🏅16 in #dylanobrien
Sara Martin, originaria di Los Angeles, vive a New York da qualche anno. Futura ragazza in carriera fidanzata con un futuro imprenditore
Dylan O'Brien, sbruffone e arrogante pieno di se vive a Los Angeles e non é in grado di ge...
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"Tyler" iniziai una volta aver visto il ragazzo digrignare la mascella alla vista di me e Dylan nella nostra camera. "Che cosa ci fa lui qui?" Chiese Tyler marcando la voce su 'lui' come se sapesse chi fosse. Ma sicuramente era una delle mie tante impressioni, avrei giurato di diventare pazza in quei giorni e stavo seriamente iniziando a rimpiangere New York. "È solo un compagno di università e mi sta aiutando con l'esame che devo passare, lo sai" dissi avvicinandomi di più, mettendomi in mezzo ai due con una mano alzata lentamente per cercare di calmarlo. "O'Brien che diavolo ci fai qui? Cosa le hai detto?" Rimasi un attimo di stucco e assottigliai gli occhi in due fessure guardando prima Tyler poi Dylan per capire cosa diavolo stesse succedendo. "Dirmi cosa? Cosa dovrebbe dirmi?" Inizia scuotendo la testa cercando di venirne a capo "Come fai a conoscerlo?" Tyler alzò una mano per zittirmi. Lo faceva spesso in quel periodo ed io non so perché me lo facevo sempre andare bene. Sembrava che in volto avesse un misto tra ira e preoccupazione. L'ira era tra virgolette "giustificata", ero pur sempre la sua ragazza e mi trovavo in camera con un altro ragazzo, ma non capivo perché fosse preoccupato. Nel frattempo tacqui con un malloppo alla gola e i miei mille pensieri. Feci un passo indietro quando mi tornò alla mente il gesto inaspettatamente violento di Tyler e mi strinsi il polso per nasconderlo agli altri e me stessa. Dylan non smetteva di guardarlo serrando la mascella e passandosi la lingua molto velocemente e impercettibilmente sul labbro inferiore. Non c'è cosa più frustrante del non sapere ed io in quel momento non capii niente. "Amico.." iniziò Dylan lentamente facendo un passo in avanti. "Come mai sei qui? Dimmi perché sei qui" il tono di Tyler era visibilmente più alto. "L'hai sentita la tua ragazza no? Stavamo studiando! Pensi che se volessimo fare altro lo avremmo fatto in una stanza dove sapevamo saresti arrivato entro poco? Credi che sia veramente così scemo? I soldi di mamma e papà devono averti mandato parecchio in pappa il cervello amico" Dylan lo spiazzò e spiazzò anche me. Come faceva a sapere dei suoi? Avrei voluto veramente sapere di più. "Pensavo che da quella sera quello con il cervello in pappa saresti stato tu. Invece a quanto pare mi sbagliavo" Rise Tyler beffardo. Cosa intendeva con «quella sera»? Doveva sicuramente essere successo qualcosa di rilevante dal momento che non appena poggiai lo sguardo su Dylan lo trovai con i pugni serrati lungo il corpo e le vene del collo che iniziavano ad essere ben visibili. Si stava trattenendo e in quel momento sperai che avrebbe continuato. "Come puoi essere così meschino? Come puoi parlare di quella sera in modo così superficiale?" Stava per dire altro, ma si fermò non appena si rese conto che anche io fossi presente nella stanza. Aprí la bocca come per parlare, ma scosse la testa poco dopo avviandosi verso la porta. "Torturarsi non serve a niente. E il rimorso appartiene ai perdenti senza futuro, quindi lo lascio a te. Fatti un favore. Non tornare O'Brien." Tyler concluse aprendo la porta per il ragazzo dagli occhi nocciola e per un momento giurai di averli visti incupire. Dovevo capire cosa stava succedendo e, ostinata com'ero, lo avrei scoperto a tutti i costi. Dylan uscí dalla camera e sbatté la porta con rabbia dopo di che Tyler tornò con lo sguardo duro su di me. "Come mai metti a dura prova la mia pazienza?" Chiese rimanendo impalato davanti alla porta. "Perché da quando ci siamo trasferiti qui niente va per il verso giusto? Pensavo che mi amassi e che volessi vivere una vita insieme senza nessun'altro e invece dopo due giorni ti trovo proprio insieme all'unica persona che non avrei mai più voluto vedere" il suo tono si fece sempre più alto per finire in un urlo accompagnato da un pugno sulla porta bianca della stanza. "Perchè?" Sussultai impaurita non sapendo se parlare o tacere, iniziavo ad avere paura del ragazzo che avevo di fronte. Come poteva essersi trasformato in questo modo nel giro di qualche giorno? Non si era mai comportato in quel modo e, non sapere il motivo, mi logorava all'interno. "Tyler" pronunciai con un filo di voce. "Devi fidarti di me, non è successo niente. Mi stava aiutando a studiare perché è laureato in Filosofia, solo questo. Non c'è assolutamente niente tra di noi, credimi" abbassai leggermente lo sguardo. "Per favore" posai lo sguardo su di lui con le lacrime che minacciavano di cadere sulle mie guance, ma la sua reazione fu totalmente inaspettata. "Si è laureato alla fine, pensavo che rimanesse un inetto a vita" disse con disprezzo senza nemmeno guardarmi, come se l'odio nei confronti di Dylan fosse più importante di me. Non ressi più e ignorando le possibili conseguenze del mio gesto gli posi l'unica domanda a cui volevo veramente una risposta. "Dimmi chi è, come fai a conoscerlo?!" Dissi il tutto velocemente guadagnandomi un'occhiata accigliata da parte sua. "Non vuoi saperlo veramente, questo è tutto quello che devi sapere. Non voglio più vederti in giro con lui. Mai più." Pronunciò le ultime due parole con un tono duro e intimidatorio. "Stava solo cercando di aiutare" ripetei più a me stessa che a lui. "Lui non aiuta, non l'ha mai fatto e mai lo farà" concluse il tutto con un sorriso che avrebbe dovuto tranquillizzarmi, ma non successe. "Ah Sara?" Chiese lanciandomi un'ultimo sguardo prima di entrare nel bagno. "Stasera non ci sono a cena, sono... con i miei genitori per discutere di alcune questioni lavorative. Devo fargli rapporto di quello che è successo in questi giorni. Devo anche dirgli che una volta rimessa in pari con gli esami ti occuperai della gestione assieme alle altre stagiste" sorrise nella mia direzione ottenendo in risposta un mezzo sorriso. Sapeva benissimo che quando parlava di lavoro mi teneva in pugno. Sapeva quanto avevo bisogno di quel posto e sfruttò questa informazione a suo favore come aveva iniziato a fare da giorni, o forse, come aveva sempre fatto senza che io me ne fossi veramente accorta. Colsi al volo quell'occasione per ottenere delle vere risposte alle domande che affollavano la mia mente da quando Tyler e Dylan erano entrati in contatto quel pomeriggio e le risposte non tardarono ad arrivare.