Capitolo 3

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Ian aspirò dalla propria sigaretta e sbuffò il fumo guardandolo dissolversi nell'aria. Di lì a poco l'autobus sarebbe comparso sul sentiero fangoso, carico di nuove reclute, ansiose o terrorizzate di andare in guerra. Scorse il mezzo in lontananza proprio quando il mozzicone cominciò a bruciare un pò troppo vicino alle dita, quindi lo buttò per terra e lo schiacciò con il tacco dello stivale. Si stiracchiò il corpo indolenzito e si avvicinò all'asta della bandiera, assumendo la perfetta posizione da soldato, riaggiustandosi il berretto e allacciandosi i bottoni dell'uniforme fino al collo.

L'autobus si fermò e le porte si aprirono cigolando. Giovani uomini cominciarono a scendere, guardandosi curiosamente intorno per cercare il sergente istruttore. Quei pochi che si accorsero di lui si avvicinarono, seguiti a breve dagli altri. I borsoni, che sembravano essere strapieni, oscillavano sulle loro spalle, colpendo gli uomini al loro fianco. L'autobus si svuotò, lasciando per un secondo tutte le portiere aperte. Ian piegò la testa in un cenno di saluto all'autista e gli uomini rimasero a fissarlo mentre le porte finalmente si richiudevano e il mezzo ripartiva con un'ampia inversione di marcia.

Lentamente, si voltarono tutti di nuovo verso Ian con un'espressione incerta. Alcuni posarono le borse a terra, altri se le sistemarono meglio in spalla. Solo tre di loro erano sull'attenti ma erano comunque troppo nervosi per sollevare la mano in saluto.

- AT-TENTI!- ordinò Ian.

Scoppiò il disordine. Borsoni caddero a terra e piedi strisciarono sul suolo mentre cominciava a regnare la confusione generale quando nessuno sembrò riconoscere la differenza tra "Attenti" e "Riposo". Uno degli uomini che aveva eseguito la posizione corretta cambiò idea e si mise a riposo.

Ian fece scorrere svogliatamente lo sguardo sulla massa di uomini. Rimase con la schiena dritta, muovendosi a malapena per respirare. -"Attenti" è la posizione del saluto- disse casualmente.

Tutti cambiarono immediatamente. Quelli troppo nervosi per eseguire il saluto lo fecero così velocemente che Ian avrebbe potuto scommettere che il giorno dopo avessero una bruciatura sulla fronte. Alcuni non tenevano la schiena perfettamente dritta e altri avevano l'uniforme così stropicciata da sembrare come se avessero fatto la lotta sull'autobus o prima di salirci.

-Benvenuti- cominciò Ian, pentendosene immediatamente. -Sono il sergente Ian Gallagher. Questo campo, campo Waterloo, è attivo dalla Grande Guerra. Ha preparato soldati che hanno dato la vita per un nemico ancora più grande di quello che affronterete voi. Ha preparato più soldati che sono tornati a casa al sicuro, tutti interi e pronti a continuare con la loro vita che soldati morti per la propria patria. Sono qui per fare in modo che voi rientriate nel primo gruppo. Se mi darete ascolto e vi allenerete come se ne dipendesse la vostra vita, il che in effetti è così, tornerete a casa-

Una risata echeggiò non appena finì di parlare. Inarcò un sopracciglio. -Qualcuno ha qualcosa da dire?-

-Sì- rispose una voce. -Torneremo tutti a casa dentro sacchi per cadaveri, e tu lo sai-

Ian sorrise e annuì. - L'uomo che ha espresso questa opinione avrebbe voglia di presentarsi al resto del gruppo?-

Un fruscio provenì dall'ultima fila e un uomo si fece avanti, i capelli scuri in contrasto con lo sfondo rosato del cielo. Teneva la mano sollevata in un gesto ironico di saluto e si mordeva il labbro per trattenere un sorriso sarcastico. La sua uniforme era smessa e cosparsa di macchie scure, probabili bruciature da ferro da stiro, e il viso era velato da uno strato di sporcizia. Aveva l'aria di essere appena uscito proprio da uno di quei sacchi per cadaveri in cui era così sicuro di finire. - Sono proprio qui, signore-

-Il tuo nome, cadetto-

- Mickey-

Ian scosse la testa. - Solo cognomi qui-

Paper Shrapnel - Proiettili di cartaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora