosso, notando la mia distrazione. Quell'angelo era un uccello rapace dagli occhi lunghi: non gli sfuggiva mai nulla, se non ciò che aveva proprio sotto il suo naso.

"Stai ascoltando, Marine?" Chiese, con un piccolo sorrisetto. "Il piano, intendo."

"Non stavo ascoltando," ammisi, semplicemente, voltandomi verso Adam, che sembrava essere rimasto completamente disorientato dalla mia confessione. Probabilmente, gli dispiaceva che io non mi facessi problemi ad ostentare il non interesse che provavo per lui. "Puoi ripetere?"

Il riccio cercò di tranquillizzarsi e sorridere, se pur tentennante. "È semplice come piano: daremo un ultimatum ad Aima affinché fermi la sua armata. Se così non fosse, uniremo il Popolo e gli Angeli nello scontro."

"Quindi siete pronti alla lotta." Sospirai, martellandomi le dita sulle ginocchia coperte dai pantaloni neri. "No, non è giusto."

"Non abbiamo altra scelta, Marine: Aima non si fermerà davanti a nulla," continuò Adam, incalzante, ma io non riuscivo ad ascoltarlo.

"Voi non lo conoscete, nessuno dei due," lo bloccai, esausta. "Aima è un demone, certo, ma non un mostro sanguinario."

"I demoni uccidono soltanto per dimostrare di essere degli adulti," commentò Ethos, discorde con la mia idea.

Lo guardai male, non apprezzando l'essere stata interrotta.  

"Quella è una tradizione secolare, Ethos, al pari della vostra assurda morale che vi porta, ad esempio, ad uccidere una mezzosangue tanto per dimostrare la vostra adesione a questa."

Forse stavo esagerando, ma non mi importava: avrei impedito in ogni modo l'avanzare della battaglia, a costo di rinchiudere tutti e tre i leader nella mia cella al castello. 

La guerra non era la risposta.

"Di che cosa sta parlando?" Chiese Adam, confuso, ma Ethos gli fece segno di tacere, inumidendosi lentamente le labbra.

Angeli e DemoniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora