"Va tutto bene?" Chiese Dylan lanciandomi una fugace occhiata, tenendo ancora saldo il volante sotto la sua presa ferrea.
"Come? Ah si, tutto bene" Risposi poggiando la testa sul palmo della mia mano guardando la strada interminabile di fronte a me. Erano le quattro e mezza del mattino e ancora non avevamo trovato una sistemazione dove riposarci e dormire. Cominciai a credere che quel viaggio non fosse stata una buona idea anche perchè Dylan aveva sul volto la classica espressione di una persona alla quale non potevi darla a bere, ma continuò a guidare con lo sguardo stanco e preoccupato senza chiedermi niente, lasciandomi lo spazio di cui avevo bisogno invece di partire con le classiche frasi di rito 'sono qui se vuoi parlare' oppure 'vuoi parlarmene?' E sinceramente lo apprezzai tantissimo.
"Ho sempre avuto un rapporto particolare con mia madre" Iniziai senza guardarlo, provavo fin troppa vergogna e paura di vedere lo stesso alone di delusione che aveva mio fratello negli occhi quel giorno. Lui non disse niente, stava ascoltando. E questo non fece altro che spingermi a proseguire.
"Non ho mai avuto problemi economici da piccola. Al contrario avevo tutto quello che una bambina potesse desiderare. Scuola privata, due vacanze all'anno, un pony" sorrisi a quel pensiero e notai con la coda dell'occhio che anche Dylan aveva arricciato le labbra facendo spuntare sul suo viso un sorriso sincero mentre continuava a guidare. "I miei genitori mi volevano bene, ma c'era qualcosa a cui non ero stata abituata" mi interruppi giusto per un momento. "L'amore. Intendo, quello di cui leggevo nei libri a cui ero tanto devota da piccola. L'amore vero. Perchè se da una parte loro mi volevano bene, dall'altra loro non se ne volevano affatto" mi ritrovai ben presto a fissare fuori dal finestrino.
"All'età di sedici anni mia madre mi confidò come non avesse mai amato papà, ma che fosse l'uomo più 'conveniente' tra tutti quelli che gli si erano proposti" solo al pensiero di quella conversazione provai un profondo senso di pena nei confronti di mia madre. Una donna troppo impegnata a costruirsi un futuro lasciando indietro l'essenziale per vivere una vita felice.
"Che intendi con 'conveniente'?" La voce di Dylan risuonò nel veicolo facendomi voltare giusto un'istante per poi voltarmi nuovamente verso il finestrino.
"Era l'uomo perfetto per costruire una famiglia, per vivere una vita agiata e per avere dei figli che avrebbero dovuto seguire le sue orme" mi fermai un momento. "Perchè credi che abbia frequentato sempre scuole prestigiose?"
Mi fermai un momento e Dylan esitò un momento prima di dire quello che voleva chiedermi e che dovevo sicuramente aspettarmi."...Tua madre voleva che frequentassi persone abbienti per farti vivere la vita che ha vissuto lei" concluse al mio posto. Ci aveva preso in pieno.
Annuii. "Purtroppo non è tutto" la voce iniziò a diventarmi sempre più spezzata. "A diciotto anni mio padre morì in un incidente d'auto e da allora mio fratello iniziò ad occuparsi di me, e-"
cercai di regolarizzare il mio respiro per evitare di piangere.
"Non devi dirmi queste cose se ti fanno stare cos-" Iniziò Dylan.
"No. Io voglio farlo" Abbassai il tono di voce e le lacrime iniziarono a scivolarmi lungo le guance. "Io devo farlo, altrimenti sento che potrei scoppiare. Devo, capisci?" Mi asciugai velocemente le lacrime mentre Dylan annuì.
"Mia madre non poteva badare a noi perchè era impegnata nella ricerca di un altro uomo che avrebbe potuto mantenere lei e noi. Lei diceva che lo faceva per noi, che doveva farlo e che non aveva tempo di piangersi addosso" La voce mi si spezzò come un malloppo alla gola mi fermai un momento per poi proseguire e ammettere quello che non avevo mai ammesso prima. "Mio padre mi voleva bene ed era una persona molto importante per me, fui distrutta quando lo persi quindi.." Dylan aveva la mascella serrata sicuramente spaventato di quello che avrebbe sentito di lì a poco.
"..Quindi iniziai a versare i miei problemi nell'unica cosa in grado di alleggerirmi. Iniziai a bere dapprima alle feste, poi il pomeriggio dopo scuola, fino ad averne bisogno sempre di più portando sempre con me una bottiglia in borsa in modo da colmare il bisogno ogni qualvolta lo volessi" Inspirai ed espirai profondamente cercando di trattenermi per concludere il discorso il più velocemente possibile. "Circa due anni fa sono stata trovata nel bagno di un locale completamente ubriaca e coperta di sangue perchè avevo preso a pugni lo specchio di fronte a me. Se Newt non mi avesse trovata, probabilmente non sarei qui a raccontartelo." Mi fermai un momento in modo da far metabolizzare le informazioni al mio interlocutore. "Allora era mio fratello che si occupava di me, quindi in accordo con i medici, decise di mandarmi via da Los Angeles, lontana da tutto quello che era stata la mia vita. Lontana dalla bolla di sapone dove mi aveva fatto vivere mia madre per costruire una nuova vita basata sullo sforzo e sul sacrificio. Mi sarei ripresa in mano la vita e, mi ripromisi che non avrei mai più toccato una bottiglia di alcol e così feci, poi.." cercai di concludere quando Dylan prese parola atono, sviscerato di ogni emozione.
"..Poi hai incontrato esattamente il prototipo di ragazzo che tua madre voleva per te, ti sei accontentata finendo per amarlo... Vivendo la perfetta favola d'amore del ricco ereditario di imprese con la bambina viziata e ricca che possedeva un pony" disse il tutto con un tono aspro quasi marcato da una certa nota di sarcasmo. Non mi voltai, ma sentii di nuovo la sua voce.
"Meriti di meglio Martin, hai sempre meritato di meglio. Devi solo rendertene conto e imparare a vivere la vita appieno, anche con le difficoltà che ti si pongono di fronte perchè tu puoi affrontarle" il suo tono si era ammorbidito, aveva un non so che di consolatorio ed io, dopo avergli confessato tutto, mi sentii più libera.
"Quindi tu.." provai a chiedere.
"No. Non sono deluso, anzi sono sorpreso di come tu sia riuscita a crearti una nuova vita a dispetto di tutti i problemi che hai dovuto affrontare" Indugiò un momento lanciandomi una rapida occhiata. "Mi... dispiace per tuo padre"
Gli rivolsi un sorriso di circostanza perchè non riuscii a dire nient'altro. Dopo qualche minuto di silenzio sentii di nuovo la voce roca e profonda del ragazzo seduto affianco a me.
"Sono sicuro che tuo fratello sia fiero di te e non riesco ad immaginare nessuno che non lo sarebbe. Ce l'hai fatta Sara, non sei diventata come lei e non ci diventerai mai perchè siete sempre state diverse" Continuò a tenere lo sguardo fisso sulla strada serrando la mascella. "Tu credi nell'amore vero nonostante tutto, lei no". Quelle parole furono le più confortanti che qualcuno mi avesse rivolto ed io non potei che esserne felice. Ad un tratto non troppo distante di noi intravedemmo un'insegna al Neon che indicava un Motel a tre stelle, il massimo che avremmo potuto trovare lungo il tragitto. Dylan svoltò trovandosi nel parcheggio di quel Motel logoro e attempato dove avremmo passato il resto della notte.
STAI LEGGENDO
Unexpected ||Dylan O'Brien||
Fiksi Penggemar🏅16 in #dylanobrien Sara Martin, originaria di Los Angeles, vive a New York da qualche anno. Futura ragazza in carriera fidanzata con un futuro imprenditore Dylan O'Brien, sbruffone e arrogante pieno di se vive a Los Angeles e non é in grado di ge...