164. SGE Hogwarts pt 3

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Agatha scese dal treno reggendo il suo gatto tra le braccia, e guardò le guglie di Hogwarts che svettavano verso il cielo. Non era cambiato nulla rispetto a cinque anni prima. I mattoni, le torri, quelli erano sempre gli stessi; solo che ogni volta incontravi facce nuove nella folla, che osservavano stupite la loro futura seconda casa o chiacchieravano con il compagno più vicino. La ragazza accarezzò Killer e si avviò verso i cancelli sorridendo.

Qualche secondo dopo venne raggiunta da Sophie, che per l'occasione si era fatta la treccia. Neanche l'amica era cambiata di molto: stessi capelli biondi, forse un po' più lunghi, stessi occhi smeraldo, stesso sorriso smagliante, stessa personalità complicata e altamente femminile, stessa tendenza a lamentarsi, e stessa... Aggie sospirò. Stessa cotta per la stessa persona. Le cose tra quei due sembravano andare sempre meglio: al secondo anno, dopo mesi di spionaggio da parte di Sophie, lui si era fatto avanti ed erano usciti insieme, e appena tornati a scuola per il terzo anno si erano messi insieme. Si davano disgustosi nomignoli, ridacchiavano in biblioteca, parlavano tutte le volte che ne avevano l'occasione, e la lasciavano un po' da parte. La cosa non le dispiaceva, tutto sommato. Quel Tedros dall'aria viziata e arrogante non le andava a genio più di tanto, ed essere trascurati non era proprio piacevole, ma Sophie meritava di essere felice. E poi, vedendoli appiccicati a tubare romanticamente sotto un albero, la ragazza provava una certa soddisfazione: era stata lei a suggerire all'amica molte delle tecniche per avvicinare il Grifondoro, e alla fine era riuscita a farli combinare insieme, con sommo dispiacere di un Furetto a tutti ben noto.

-Bentornata a casa, allora- disse Sophie al suo fianco.

-Già. Questo è l'anno dei G.U.F.O., te lo ricordi, giusto?- aggiunse Agatha.

-Mhmh...- mormorò l'altra, distratta a guardare le persone che passavano vicino a loro e i gufi che volavano nei confini del castello.

-Eddai, non fare così! Lo sai che quest'anno ti dovrai impegnare più del solito! Non posso correggerti tutti i compiti- sbottò Aggie. La conosceva troppo bene, e sapeva che se una cosa non le interessava non l'avrebbe fatta.

-Aggie cara, tutti dicono che ho molto potenziale e bla bla bla, ma se avessero voluto che mi impegnassi mi avrebbero messo in una casa più... più consona, ecco.-

-Intendi la casata del tuo ragazzo, con il quale ti saresti distratta più di quanto lo sei già?- sibilò Agatha. -Devi essere fiera della tua casa! Come lo sono tutti gli altri. Vedi mai che mi lamento di essere stata smistata in Corvonero?-

L'amica ci pensò. Ancora ricordava quanto era rimasta sconvolta alla cerimonia dello smistamento. Non era rimasta tanto shockata per Aggie, anche se tutti si aspettavano di vederla in Serpeverde, ma quanto più per se stessa. Lei sentiva che non sarebbe mai stata in una casa per maghi malvagi, doppiogiochisti e astuti.

-Io sono io- disse infine. E non parlarono di casate per tutto il tragitto fino al portone.

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Dopo che si furono sistemate e cambiate, le ragazze si incontrarono nella sala d'ingresso, con le divise delle rispettive case e i cappelli neri sulla testa.

-Sembro uno gnomo- borbottò Sophie.

-Uno gnomo carino- sussurrò una voce dietro di lei. Il tempo di girarsi, e Tedros Pendragon stava già sparendo con un gruppetto di suoi amici Grifondoro.

-E quello era un ciao- disse Agatha. Quel ragazzo la disgustava per quanto era melanso con Sophie. La ragazza, invece, era arrossita fino alla punta delle orecchie, e sorrideva ebete ad un punto vuoto.

- Bene, ti do dieci secondi per riacquistare il dono della parola, o sarò costretta a prenderti a schiaffi- continuò.

-Oh, Aggie, non è bellissimo?- cinguettò.

sge - scleri vari: l'accademia del muoriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora