19 • un sorriso per una vita

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Sentivo che sarei impazzita presto.

Chiusa in una stanza, circondata da demoni e, soprattutto, con il persistente pensiero del ritorno di Aima, sempre pronto all'attacco.

Era un'angoscia, una tortura, ed io, ormai, non facevo altro che rimanere seduta sul parapetto della finestra, sinceramente incerta sul buttarmi o no di sotto.

Sicuramente, la mia assenza avrebbe migliorato di molto la situazione, ma, finalmente, come un miraggio divino, dopo due giorni di attesa, un corvo nero vibrò nel cielo, planando direttamente nella mia stanza, mutandosi in un ragazzo dagli occhi rossi.

"Ivar?" Domandai, colpita, e subito gli porsi una coperta, così da non restare al freddo.

Lui la rifiutò, rimettendosi in piedi e prendendomi per le spalle, costringendomi a donargli tutta la mia attenzione. Stava succedendo tutto così velocemente che a tratti credevo fosse solo un sogno.

"Ho trovato Isaie, Marine, ed avevi ragione: mi ha prestato ascolto e mi ha creduto," spiegò, velocemente. "Ho parlato con Ethos, Marine, lui sa di te."

Ethos sapeva di me, cosa mi era successo.

Improvvisamente, tutto si fece molto più reale, molto più doloroso.

"E cosa ha detto? Vuole lasciarmi qui?"

Ivar corrugò la fronte, perplesso. "Lasciarti qui? Marine, Ethos ha trovato un modo per liberarti, ma, ascolta, anche tu dovrai fare una cosa per lui."

Ovviamente, non poteva essere così facile.

"E cosa dovrei fare?"

Il vampiro sembrava sul punto di schiaffeggiarsi, pur di non dirmi la verità.

"Dovrai compiacere Aima, Marine, in qualsiasi modo possibile affinché lui torni a fidarsi di te. Dovrai fargli credere di voler essere la regina di questa fazione e di odiare con tutto il cuore Ethos e gli angeli. Mostrati grata."

"Grata?" Ripetei, sconvolta, ma Ivar subito mi bloccò, serio.

"Questo è l'unico modo, Marine, e, se non vuoi fidarti di me, fidati di Ethos."

Fidarmi di Ethos.

Nessuno era ormai più degno della mia fiducia, e, quindi, tutto ciò che avrei dovuto fare era adeguarmi a ciò che mi avrebbe fatto rimanere in vita e, Ethos, al momento, era la mia arma migliore.

"Va bene, lo farò."

Ivar mi dedicò un leggero sorriso, e poi mi baciò la fronte, delicato. "Aima sta arrivando, Marine, ed io devo andare."

Annuii, per quanto non propriamente convinta, e lo seguii con lo sguardo mentre, velocemente, si tramutava nella sua forma animale e volava via.

Al momento, lo invidiai molto per questo.

Tornai a sedermi sul mio parapetto ma, nell'esatto momento, la porta della stanza si aprii, mostrando il volto candido del nuovo reggente.

"Non avrai davvero intenzione di buttarti di sotto, vero?"

Aima tirò un sorriso, delicato, ma si convinse a restare bel lontano, quasi avesse paura di spaventarmi.

Lo osservai, notando che sembrava sentirsi meglio, nonostante la nostra lontananza: forse, aveva trovato un nuovo modo per svagarsi.

O forse era solo speranza.

"No, stavo solo riflettendo," dissi, e mi costrinsi in un sorriso.

Se dovevo fargli credere di voler essere la sua regina, avrei dovuto essere davvero convincente.

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