🏅16 in #dylanobrien
Sara Martin, originaria di Los Angeles, vive a New York da qualche anno. Futura ragazza in carriera fidanzata con un futuro imprenditore
Dylan O'Brien, sbruffone e arrogante pieno di se vive a Los Angeles e non é in grado di ge...
Iniziai a guidare la sua Audi ingranando la prima, la seconda e poi la terza marcia, impugnando con presa salda e sicura il volante di fronte a me. Lo strinsi forte ripensando alle sue mani cinte attorno a esso poi scossi la testa leggermente, senza distrarmi dalla strada, per allontanare quel pensiero.
Ti sembrano pensieri da fare Sara?
Mi sentii pesare lo sguardo di Dylan addosso, pur di sottecchi, stava scrutando ogni mio singolo movimento. Ecco come si accorse che lo stessi fissando: forse il mio sguardo su di lui pesava tanto quanto il suo su di me.
Continuai a guidare a velocità costante quando sentii la sua voce. "Prendi la prima a sinistra" disse alzando la mano come per rendermi più chiara la strada che avrei dovuto prendere. Misi la freccia per svoltare e non appena ebbi svoltato lo sorpresi a sghignazzare chiedendogli cosa avesse tanto da ridere senza mai distogliere lo sguardo dalla strada.
"E' solo che nessuno qui mette la freccia, che brava ragazzina che sei" continuò a ridere mentre io sbuffai tenendo più saldo il volante. Inaspettatamente posò una mano sopra la mia che si trovava sul cambio stringendola su di essa affinchè cambiassi marcia in una superiore. Voleva che aumentassi la velocità. Mi lasciai andare al suo tocco ingranando la quarta marcia dopo aver spinto l'acceleratore per aumentare la velocità dell'auto che stavo guidando. In un attimo la velocità aumentò e passarono di fronte a me tutti i momenti in cui avevo cercato di mantenere il controllo nonostante fosse stato difficile. Tutte le volte in cui mi contenevo con Tyler, le volte in cui avrei preferito di gran lunga andare ad una festa per farci qualche bicchiere piuttosto che perdere il nostro tempo da ventenni accerchiati da azionisti di quaranta, tutte le volte in cui mi ero fatta andare bene le sue decisioni a tal punto da permettergli di alzare le sue mani su di me contro il mio volere. Iniziai a respirare più velocemente mentre gli occhi mi si riempirono di lacrime annebbiando la vista della strada, non sentivo niente solo un suono ovattato decisi di concentrarmi da dove provenisse e riconobbi in quell'ovattatura la voce di Dylan.
"Sara!Sara! Rallenta, calmati!"
Il ragazzo era visibilmente scosso probabilmente solo perchè non sapeva il motivo per cui mi fossi ritirata nella mia bolla di sapone superando di almeno 60 kilometri il limite consentito per legge, che sarebbe stato uguale a dire 'tenete vi regalo la licenza di guida, arrividerci' alla polizia se ci avesse trovati lì.
Respirai sempre più affannosamente e mi accostai una volta riacquisito per un attimo un barlume di lucidità . Spensi la macchina e misi la testa tra le mani respirando sempre più affannosamente.
"Sara.." Sentii Dylan pronunciare con tono fermo, ma preoccupato. Non riuscii a concentrarmi su altro se non sul mio respiro affannoso. Capii subito che quello fu l'inizio di un attacco di panico. Ero solita averne da bambina fino alla fine del liceo. Il brutto degli attacchi di panico è che sono quasi sempre inaspettati e in quanto tali molto pericolosi. Le palpitazioni si fecero sempre più costanti e qualcosa nell'addome minacciava di uscire da un momento all'altro. Iniziai a percepire brividi all'idea di aver perso il controllo poco prima.
Ad un tratto, sentii due mani toccarmi le spalle: Dylan mi stava scuotendo cercando di riportarmi alla realtà. Continuava a ripetere che sarebbe andato tutto bene ed alla fine, riuscii veramente a tranquillizzarmi regolarizzando il mio battito.
"Cosa ti è preso?" Chiese lui cercando di venire a capo del problema.
"E' stato solo un attacco di panico, niente di grave" sminuii il problema cercando di dargliela a bere, ma non ci riuscii e le lacrime mi tradirono.
"Io..Io.. credo di non vere più certezze.." lo guardai e si poteva percepire un'auto fosse dispiaciuto in realtà. "Non so come comportarmi, lui è sempre stato un punto fisso da quando ho litigato con mia madre. Pensavo mi amasse e invece ero solo una ragazzina troppo ingenua per capire la verità che avevo davanti agli occhi dal primo giorno" Mi asciugai velocemente le lacrime cercando di non dare troppo peso a quello che avevo detto. Cercavo di sminuire i miei stessi problemi come lui mi aveva insegnato durante il nostro rapporto.
"Ti ha lasciata?" Chiese Dylan all'improvviso continuando a guardarmi.
"Io, cioè lui, io.." Abbassai lo sguardo all'improvviso sui miei polsi sperando che non si accorgesse di quel gesto che invece colse avvicinando le sue lunghe dita affusolate sulla pelle chiara dei miei polsi mostrando i segni violacei di una stretta attorto a essi.
"Ti avevo detto di chiamarmi, perchè non l'hai fatto, perchè gli hai permesso di farti del male"
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Disse Dylan cercando di mantenere la calma, sbattendo entrambi i pugni sul volante facendomi sobbalzare. "Scusami" sussurrò poi.
"Io lo amo e non credevo fosse possibile che mi facesse del male" abbassai lo sguardo e il tono della voce "Non di nuovo". Queste parole furono colte da Dylan che mi guardò alzando entrambe le sopracciglia.
"Non è la prima volta che ti tocca e tu non me ne hai parlato?" Sbottò poi. Sentivo il suo sguardo adirato su di me che mi fece sentire peggio di quanto lo fossi prima.
"Io lo-" cercai di giustificarmi.
"Si, lo ami. Ho capito. Ma nel momento in cui ti ha fatto questo" indicò i miei polsi ora nascosti sotto la camicia. "Lui non ti ama. Se ami una donna la tratti da regina e mai ti sogneresti di toccarla se non quando fate l'amore. Guardati, sei spaventata e completamente abbandonata a te stessa. Dimmi una sola cosa buona che lui abbia fatto per te. Me ne basta una" Si fermò per darmi modo di rispondere ma rimasi in silenzio. In quel momento non mi venne in mente niente di positivo e questo mi fece sentire ancora di più in colpa. Che razza di fidanzata ero stata se nemmeno riuscivo a trovare una cosa buona che avesse fatto il mio fidanzato per me?
"Non rispondi perchè non ha fatto niente per te, lui non ha mai fatto niente per nessuno, nemmeno per Scott. E' sempre stato geloso di lui e quando è morto ne ha tratto vantaggio. Scott doveva dirigere l'azienda dei suoi non Tyler. Aveva sempre avuto dei problemi comportamentali, violenza che cercava di gestire agli incontri con la Councelor della scuola" Si passò nervosamente una mano tra i capelli guardandomi mentre assumevo un'espressione sempre più confusa e spaventata. Ecco che nel giro di due minuti si confermarono tutti i dubbi che avevo su Tyler. Cercando di tenermi buona al suo fianco promettendomi il 'futuro sicuro' che tanto ambivo fin da piccola. Non riuscii a dire niente.
"Non è colpa tua, non pensarlo nemmeno per un momento. So che ora stai male, ma ti prometto che le cose andranno meglio" disse il moro guardandomi accennando un mezzo sorriso che doveva calmarmi. Annuii sussurrando un flebile 'grazie'. Mise in moto e mi riportò a casa di Newt e Lea, l'unico posto dove volevo veramente stare in quel momento.
Hola! Con questo capitolo abbiamo finalmente capito qualche cosa in più sul nostro 'amico' Tyler. Cosa pensate che succederà di qui in avanti? Se ne starà al suo posto oppure se ne tornerà sul più bello? Auguriamo un grande in bocca al lupo alla nostra protagonista per il suo esame di filosofia!.