Capitolo 11

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-Se potessi pagare un uomo per non essere etero... - sospirò Wells.

Ian scoppiò a ridere.

-Come se tu non ci avessi mai pensato-

-Girati e chiudi la bocca-

Il furgone della posta arrivò proprio a metà dei giri di corsa. Parcheggiò accanto ad Ian e un uomo saltò fuori con un sorriso. -Buongiorno, sergente. Come sono i nuovi arrivati?-

-Mi odiano- rispose.

-Quindi tutto nella norma?-

Ian finse un sorriso e indicò le borse sul retro del furgone. - C'è qualche possibilità che il primo giro di lettere sia lì dentro?-

Il soldato annuì e gli passò una borsa. Ian la aprì, riconoscendo immediatamente la busta in cima alla pila, poi scorse tra le altre. Controllò tutti i nomi, assicurandosi che ogni uomo avesse ricevuto una lettera. Quando rimase con solo due lettere e si rese conto che mancassero ancora tre nomi, gli si rivoltò lo stomaco. -Grazie-

-Ne hai dimenticata una- lo richiamò il soldato. Quando gli porse la lettera rimasta nella borsa, la nausea sparì per un secondo ma poi riconobbe la scrittura sbarazzina di Fiona. Strinse la busta tra le mani avvertendo la consistenza di più fogli all'interno, una lettera per ogni membro della sua famiglia. Con un sorriso si allontanò dal furgone e salutò con un cenno l'autista, voltandosi poi a guardare i soldati che rallentavano fino a fermarsi. Alcuni cominciarono subito con le flessioni, altri si fermarono a prendere fiato per poi crollare a terra come se i piedi non fossero più in grado di sostenerli, altri ancora rimasero immobili in attesa di ordini. Quando lanciò loro un'occhiataccia, si abbassarono immediatamente.

Gli uomini che finirono per primi si sedettero o per terra e insultarono scherzosamente i compagni per incoraggiarli. Ian sorrise alla vista dei soldati che preferivano aspettare gli altri prima di andare a colazione. L'ultimo uomo finì la sessione di addominali e respirò profondamente. Nessuno si mosse. Una dozzina di reclute tennero lo sguardo ansioso puntato su di lui ma nessuno gli mise fretta. Ora che il sole era finalmente sorto, l'aria era più calda e la brezza mattutina era ben voluta dagli uomini ancora accaldati dalla corsa. Si diffuse un tranquillo chiacchiericcio mentre si preparavano ad alzarsi per andare in mensa. Un paio si alzarono seguiti immediatamente da altri che aiutarono l'ultimo rimasto, finchè tutti non furono in piedi.

-Bel lavoro- si complimentò Ian. Gli occhi erano tutti fissi su di lui, alcuni diffidenti. Sforzò un sorriso e agitò le lettere in aria. -So che siete tutti ansiosi di avere notizie dalle vostre famiglie ma questa settimana è stata piena di infrazioni-

-Non ci vuoi dare le lettere?- chiese qualcuno.

-Ve le darò ma dovrete lavorare un pò di più per averle. Altri due giri-

Per un momento nessuno di mosse. Poi qualcuno si staccò dal gruppo e cominciò a correre. Anche gli altri lo imitarono, disperdendo rapidamente il gruppo e sparendo in una nube di polvere. Solo Mickey rimase immobile, guardando gli altri con un sorriso sulle labbra.

-Non vai?- chiese Ian.

-Chi mi scriverebbe?- replicò Mickey avvicinandosi. -Hai una sigaretta?-

Ian prese il pacchetto e gliene porse una. Mickey se la portò alle labbra, cercando l'accendino nelle proprie tasche. Ian scosse la testa e gli fece segno di sporgersi, coprendo l'estremità della sigaretta con la mano per accendergliela, restando immobile finchè non vide fuoriuscire un rivolo di fumo. Il moro fece un tiro e gliela porse immediatamente, quindi Ian la accettò rigirandosela tra le dita per un momento prima di aspirare. Sapeva di sporco e di saliva, un mix pungente sulle proprie labbra. Fece poi per restituirgliela e Mickey quasi gliela strappò di mano per poter aspirare di nuovo.

Paper Shrapnel - Proiettili di cartaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora