05 • il re del mondo

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Alla fine, furono più di pochi e semplici minuti quelli che sprecai nell'asilo del Popolo, persa fra le storie fantasiose di quei bambini: a un certo punto, Adam mi trascinò letteralmente via, ricordandomi che dovessimo fare altro.

Ed aveva ragione, ma, quando capii che quell'altro consisteva nello scalare una collina, il mio entusiasmo scivolò via velocemente: certo, volevo sapere la verità, ma non volevo soffrire nel durante.

Comunque, presi coraggio e lo seguii, lasciandomi aiutare di tanto in tanto nel districato percorso fra fitti arbusti e alberi ormai secchi: Adam sembrava conoscere le strade a memoria, mentre per me era la prima volta che mi azzardassi a scoprire una delle tante colline che circondavano la valle che racchiudeva le fazioni.

In realtà, nemmeno capivo come mai mi spaventassero tanto, ma, tutto sommato, vista la fatica a cui fui costretta, mi convinsi che la mia scelta di tenermi ben lontana da queste era stata quella giusta.

"Siamo arrivati," mi informò il ragazzo, dopo lunghi e interminabili minuti di dura arrampicata. Ormai i miei scarponi erano ricoperti di fango e l'orlo dei miei pantaloni tinto di macchie d'erba: ed io che pensavo che i miei tempi da selvaggia fossero finiti. "Avanti, sediamoci."

Adam fu il primo ad accomodarsi sul grande masso di pietra grigia, lanciandomi uno sguardo sfuggente, quasi ad invitarmi a fare lo stesso: sicuramente, non mi feci troppo desiderare, buttandomi di tutto peso sul giaciglio improvvisato, asciugandomi la fronte dal sudore e riprendendo il respiro con calma.

Ero certa che da un momento all'altro sarei potuta svenire.

"Adoro questo posto."

Sbuffai, ancora scossa, e mi voltai verso Adam, ritrovandomi sorpresa nel notare il suo sguardo perso, quasi in contemplazione, del panorama davanti a sé. Lo guardai ancora, prima di voltarmi, studiando il mondo in cui il riflesso del tramonto si mostrasse sul suo volto carico di imperfezioni, di come i suoi occhi prendessero a brillare di vita. Adam era bello, senza nemmeno bisogno di impegnarsi nell'esserlo.

"Ti piace?" Si voltò verso di me, ed io accennai ad un sorriso, cercando di nascondere il fatto che lo stessi guardando. Poi, cercai una risposta alla sua domanda, guardando l'orizzonte davanti a me: subito capii come mai Adam amasse quel posto.

Eravamo abbastanza in alto da avere una buona visuale di tutta la valle, compreso il castello d'argento degli angeli, ora quasi in fiamme all'ombra del tramonto, e la Corte colorata della fazione demoniaca, sempre così carica di vita. Notai l'ombra del lago di mezzo, il modo in cui le sue acque placide sfigurassero con la tristezza del prossimo inverno che, con un velo di gelo, stava iniziando a chiamare a sé la natura.

"E' bellissimo," ammisi, sinceramente, e sentii Adam sorridere.

"La prima volta che sono venuto qui avevo sette anni, e stavo cercando un posto dove morire."

Il gelo mi strinse i polsi, e subito mi voltai verso di lui, sinceramente incredula. "Davvero?"

Lui annuì, sincero, ma continuò a non guardarmi. Il suo volto, ora, era la maschera di una lontana tristezza. "Immagino che Lily ti abbia detto la storia di questo posto, del modo in cui mia mamma lo ha fondato dopo la mia nascita."

"Ed è un problema?"

"Non più di quanto sembri," ribatté, con delicatezza. "Però non credo ti abbia detto che mio padre, un demone piuttosto libertino, non riuscì a sopportare il peso dell'essere diverso, e decise di uccidersi. Mia madre fa finta di nulla, che non le interessi, ma so che ne soffre ancora: lei sperava di vivere tutto questo insieme, come una vera famiglia pronta a tutto pur di far valere il proprio amore. La delusione l'ha distrutta completamente."

Angeli e DemoniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora