15 • l'inizio della fine

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Chiedo perdono per la lunghezza e il dolore🤕

"Questa me la sono fatta quando avevo dodici anni, litigando con Serena: lei cercò di accoltellarmi con una forbice

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"Questa me la sono fatta quando avevo dodici anni, litigando con Serena: lei cercò di accoltellarmi con una forbice." Aima sorrise al ricordo, mostrandomi quasi con orgoglio la sottile cicatrice bianca sulla clavicola sinistra. "Siamo sempre stati due bambini piuttosto ribelli, anche se mia madre non ne era così contenta."

Mentre parlava, io sfioravo la sua pelle cicatrizzata, sentendo il suo cuore battere velocemente sotto di questa.

Eravamo rimasti soli quella sera – perfino Ivar si era assentato dal suo trespolo, concedendosi ad una serata di divertimenti alla Corte – ed Aima aveva acceso il fuoco nel caminetto per noi, anche se penso lo avesse fatto solo per potermi gironzolare intorno senza maglia e quindi infastidirmi.

Comunque, mi imposi di non dargliela vinta, accettando di condividere il letto con lui, anche solo per ritrovarmi, pochi istanti dopo, con le gambe sulle sue e con la sua spalla sotto il volto come cuscino: lui mi cingeva i fianchi, accarezzandomi distrattamente le cosce mal nascoste sotto la maglietta che mi faceva da pigiama.

Nonostante tutto, nonostante i dubbi, dovevo ammettere che, nel corso delle settimane, ero finita con l'apprezzare la presenza del giovane demone, per quanto spesso fastidiosa e pungente: Aima mi voleva bene, ed è sempre bello stare con chi ti apprezza - anche se tu non riesci ad apprezzarlo allo stesso modo.

"Credo di non aver ancora capito la tua età," ammisi, sinceramente. "In realtà, ho paura di non sapere davvero molte cose su di te."

"E cosa ti piacerebbe sapere?" Domandò lui, sorridendomi divertito. "Comunque, ho ventiquattro anni."

"Ventiquattro?" Alzai un sopracciglio, leggermente incerta: sicuramente, non credevo Aima così vecchio. "Quindi hai sette anni più di me?"

Il demone scosse le spalle, affatto comune alla mia perplessità. "Molte persone con età diverse stanno insieme, Marine."

"Sì, lo so," sussurrai, velocemente, anche se, in realtà, come avrei potuto saperlo? Facevo fatica a comprendere le mie relazioni, figurarsi quelle degli altri. "Diciamo che ora mi è più facile capire come mai tu mi tratti sempre come una bambina."

"Crescerai, Marine e, in fondo, fra poco non sarai anche tu maggiorenne? Ethos ti aveva fatto uscire dalla cella proprio perché mancava poco al tuo compleanno."

"Il mio compleanno?" Ripetei, quasi non credendo a quelle parole. "In realtà, non ho idea di quando sia."

Aima alzò un sopracciglio, stupito. "Non sai quando è il tuo compleanno?"

"Beh, non che abbia mai avuto la possibilità di festeggiarlo: non mi era concesso avere un calendario e so di avere diciassette anni solo perché sono stati loro a dirmelo," mi difesi, leggermente innervosita come ogni qual volta si parlasse dei miei anni nelle segrete degli angeli.

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