🏅16 in #dylanobrien
Sara Martin, originaria di Los Angeles, vive a New York da qualche anno. Futura ragazza in carriera fidanzata con un futuro imprenditore
Dylan O'Brien, sbruffone e arrogante pieno di se vive a Los Angeles e non é in grado di ge...
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La mattina seguente abbandonammo il Motel leggermente più riposati e riprendemmo il nostro viaggio on the road verso Toronto. Il viaggio in auto riesce veramente a trasmettere il fascino del viaggiare grazie alla sua imprevedibilità. Non avrei mai detto infatti di ritrovarmi in uno sporco motel e di dormire di fianco al ragazzo che fino a pochi giorni prima consideravo estremamente fastidioso.
Durante quel viaggio ci eravamo fermati per ammirare la bellezza del paesaggio intorno a noi almeno una decina di volte e questo fu quello che più amai di quel viaggio con Dylan: centinaia di chilometri consumati, la possibilità di fermarsi per fare sosta e la meraviglia del paesaggio osservato in time-lapse dal finestrino.
L'oceano in lontananza, le montagne e le grandi distese di fiori. Passammo quelle ore prima dell'arrivo a casa di mio fratello tra risate e battute. Cantammo a squarciagola le canzoni in riproduzione casuale del mio IPod e ci accorgemmo avere quasi gli stessi gusti in fatto di musica.
Arrivammo a Toronto prima del previsto e cominciai a sentirmi profondamente eccitata perchè di ì a poco avrei rivisto Daniel, tutto quello che mi restava della mia famiglia. - "Sicura che sia qui?" Chiese Dylan tenendo ancora tra le mani il navigatore, girandosi il cellulare tra le mani. Avevo suonato, ma nessuno era venuto ad aprirmi quindi iniziai a pensare che sarebbe stato meglio avvisare del mio arrivo. Prima di pensare a quanto fossi stupida in realtà sentii una voce alle mie spalle, una voce calda che riconobbi all'istante.Mi voltai e trovai alle mie spalle Daniel, sostenuto come sempre ma con un sorriso abbozzato sul viso.
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"Sei davvero qui" Indugiai un momento e corsi tra le braccia di mio fratello che mi strinse con foga tra le sue braccia.
"Io vado a fare un giro, ti chiamo più tardi" sorrise Dylan guardandomi imbarazzato per poi rivolgersi verso Daniel e stringergli la mano "Piacere di conoscerti, io sono Dylan" mio fratello lo scrutò con fare interrogativo chiedendosi sicuramente chi fosse, gli strinse la mano a sua volta e si presentò a lui. "Daniel, piacere mio".
Vidi Dylan allontanarsi con la macchina dal vialetto del quartiere dove viveva mio fratello, tornando dopo poco con l'attenzione su Daniel che mi sorrise stringendomi di nuovo per poi farmi entrare in casa sua. - "Ti trovo veramente bene, la Grande Mela ti ha fatto crescere sorellina" sorrise lui sorseggiando una tazza di tè per poi tornare con lo sguardo fisso su di me.
"Grazie mille Dan" sorrisi sinceramente. "Hai intenzione di dirmi cosa intendevi con quella frase di ieri?" Chiese lui accigliato. Si riferiva al fatto che voleva sapere il motivo per cui non lo avessi chiamato e avvertito dell'esame di filosofia. Continuò poco dopo "Cosa c'è che non va?" Chiese Daniel preoccupato.
"A New York avevo iniziato una nuova vita, lavoravo come stagista in un'azienda e un anno e mezzo fa conobbi un ragazzo-" mi interruppe mio fratello inclinando leggermente la testa. "Quello che è venuto con te qui? Oh si certo che è lui, è davvero un bel ragazzo" Sorrise annuendo.
"In realtà...lui è un mio amico, l'ho conosciuto appena sono tornata in California perchè è il fratello della ragazza di Lea" sorrisi notando sul suo volto segni inconfutabili di confusione.
"Ma Allison non aveva fratelli, come..." lo interruppi cercando di aggiornarlo su molte delle cose d cui era rimasto all'oscuro.
"Lea non sta più con Allison, adesso Lea sta con Julia, la sorella di Dylan, mentre Allison sta con Derek" cercai di spiegarli utilizzando le mani per aiutarmi a spiegare meglio quell'assurda situazione.
"Quando dici Derek intendi Derek il fratello di Lea?" Chiese sorpreso riportando alla memoria che quando fui io a scoprirlo rimasi di stucco allo stesso modo.
"Comunque io amavo il ragazzo con cui stavo, mi aveva promesso che una volta finita l'università avrei lavorato nell'azienda dei suoi, ma.." mi fermai un momento. "Purtroppo non è andata bene" risposi con una certa nota di rammarico.
"Perchè hai conosciuto il moro che ti ha accompagnata qui da me?" Scoppiò in una risata mo fratello.
"No.. Il ragazzo con cui stavo prima ha iniziato a dare segni di squilibrio lasciandomi qualche livido addosso" sorrisi amaramente cercando di non farlo preoccupare più del dovuto.
"Come, cosa.. ma perchè non mi hai.." iniziò lui visibilmente sotto shock dopo quello che gli avevo confidato.
"Daniel sto bene, o almeno credo. L'ho lasciato perchè sapevo che non era quello giusto, ma a volte mi sento così sola, mi manca come può mancarti l'aria e tutto perchè l'amavo tantissimo e forse ancora lo amo, non lo so più" sputai tutto fuori iniziando a torturarmi le mani.
"Ehi" richiamò l'attenzione mio fratello facendosi guardare. "Non puoi amare qualcuno fino in fondo se lui non ti permette di farlo. Da come lo racconti più che una storia d'amore sembrava un contratto di lavoro" sorrise mio fratello per farmi coraggio. "Le persone inizi ad amarle quando ti danno modo di farsi conoscere, quando si aprono con te come con nessun altro. Ami qualcuno quando fai per lei cose che non avresti mai immaginato di fare".
Aveva ragione come sempre, e in quel momento ascoltando le sue parole, presi sempre più consapevolezza del fatto che Tyler non mi amava, non mi ascoltava e non mi accettava per quello che ero, ma cercava solo di plasmare una pedina in grado di soddisfare i suoi bisogni.
Come potevo esser stata così stupida?
"Come mi rendo conto se qualcuno mi interessa veramente se sono sempre stata abituata ad accettare un uomo in base al suo conto bancario?" Chiesi severa incolpando più mia madre che me in quel momento.
"E' facile Sara. Quando trovi la persona giusta lo senti dentro lo stomaco, e cosa più importante, provi qualcosa di disinteressato, un sentimento vero che va oltre il conto in banca o la villa al mare. Te ne accorgerai quando ti succederà. Fidati di me" mio fratello sorrise infondendomi tutto il suo supporto. "Tu non sei come nostra madre, sei una sognatrice. Meriti l'amore di cui hai sempre letto nei tuoi libri" Si alzò in piedi per abbracciarmi.
Adoravo parlare con mio fratello e sapevo che andare da lui sarebbe stato un passo in più verso la guarigione del mio animo malato e sporcato dalla mediocrità non solo di mia madre, ma anche del ragazzo che pensavo di amare. All'improvviso un pensiero si insidiò nella mia mente in modo sempre più prepotente. Un pensiero che odorava di betulla, bergamotto e cashmere.