5.

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Harry seguiva incerto la figura esile della ragazza -gli aveva detto il suo nome, ma, ovviamente, se l'era scordato- per i vicoli contorti e puzzolenti di Boston. Era pomeriggio tardo ed entrambi erano ben consapevoli che probabilmente qualche centinaio di fan erano in giro a dargli la caccia.

- Allora... - disse goffo Harry, giocherellando nervoso con l'anello che aveva al dito - si chiama Jeanine.

Karin annuì, un rapido gesto secco. Camminavano fianco a fianco, e se Harry sembrava un po' a disagio Karin era invece perfettamente tranquilla.

- Sì. Jeanine. Eccoci.

Harry alzò lo sguardo. Erano davanti a una palazzina che sembrava tenuta in piedi solo dal caso. Era vecchia, l'intonaco a chiazze rivelava l'ossatura in pietra. Karin aprì il portone in legno e lo spinse. Quello cigolò, ma decise di non cadere.

- Attento agli scalini - lo avvisò appena in tempo Karin.

Harry riuscì a non inciampare e seguì Karin su per delle strette scale di pietra. Era come una specie di chiostro, solo che al posto del giardino al centro del palazzo c'era una piattaforma di cemento decorata da vasi con fiori vivaci. Un pallone arancione da calcio giaceva abbandonato in un angolo assieme a una vecchia e arrugginita bici. La cosa positiva era che c'era un sacco di luce.

Karin si fermò davanti a una porta in legno blindata. Harry vide, da sopra la sua spalla, che vi erano attaccati un sacco di foglietti.

Karl non azzardarti a fregare i biscotti che ho messo sul davanzale.

Karin qua non entri finché non mi chiedi scusa. Ho fatto cambiare la serratura, cretina.

Jean, hai visto il mio giubbotto? Chiamami se lo trovi.

E poi ce n'erano altre, scritte in blu, verde, rosa, giallo. Con un sussulto, Harry si rese conto che alcune di quelle scritte colorate erano state realizzate da Jeanine.

Karin aprì la porta e sbucarono in un salotto.

Harry rimase letteralmente a bocca aperta. Le pareti erano... stupende, dipinte con le bombolette, e ritraevano una vasta e colorata pianura, con il profilo azzurrognolo delle montagne in fondo e alberi carichi di foglie e frutti così perfetti che sembravano vari.

- È... è meraviglioso - recuperò la voce dopo qualche secondo. - Chi l'ha fatto?

La voce di Karin tradì una nota orgogliosa. - Io. Scusa il disordine.

Harry distolse gli occhi dai graffiti e li puntò sul pavimento. Un sorrisetto prese possesso delle sue labbra. Vestiti, libri, riviste, oggetti erano sparpagliati dappertutto. Sembrava quasi la camera di Louis.

- Sembra la mia camera.

Karin ridacchiò e si fece strada tra il disordine, verso una porta sulla parete a sinistra, proprio di fianco a un cucciolo di ghepardo che sonnecchiava su una pietra.

- Vieni.

~ · ~ · ~ ♡ ~ · ~ · ~

Jeanine era sdraiata sul letto e sonnecchiava. Era in quel limbo sospeso a metà tra il sonno e la veglia, caldo e riposante.

Karin era sparita dopo averle ordinato di mettersi il maglione nero e lei aveva obbedito, un tantino preoccupata che l'amica potesse decidere di mandarle la vita a rotoli.

Alzò gli occhi sulla porta verniciata di bianco quando sentì bussare.

Nemmeno tre secondi dopo la faccia entusiasta e sorridente di Karin emerse dal cordidoio.

Solo un desiderio || Harry Styles ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora