🏅16 in #dylanobrien
Sara Martin, originaria di Los Angeles, vive a New York da qualche anno. Futura ragazza in carriera fidanzata con un futuro imprenditore
Dylan O'Brien, sbruffone e arrogante pieno di se vive a Los Angeles e non é in grado di ge...
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"Benvenuti al Rise Motel, come posso esservi utile?" La voce atona della signora di mezza età davanti a noi non aveva niente di confortante.
La 'reception' era ridotta ad una cabina circondata di vetro trasparente che, molto probabilmente, non veniva pulita da quando il Motel aveva aperto e, aggiudicare dalla sue condizioni, era molto. Chissà come sarebbero state le stanze.
"Volevamo due camere per riposarci giusto qualche ora, saremo in viaggio entro quattro ore" sorrise Dylan alla donna di fronte a noi che stava cercando le chiavi delle due stanze.
"Eccone una" La donna passò le chiami dalla piccole fessura presente nel vetro. "L'altra.."
Continuò a cercare per qualche momento per poi rivolgersi un'occhiata accigliata. "Purtroppo non riesco a trovare la chiave, comunque in quella camera" si fermò facendo un segno del capo verso la chiave che Dylan teneva tra le mani. "E' omologata per due". Quasi non mi strozzai con l'acqua che avevo prelevato da una macchinetta lì vicino.
"Mh, ne è sicura? Non può controllare meglio?" Chiese Dylan rivolgendole un'occhiata. Intervenni in suo soccorso perchè sarebbe stato sicuramente imbarazzante condividere la camera con lui. "La prego".
La donna continuò a cercare scuotendo la testa in segno di diniego. "Mi dispiace, è l'unica camera disponibile" E ci congedò con un sorriso di circostanza.
Ci allontanammo dalla reception di quella topaia e Dylan iniziò a passarsi una mano tra i capelli, visibilmente stanco. "Senti, vai tu. Io dormo in macchina, se abbasso il sedile riuscirò a dormire un paio d'ore" Si interruppe a causa di uno sbadiglio. "Ho solo bisogno di un paio d'ore di sonno" mi comunicò sorridente dandomi la chiave della camera di quel Motel del terrore.
"Ah no, no, no. Non dormirò mai dentro una di quelle camere da sola" risposi accigliandomi tenendo le braccia conserte sotto il mio seno. Il ragazzo si fermò voltandosi indietro per guardarmi, stranamente senza malizia.
"Deve pur esserci un divano o una poltrona dove uno di noi due può dormire, no?" Continuai per cercare di convincerlo. Iniziò a camminare verso di me prendendomi le chiavi dalla mano indirizzandoci verso la camera numero 11.
"Io dormo sul letto, ragazzina" sghignazzò lui.
"Nei tuoi sogni, forse" risi complice rivolta verso il moro che avevo accanto. -
Come pensavo la stanza era una delle cose più lugubri che avessi mai visto in 24 anni di vita: Le pareti di cartongesso bianche ingiallite dal tempo e dal fumo di sigaretta, la moquette rossa degna di ogni film Horror degli anni '80 e, come per disconfermare la mia teoria, un solo letto matrimoniale in mezzo alla stanza. Niente divani, niente poltrone. Solo un enorme letto per due persone. Iniziai ad essere nervosa.
Avrei preferito dormire nella vasca da bagno piuttosto che condividere il letto con Dylan. Sarebbe stato imbarazzante come niente mai in vita mia. Lanciai una rapida occhiata a Dylan e lo trovai a grattarsi la nuca, visibilmente in imbarazzo.
"Non vedo divani" iniziò lui guardandosi intorno.
"Si, nemmeno io" risposi guardandomi intorno per evitare il suo sguardo, che in quel momento, mi avrebbe sicuramente fatta arrossire. Bella situazione, davvero. Lanciai la mia borsa sul letto matrimoniale avviandomi verso il bagno per lavarmi i denti e rinfrescarmi un po'. Cercai di mantenere la calma il più possibile ripetendo a me stessa come un mantra 'E' solo per questa notte'.
Ritornai in camera con lo sguardo sul mio cellulare per comunicare ai miei amici dove ci trovavamo in quel momento e quando alzai gli occhi mi trovai di fronte Dylan confuso e accigliato che teneva in mano qualcosa: la bottiglia di Vodka quasi completamente piena comprata giorni prima. Non avevo più bevuto da quella bottiglia dalla festa di Newt, ma non so per quale motivo non l'avessi buttata via. Come si diceva in Colpa delle Stelle, tenevo quello che era in grado di uccidermi come me senza dargli il potere di farlo e questo mi faceva sentire estremamente potente.
"Questa cosa significa?" Chiese lui serrando la mascella.
"Dylan non è come sembra, io-" iniziai.
"Non è come sembra? E' forse acqua dentro una bottiglia di vodka? Perchè se non lo è, è esattamente come sembra" rispose sarcastico con lo sguardo cupo rivolto verso di me.
Sapevo che non si sarebbe convinto facilmente quindi mi avvicinai lentamente a lui togliendogli la bottiglia dalla mani facendogli segno di seguirmi nel bagno.Una volta arrivati davanti al lavandino iniziai a parlare.
"L'ho comprata due giorni dopo esser tornata qui, ne avevo bisogno per alleggerirmi dalla situazione di Tyler" aprii la bottiglia contenente quel distillato trasparente. "Non ne ho bisogno, non più. Te lo prometto." Piegai la bottiglia rovesciandone il contenuto nel lavandino. Non disse niente, mi stava guardando con ancora la mascella serrata.
"Dylan" indugiai qualche momento. "Ho bisogno che tu ti fidi di me".
Era vero. Non avrei più bevuto e questo lo avevo promesso a me stessa. Dopo la festa di Newt mi sentii terribilmente in colpa a tal punto da non volerne più sentire nemmeno l'odore. Non avrei più affogato i miei dispiaceri nell'alcol non solo perchè l'avevo promesso, ma perchè la vita comprendeva anche dispiaceri ed io li avrei affrontati da persona un po' più forte e matura. Finalmente il moro allargò le braccia per stringermi in un abbraccio che odorava di pino e betulla mixato con il bergamotto del suo dopobarba e il cashmere del suo golfino. Chiusi gli occhi per bearmi di quell'odore che mi avvolse tanto quanto le sue braccia.
"Andiamo a riposarci, d'accordo?" Il ragazzo mi sorrise accompagnando alcune ciocche dei miei capelli dietro l'orecchio. Annuii e lo seguii sdraiandomi sul letto mentre lui si sedette sulla sedia di vimini lì accanto distendendo le gambe sul comodino. Non potevo vederlo in quella posizione così scomoda, d'altra parte aveva intrapreso quel viaggio per accompagnarmi da mio fratello quindi presi coraggio e iniziai a parlare.
"Dylan non mi va che tu dorma lì" dissi guardandolo aprire un occhio per osservarmi.
"Sto bene, adesso dormi" sorrise il ragazzo guardandomi per poi richiudere gli occhi.
"Dylan" iniziai e non appena aprì gli occhi toccai le coperte accanto a me. "Vieni qui" dissi imbarazzata al che lui si alzò e si sdraiò lentamente accanto a me attento a non invadere i miei spazi, cadendo nel giro di poco in un sonno profondo.