"Dio santo, ma sei impazzito? Potevi uccidermi!" sbraito gemendo dal dolore e appoggiandomi alla macchina ormai ferma del tizio che mi ha appena investita.
"Sei sbucata dal nulla, non ho avuto il tempo di frenare" si giustifica.
"Stai più attento quando guidi"
"Non sono io quello che è passato con il rosso" dice indicando il semaforo rosso dei pedoni che in quell'istante diventa verde.
"Io...scusa, non dovevo aggredirti in quel modo, ero persa nei miei pensieri" mi scuso aprendo di essere io nel torto.
"Scuse accettate" sorride e devo dire che è proprio un bel tizio.
Capelli corti castani, occhi scuri e viso contornato da una leggera barba.
"Periodo no?" chiede poi, riportandomi alla realtà. Ultimamente mi incanto troppo spesso.
"Già" abbasso lo sguardo.
"Derek, piacere" si presenta porgendomi la mano. Esito per un secondo, in fondo mi ha praticamente investita e per di più non l'ho mai visto, ma poi stringo la sua mano.
"Alice" dico. Al contrario della mia, la sua pelle è calda e al contatto sento un senso di pace. Non so come spiegarlo.
Ma questo non vuol dire nulla.
"Bene Alice, salta su, ti porto in ospedale" dice sorridendo. Che bel sorriso.
"Cosa? Non se ne parla neanche, non ti conosco, e poi non ho bisogno di un ospedale" strillo sgranando gli occhi.
"Stai scherzando? Non riesci nemmeno a camminare" cerca di farmi notare.
"Io cammino benissimo" dico stizzita alzandomi dal cofano della macchina, ma subito una fitta colpisce la mia gamba facendomici riappoggiare sopra.
"Forza, ti accompagno in ospedale, anche se non credo sia nulla di grave dato che non andavo poi tanto veloce, ma meglio esserne sicuri, non voglio avere la tua povera gamba sulla coscienza" ridacchia.
"Fai anche il sarcastico adesso? E ti ripeto che non ti conosco" ribatto.
"Sai che mi chiamo Derek e che ti ho quasi investita, voglio solo aiutarti, non sono un serial killer, tranquilla"
"Certo, perché se fossi un serial killer me lo diresti, giusto?" alzo gli occhi al cielo.
"Adesso sei tu che fai la sarcastica" mi fa notare facendomi sbuffare. "Allora, vuoi rimanere in mezzo alla strada tutto il giorno, o vuoi andare in un ospedale con uno sconosciuto dove possono controllare che tu stia bene?" chiede poi.
Sono indecisa, che dovrei fare? Fidarmi del mio istinto o rimanere qui e magari chiamare mia zia?
"Rimango qui, grazie" sorrido in modo falso. Saltello fino al marciapiede e mi siedo per terra. Prendo il cellulare e compongo il numero di mia zia.
"Andiamo, fai sul serio?"
"Non hai niente di meglio da fare?" chiedo spazientita portando il cellulare all'orecchio.
"Veramente stavo tornando a casa, ero uscito solo per fare un giro, quindi no" sorride entrando in macchina. Menomale se ne sta andando.
Ah no, sta solo parcheggiando per non rimanere in mezzo alla strada.
Alzo gli occhi al cielo mentre lui si siede a terra accanto a me.
"Pronto?" risponde improvvisamente Diane. In sottofondo sento il rumore della macchinetta per fare i tatuaggi.
"Diane, puoi raggiungermi subito? Dovresti portarmi in ospedale"
"Che cosa? Che è successo? Stai bene?" chiede allarmata.
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Come inchiostro sulla pelle
Storie d'amore[DA REVISIONARE] Alice Rossi è una ragazza che nell'ultimo periodo ha capito cosa significa provare dolore, essere traditi dalle persone su cui aveva riposto la sua fiducia. Questo la porta a New York, ospite della zia per un anno. Ma non sa ancora...