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Non riuscii a dire niente, cercai di aprire bocca per dire qualsiasi cosa ma l'unica cosa che ne uscì furono dei rumori impercettibili

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Non riuscii a dire niente, cercai di aprire bocca per dire qualsiasi cosa ma l'unica cosa che ne uscì furono dei rumori impercettibili. Non sapevo se essere più scioccata per la storia che avevo sentito o per il fatto che Tyler avesse un gemello e il non avermene parlato non fece che confermare i miei dubbi su di lui. Come riusciva ad essere sempre così tranquillo, senza essersi mai incupito mezzo secondo? Era il suo gemello. Che cos'altro mi stava tenendo nascosto? Il mio flusso di pensieri venne interrotto da un singhiozzo strozzato che capii ben presto provenire dal ragazzo che avevo accanto. Aveva la testa tra le mani e stava piangendo.  Non riuscii a spiegare l'immensa tenerezza che mi fece in quel momento Dylan, il ragazzo dagli occhi nocciola e dal cuore infranto. Il suo senso di colpa era palpabile e totalmente sbagliato. In quel momento capii come mai si comportasse da sbruffone e da ragazzino pieno di se, capii che quella era solo una facciata che mostrava agli altri per non apparire debole. Aveva perso il suo migliore amico, la sua spalla, il suo complice, l'unico che credeva in lui e nelle sue potenzialità, ma non era stata colpa sua e non doveva pensare di essere colpevole nemmeno per un secondo. Decisi dunque di prendere parola guardando un punto fisso di fronte a me per assicurarmi di riuscire a finire quello che volevo dire.
"Perdere una persona cara lascia il segno, questo è vero. Ti senti inadeguato perché pensi costantemente alle uniche due parole a cui non bisognerebbe mai pensare. 'E se'.
E se non avessi fatto quello che ho fatto? E se in realtà fosse colpa mia?" Continuai a parlare nonostante sentii lo sguardo di Dylan pesarsi su di me. "È successo, è una cosa terribile, ma è successa. Nessuno avrebbe potuto cambiare quello che il fato aveva scritto. Non è stata colpa tua" a questo punto mi voltai trovando Dylan con il viso bagnato dalle lacrime che serrava la mascella per cercare di fermare la corsa delle sue lacrime. Gli sorrisi e fu uno di quei sorrisi che si rivolgono agli amici che non abbandonerai mai, un sorriso che diceva 'io ci sono e ci sarò fin quando avrai bisogno di me'. Lui ricambiò rimanendo in silenzio. Non so mossa da quale forza ma decisi di asciugargli le lacrime avvicinandomi a lui per stringerlo in un abbraccio che avrebbe dovuto dargli conforto.
"Io non merito tutto questo, non merito la tua amicizia o l'amicizia di chiunque altro" disse contro il mio orecchio provocandomi un brivido lungo la schiena.
"Questo non è vero, non allontanare le persone a prescindere.. Infondo sai anche tu che non è colpa tua, meriti di meglio di quello che ti ostini a credere di meritare" sentii il moro sogghignare leggermente per poi dirmi una cosa che mi spiazzò totalmente.
"Buffo che tu lo dica quando è esattamente la frase che si adatta alla tua situazione" interruppe l'abbraccio per guardarmi provocandomi un senso di perdizione. Dove voleva andare a parare?
"Che cosa significa?" Chiesi con un filo di voce inclinando leggermente il capo.
"Oh, io credo che tu lo sappia benissimo" stava guardando di fronte a se prima di rivolgermi un'occhiata per inquadrarmi.
In un attimo capii cosa intendeva. Credeva che uno come Tyler non mi meritasse perché lo conosceva e sapeva di cosa era capace, che persona veramente fosse. Ma io ero veramente pronta ad accettarlo?
"È tardi.. Tyler dovrebbe essere di ritorno a breve. Non-"
"..Sara non starci insieme, tu non capisci. Non sai com'è, non-" provò a dire.
"Dylan, io lo amo" risposi semplicemente guardandolo al che fissò il mare illuminato dalla luce flebile della luna per poi alzarsi.
"Andiamo, ti riporto a casa" mi tese una mano per aiutarmi a tirarmi su e ci avviammo verso la macchina.
-
Il tragitto fu piuttosto silenzioso. Ricordo perfettamente come più volte mi fossi ritrovata ad osservare Dylan senza farmi notare. Aveva ancora un barlume di tristezza  nello sguardo dovuto alla conversazione su Scott, le mani tenevano salde il volante ma si poteva notare un impercettibile tremolio.
"Stai bene?" Chiesi velocemente senza distogliere lo sguardo dalla vista che scorgevo dal finestrino.
"Mh? Come?" Sembrò destarsi al suono della mia voce lanciandomi una rapida occhiata per tornare attento ad osservare la strada di fronte a se parcheggiando a sinistra, proprio sotto l'hotel.
"Ti ho chiesto se stai bene" chiesi di nuovo senza guardarlo.
"Si, certo. Tutto ok" sentii rispondere il moro mentre mi stavo slacciando la cintura di sicurezza. Aprii la portiera.
"Grazie del passaggio e di avermi detto tutto, so quanto può averti fatto star male" gli lanciai una rapida occhiata pronta a uscire, ma prima che potessi mettere anche solo un piede fuori sentii una mano fermarmi per il polso. Delicatamente.
"Se tu non ti sentissi al sicuro, per qualsiasi cosa, ti prego di chiamarmi" disse con un sorriso spento come se volesse cercare di tranquillizzare più se stesso che me.
Annuii senza dare troppo peso a quello che mi era appena stato detto.
"Buonanotte Dylan" dissi con un mezzo sorriso.
"Notte Sara" mise in moto la macchina e si allontanò dall'hotel.
-
Arrivai in stanza e la luce era spenta, non era possibile che non fosse ancora tornato. Erano quasi le undici e mezza e la cena sarebbe dovuta finire da un pezzo. Da una parte rimasi delusa, dall'altra sollevata: se fosse tornato prima di me e avesse scoperto che avevo passato la serata con Dylan scoprendo cosa mi aveva raccontato non so come avrebbe potuto reagire.
Entrai in bagno per farmi una doccia, aprii il getto dell'acqua calda e mi gettai sotto di esso. Chiusi gli occhi cercando di focalizzarmi sulle cose belle che mi erano successe in quell'ultimo periodo. Immediatamente come una diapositiva di un filmino vidi passare un Newt sorridente, felice di vedermi all'aeroporto, Lea con quei suoi occhioni che mi abbracciava, Jackson che mi stava puntando con il dito ridendo sfidandomi a giocare ad obbligo a verità e con mia grande sorpresa la mente mi giocò un buffo scherzo mostrandomi Dylan a petto nudo con l'asciugamano in vita e ancora lui che sussurrava qualcosa al mio orecchio riguardo ad una strana bevanda rossastra, i suoi occhi dentro ai miei durante quella stessa serata. Il mio cervello cercava di farmelo vedere come qualcosa di positivo, ma io sapevo che non lo era. Era maledettamente sbagliato e avrei dovuto allontanare quei pensieri prima che fosse stato troppo tardi.
"Amore ciao, sono tornato" sentii la voce di Tyler  provenire dalla stanza da letto. Dovevo essere felice di vederlo, di sentirlo ma c'era qualcosa che mi bloccava. Finsi di non sentirlo rimanendo ancora un po' nella doccia immersa tra i miei pensieri, gli stessi pensieri che mi facevano sentire al sicuro.

Unexpected ||Dylan O'Brien|| Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora