I tre giorni successivi a quella sera passarono in modo del tutto meccanico. Tyler si alzava presto per andare a lavoro lasciandomi sola quasi tutto il giorno a studiare con Newt e Lea. I miei rapporti con Dylan si limitarono al nulla, com'era prima di quella sera in spiaggia. Lui era troppo orgoglioso ed io sentivo che fosse sbagliato avvicinarmi a lui per una serie di motivi che andavano da Tyler alla sua ragazza super sexy. Non volevo più interferire con la sua vita quindi decisi di impegnarmi e sforzarmi di studiare per passare quel dannato esame, l'unico che mi separava dal mio futuro insieme a Tyler. Sempre se ero quello che ancora stessi cercando. I miei dubbi crebbero sempre di più diventando quasi l'unica cosa a cui riuscivo a pensare quindi quella sera decisi di approfondire quel discorso. Non potevo più nascondermi dietro un dito ed avevo bisogno di risposte.
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"... Mancano una manciata di contratti per concludere uno degli affari più importanti che la mia famiglia abbia mai visto prima" stava sorridendo soddisfatto mentre tagliava con il coltello e la forchetta la fetta di carne che aveva nel piatto.
"È fantastico" dissi fingendo un sorriso.
"Come procede lo studio? Passerai quell'esame Venerdí vero?" Chiese con tono freddo, quasi atono. Sembrava costretto a farmi quella domanda.
"Si, devo solo ripassare. In questi giorni ho avuto modo di ripassare molto bene" stavo sviluppando un sarcasmo così raffinato che lui non riuscì a cogliere. L'unica cosa che facevo era studiare visto che non facevo altro che non vederlo a causa dei suoi impegni che sembravano sempre più importanti dei miei.
"Cosa intendi con 'molto bene'? Non avrai visto di nuovo O'Brien quando ti avevo proibito espressamente di farlo?" Chiese con tono aspro lanciandomi un'occhiata. Scossi la testa in segno di diniego.
"Non mentirmi Sara, sai quanto lo odio" continuò sbattendo le posate sul tavolo.
"Non ho più visto Dylan, te lo assicuro Tyler. È la verità" risposi con un filo di voce nuovamente spaventata dal suo comportamento inaspettatamente violento.
Decisi di fare un respiro profondo e prendere il coraggio necessario per fare quello che avrei dovuto fare dal primo momento in cui mi era venuto in mente di farlo.
"Perché non mi hai detto niente di Scott?" Chiesi guardandolo negli occhi al che si bloccò serrando la mascella.
"Come diavolo fai a...." si bloccò e spuntò sul suo viso un sorriso malizioso e incredibilmente sinistro "O'Brien. Certo" si alzò con un balzo facendo cadere in terra il piatto che aveva di fronte.
"Smettila!" Ebbi il coraggio di gridare prima di tapparmi le orecchie con entrambe le mani.
"Cosa ti ha detto? Ti ha rifilato la storiella del bambino ubriaco a cui è morto il migliore amico?" Iniziò ad applaudire in modo teatrale. "Quel ragazzo ha ucciso mio fratello ed è bene che si senta in colpa"
"Non è stata colpa sua, portarsi dietro una tale colpa può portare a-" mi interruppe parandosi di fronte a me con fare minaccioso.
"Non mi interessa. Per quello che ne so, lui per me può morire come il mio stupido gemello. Sempre tra le grazie di mamma e papà" disse passandosi una mano nervosamente tra i capelli.Bingo.
Aveva veramente detto quelle cose? Come poteva parlare di suo fratello in quel modo? Solo la gelosia avrebbe potuto farlo uscire fuori di testa in quel modo.
"Come puoi dire queste cose? Era tuo fratello ed è morto per difendere un suo amico!" Gli sputai contro riducendo gli occhi a due fessure. Il moro mi strinse per i polsi facendo fuori uscire dalle mie labbra un gemito di dolore. "Stai zitta! Stai zitta!" urlò serrando gli occhi e non appena li riaprí mi lasciò dalla sua salda presa avviandosi verso la porta per tirare pugni a raffica contro di essa. Iniziai a piangere in preda non solo al dolore fisico, ma anche morale. L'uomo con cui avrei voluto passare la vita si era mostrato un pazzo sociopatico violento. Tutte le mie certezze si stavano lentamente sgretolando.
"Sei un mostro Tyler, sei davvero un mostro" gli urlai contro una volta uscito dalla stanza. Se n'era andato, ma quella volta, provai un grande senso di soddisfazione e libertà.
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Chiamai Newt dopo poco il quale mi venne a prendere e mi portò a casa sua e di Lea. Era veramente adirato con quel 'mezzo uomo', così lo aveva definito il biondo.
"Non si deve mai più permettere di toccarti" sentenziò camminando avanti e dietro per la sua stanza passandosi più volte una mano tra i capelli color miele.
"Newt.." tentai di attirare l'attenzione del ragazzo che continuava a camminare senza meta sul perimetro della camera.
"Non mi capacito di come abbia finto per tutto il tempo della vostra relazione. Perché non me ne hai parlato?" Allargò lui le braccia teatralmente.
"Avevo paura che succedesse quello che poi è effettivamente successo" sentenziai dura mostrandogli nuovamente i polsi. Il ragazzo si fermò e mi venne incontro, allargando le braccia per stringermi in un abbraccio sussurrando quanto gli dispiacesse per quello che mi era appena successo. Piansi e, Lea che era appena entrata, capii subito non appena vide la valigia ai piedi del letto di Newt. La mora ci raggiunse e si unì a quell'abbraccio che sapeva di promesse e protezione.
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"Devo venire per forza a mangiare la pizza? Non mi-" cercai di finire la frase quando Lea mi interruppe.
"Si, vieni per forza perché noi vogliamo mangiare la pizza stasera e tu sei nostra ospite quindi non ti lasceremo morire di fame sciocchina" mi strizzò una guancia la mia migliore amica provocando un sorriso spontaneo sul mio volto. Non potevo competere con lei, finiva sempre per avere ragione. Mi vestii al volo mettendo qualcosa di casual che comprendeva un paio di Jeans, una camicia a quadri blu e un cardigan di lana beige se la sera avesse fatto freddo. Scesi le scale e mi avviai verso la porta assieme ai miei due migliori amici.
"Andiamo con la Jeep" sorrise Newt guardandomi.
"Guido io" Disse Lea prendendo le chiavi dalle mani di Newt velocemente. Sorrisi mentre Newt si accigliò scuotendo la testa finendo per accettare la richiesta di Lea.
Arrivammo alla pizzeria nel giro di venti minuti perché per nostra fortuna trovammo la maggior parte dei semafori verdi.
La pizzeria era un luogo molto modesto, diverso dai locali a cui ero abituata, ma non per questo meno bello e accogliente.
"Cosa stiamo aspettando qua fuori?" Chiesi tremando mentre il mio corpo espelleva vapore dalla bocca. Lea e Newt indicarono un punto dietro di me al che mi voltai e rimasi esterrefatta.
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Unexpected ||Dylan O'Brien||
Fanfiction🏅16 in #dylanobrien Sara Martin, originaria di Los Angeles, vive a New York da qualche anno. Futura ragazza in carriera fidanzata con un futuro imprenditore Dylan O'Brien, sbruffone e arrogante pieno di se vive a Los Angeles e non é in grado di ge...