Mi metto seduta e porto le ginocchia al petto, abbracciando le mie gambe con le braccia.
Lui si siede a gambe incrociate di fronte a me e mi guarda mentre io prendo un respiro profondo.
"Ricordi quando ti ho raccontato dei miei amici in Italia? Beh, non ti ho detto tutto" deglutisco.
Non l'ho mai detto a voce alta, mi sono sempre rifiutata di parlarne con qualcuno. Mi sono sempre tenuta tutto dentro ripetendo di continuo a me stessa che era stato un incubo.
Solo un orribile incubo.
I medici hanno detto che è stato il mio modo di affrontare la situazione. Fingere che non sia mai avvenuto. E con il tempo credo di essermene convinta, ma nel mio cuore so che è avvenuto e devo accettarlo.
I miei pensieri vengono interrotti dalla mano di Kyle che afferra la mia.
Devo essermi incantata.
"Erano due settimane che ero sola, io sono sempre stata abituata a stare in compagnia, non mi ero mai sentita sola come in quel periodo" inizio a giocare con la sua mano, come se stessi cercando di distrarmi. "Non ho detto nulla ai miei genitori, pensavo di poter affrontare tutto da sola e loro avevano i loro pensieri per il lavoro, non volevo essere un peso in più. Quella mattina Cristina e le altre mie ex amiche mi hanno umiliata come sempre, ma quel giorno fu peggio, perché il giorno prima ero uscita con Mattia e in giro correvano voci false su noi due che avevamo fatto sesso. Quel giorno decisi di reagire. Il mio errore più grande" mi fermo e una lacrima sfugge al mio controllo.
Con la mano libera me l'asciuga.
"Se non ce la fai..."
"No, se non ti racconto tutto ora non lo farò mai" prendo un respiro profondo e torno a guardare le nostre mani intrecciate. "Io e Cristina siamo arrivate alle mani, ma ci hanno separate, sai come? Mattia l'ha abbracciata, mentre io sono stata spinta per terra. Mattia mi ha sputato in faccia la verità, mi ha detto di cosa gli aveva chiesto di fare Cristina per dimostrare che, in realtà, ero esattamente come lei. Tutti i commenti, i 'mi piaci', tutte le attenzioni, tutto falso"
"Che gran bastardo" lo sento sussurrare, ma lo ignoro e continuo.
"Alcuni ragazzi, che erano stati attirati dalla situazione, guardavano curiosi e ridevano. Mi ero fidata dei lupi della scuola e ne ho pagato le conseguenze" dico. "Ho chiamato mia madre fingendo di stare male e mi sono fatta prendere, siamo passate in farmacia perché mia madre doveva prendere dei sonniferi per mio nonno che aveva problemi ad addormentarsi, poi siamo tornate a casa"
"Alice, perché hai specificato che siete andate a prendere dei sonniferi?" chiede con voce preoccupata, ma lo ignoro.
"Mi sono buttata sul divano e mia madre è tornata al lavoro, dopo neanche due minuti gli occhi mi sono caduti su quelle pillole, guardandole mi sono chiesta cosa avessi fatto per soffrire in quel modo, se quella che stavo vivendo era davvero vita ed è stato un attimo, mi sono alzata e le ho afferrate, volevo staccare la spina per un paio d'ore e ne ho ingerite alcune, non so quante, e sono andata in bagno, ho preso delle lamette e ho iniziato a tagliare, molti risolvono i propri problemi in questo modo e ho pensato 'perché non anche io?', ma non facevo altro che provare dolore, sempre di più, mentale e fisico, un cocktail letale" sento la mia voce incrinarsi e mi fermo un attimo, poi riprendo. "Doveva finire lì, mi sono detta 'solo questa volta, non lo rifarò più', ma le pastiglie stavano iniziando a fare effetto, mi girava la testa e ho iniziato a vedere tutto sfocato, e la lametta è andata più a fondo, poi non ricordo più nulla, mi sono svegliata poco più di una settimana dopo in ospedale con questa cicatrice sul polso" lascio la sua mano e tolgo il bracciale che porto sempre.
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Come inchiostro sulla pelle
Romance[DA REVISIONARE] Alice Rossi è una ragazza che nell'ultimo periodo ha capito cosa significa provare dolore, essere traditi dalle persone su cui aveva riposto la sua fiducia. Questo la porta a New York, ospite della zia per un anno. Ma non sa ancora...