Capitolo 15

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I giorni passarono e Mickey eseguì gli ordini il meno possibile. Si accigliava quando Ian lo guardava e sputava ai suoi piedi quando chiamava il suo nome. Vederlo gli provocava la nausea, insieme all'immagine del suo corpo dietro a quello di Wells. Ogni volta che gli lanciava un'occhiata, anche se per sbaglio, chiudeva gli occhi e contava fino a dieci per trattenersi dall'andarsene via. 

Stare intorno a loro era diventata anche più dura. Quando li vedeva incrociare lo sguardo, spingeva via il proprio cibo. Quando li vedeva entrare insieme nella tenda di Ian, doveva fermarsi a riprendere il respiro. Un giorno, Ian aveva sistemato la presa di Wells sulla pistola e quest'ultimo lo aveva ringraziato facendogli l'occhiolino. Mickey aveva buttato per terra la propria ed era tornato in tenda.

Insieme a questo, la voce di suo padre continuava ad urlare nella sua testa, cose che aveva già sentito in passato rivolte a lui, tranne una. Per qualche motivo, la voce di Terry continuava a sibilare "Geloso"  ogni volta che si trovasse di fronte a Wells, e gli faceva bruciare lo stomaco ancora di più.

Ma a poco a poco si rese conto che Wells stesse avendo sempre meno a che fare con Ian e viceversa. Dopo la notte del litigio, mentre Ian di solito prestava attenzione ai soldati allo stesso modo, il suo sguardo cominciò a indugiare sempre meno su Mickey. E dopo poco tempo accadde la stessa cosa con Wells.

Wells cominciò a trascorrere più tempo con gli altri arruolati invece di congedarsi una volta tramontato il sole dietro alle colline, ma non se ne preoccupava affatto. Morto un papa se ne fa un altro, e Wells se ne stava semplicemente seduto al tavolo rubato mischiando le carte e facendo battute su tutte le donne che avrebbe avuto una volta tornato a casa come un eroe.

Questo fu anche peggio per Mickey, in qualche modo.

Visto che Ian ora non lo guardava più, era lui a guardare Ian. Era cominciato tutto quasi inconsciamente, trattenendo lo sguardo un pò più a lungo dopo aver ascoltato la spiegazione degli esercizi, oppure come reazione alla sua voce quando lo udiva ordinare qualcosa ad un compagno. Quando si rendeva conto di essere rimasto a fissare la figura snella di Ian che si stagliava sull'azzurro cielo invernale, cercava sempre di trovare una scusa credibile; lo guardava per assicurarsi che Ian non facesse lo stesso; lo guardava per assicurarsi che non ci fosse un altro ora che con Wells sembrava finita. Gesù, quanti gay avrebbero potuto esserci in un posto come quello? Due, pensava, sembrava un coefficiente di stupidità abbastanza alto.

Per non parlare di tre. 

Guardare Ian portò le sue conseguenze. Alcuni piccoli cambiamenti nel suo comportamento rimbombarono nella testa di Mickey come un campanello d'allarme, anche se non capì bene il motivo.

A volte si presentava qualche minuto dopo l'arrivo dell'ultimo uomo nonostante l'adunata fosse già suonata. A volte, lo stesso sguardo sfuggente che riservava a Wells e a Mickey capitò anche con altri soldati. A cena rigirava il cibo nel piatto come a dare l'impressione di aver mangiato qualcosa anche se in realtà non toccava nulla.

Mickey non ci fece caso. O almeno ci provò. Lo guardava come un'infermiera controllava il paziente beccato a fissare un po' troppo la morfina durante il turno di notte.

E poi, cinque giorni dopo "l'incidente", così come lo definiva (soprattutto per fare in modo che il Terry nella sua testa non capisse a cosa si stesse riferendo), non ci fu più niente da guardare a cena.

Ian aveva mandato tutti in mensa, e Mickey pensò che li avrebbe raggiunti. La giornata era stata lunga, gli faceva male la schiena, si sentiva la pelle appiccicosa di sudore e tutti avevano un'espressione esausta, sconfitta. Non ci aveva prestato molta attenzione quando aveva visto Ian ridotto allo stesso modo.

- Avete visto il sergente?- chiese ad un tratto. Dallo sguardo di Fleming capì di aver interrotto una conversazione, ma poi, come se non si trattasse di nulla d'importante (e onestamente a Mickey non fregava nulla di cosa fosse), il soldato rispose.

-Due minuti fa. Sai, è quel tizio rosso che ci urla addosso tutto il giorno-

Mickey lo fissò finchè l'uomo non abbassò la testa come per scusarsi del proprio sarcasmo. Il moro scosse la testa e lanciò un'occhiata a Wells dalla parte opposta, il viso sorridente e gli occhi che brillavano. -Perchè, cerchi qualcosa da fare stasera?- chiese l'uomo dall'estremità del tavolo.

Mickey ricambiò con un sorriso assassino. -Rispondi alla cazzo di domanda e basta-

-E' tornato nella sua tenda. Stanco- fece spallucce Wells.

-E non aveva fame?-

-Non sono la sua badante-

Mickey si morse la lingua per trattenersi. Chiedere a Wells se gli fregasse qualcosa era come chiedere a tutto il tavolo se sapessero della sua relazione con Ian. Infatti, molti sguardi straniti si posarono su di loro e Wells cominciò ad essere fin troppo compiaciuto per la direzione di quel discorso.

Mickey si alzò e uscì, dirigendosi verso la tenda di Ian. In testa continuavano a ripetersi imprecazioni di ogni tipo insieme agli insulti di Terry, come un incendio che si alimentava sempre di più, e la nausea divenne se possibile ancora più forte a mano a mano che si avvicinava a destinazione. Continui flashback si ripetevano uno dietro l'altro, un po' come quelli che dovevano avere i soldati affetti da Disturbo Post- traumatico, e per un attimo giurò persino di aver sentito Ian emettere un lamento, ma era tutto silenzioso.

La notte era calata presto, adagiandosi sul campo come una coperta. Mickey si passò una mano sulla bocca con un respiro profondo, cercando di trovare una giustifica alle proprie azioni. Non poteva morire ed Ian era la sua unica speranza di sopravvivenza. Se il sergente non stava bene diventava un problema di logica, non di sentimenti. E probabilmente era solo un raffreddore.

Sollevò il lembo di tessuto. Dentro era buio ed Ian era solo una figura nascosta sotto alle coperte. Deglutì pesantemente. -Ian?-

Nessun movimento, l'unica risposta solo il suo lieve respiro.

-Stai bene?-

Niente. Lasciò ricadere il lembo e tornò nella propria tenda strisciando i piedi sul suolo.

Era presto, troppo presto per dormire, ed Ian stava russando. Stava solo dormendo, era stata una lunga giornata.

Scosse la testa cercando di ignorare quella sensazione opprimente nel petto, sorpreso che il silenzio di Ian fosse riuscito a zittire anche le voci nella sua testa. Si slacciò gli anfibi, lanciandoli in mezzo alla tenda e si sdraiò in branda aprendo una delle riviste che gli aveva dato suo padre prima di partire. Fissò per qualche secondo la ragazza in prima pagina, poi la aprì e cominciò a leggere.

Paper Shrapnel - Proiettili di cartaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora