Capitolo 37

925 69 39
                                    


Lunghe nottate trascorsero tra lenti baci. Ian aveva il privilegio di starsene nelle retrovie a sorseggiare il suo caffè mentre il luogotenente Pfender dirigeva il gruppo nelle esercitazioni. Provava una quasi dispettosa soddisfazione nel vedere Mickey sbadigliare, stropicciarsi gli occhi e inciampare sui propri piedi per la stanchezza. E ogni volta che il moro lo beccava sorridere, lo mandava a quel paese.

Purtroppo però il tempo era agli sgoccioli. Quattro giorni dopo Ian si risvegliò al rombo del motore di un autobus che entrava nel campo. Sentì il cuore precipitargli nel petto, cercando di trovare conforto rifugiandosi nel calore di Mickey. Sebbene il moro fosse ancora profondamente addormentato, le sue labbra continuavano a sfiorargli il retro del collo.

Ian rimase immobile tra le sue braccia il più possibile, fingendo che l'autobus fosse solo frutto della sua immaginazione e che Mickey avesse accettato la sua offerta. Ma alla fine la sveglia suonò e Mickey si mosse dietro di lui. Ian si rigirò.

- Ehi- gracchiò Mickey aprendo gli occhi.

- Ehi-

Si fissarono a lungo ma poi Ian si sporse e gli diede il più piccolo dei baci. Indietreggiò e scese dal letto raccogliendo la maglietta da terra e gettando a Mickey la sua. Aveva freddo senza la sensazione della sua pelle contro alla propria ma era una sensazione a cui avrebbe dovuto abituarsi. - Devi scrivermi- gli disse, senza riuscire a guardarlo negli occhi.

- Certo-

- Ogni giorno-

Mickey ridacchiò. - E a chi dico che sto scrivendo?-. Ian fece spallucce. - Alla mia ragazza?-

- Fottiti-

Mickey si alzò e si avvicinò. Lo baciò, un bacio lungo e dolce, adagiando poi la fronte contro alla sua. I suoi occhi erano pieni di emozione ma il sorriso appena accennato sulle labbra non raggiungeva lo sguardo. Ian si tranquillizzò poco a poco, come se il suo corpo fosse l'unico conforto a tenerlo in piedi. Chiuse gli occhi nel tentativo di non piangere.

- Tornerò a casa- promise Mickey. Quindi faresti meglio ad essere qui, cazzo-

Ian sorrise. -Tra una settimana arriveranno nuovi cadetti. Sembrano già meglio di voi stronzi-

Mickey rise e si trattenne dal baciarlo di nuovo. Fece scivolare invece la mano sul suo collo e fece un passo indietro, il sorriso ancora sulle labbra. Ian ricambiò, pur sapendo che il suo non somigliasse neanche lontanamente a quello di Mickey, ma non riuscì a dare di più.

Mickey gli diede una pacca sulla spalla e uscì dalla tenda. Ian si portò una mano alle labbra, cercando di memorizzare il suo ultimo bacio. Forse l'ultimo che Mickey gli avrebbe mai dato.

Rabbrividì e prese un lungo respiro per calmare i nervi, stropicciandosi gli occhi ancora asciutti. Lo seguì, avviandosi sullo spiazzo dove gli uomini si erano riuniti tutti sull'attenti, il luogotenente Pfender in piedi di fronte a loro. Ian lo salutò con un cenno e l'uomo ricambiò.

Fece un passo avanti per osservare meglio gli uomini con cui aveva condiviso quegli ultimi due mesi. Se glielo avessero chiesto avrebbe saputo recitare tutti i loro nomi completi a memoria, nomi dei famigliari, chi avesse cani e chi gatti, chi aveva una ragazza che lo aspettava e chi sperava che ce ne fosse una a preoccuparsi per lui. Conosceva ognuno di loro e conosceva le loro famiglie ancora meglio della sua.

Si schiarì la gola. - E' arrivato il giorno in cui dobbiamo salutarci. E vorrei che non foste costretti a farlo. Vorrei che non fossimo in guerra e che nessuno di voi dovesse mettersi in pericolo. Ma il mondo ci ha messi di fronte ad una sfida, la sfida del comunismo in Vietnam, e col cazzo che gli Stati Uniti rifiuteranno una sfida. Siete pronti, lo siete da settimane ormai. Tutto ciò che abbiamo fatto è stato solo mettervi a vostro agio e abituarvi. Ho piena fiducia che ognuno di voi torni a casa sulle sue gambe. E fareste meglio a fare in modo che sia davvero così-

Gli uomini annuirono con fare solenne. Ian si mise sull'attenti rivolgendo loro il saluto e tutti ricambiarono. Indietreggiò e il luogotenente prese il suo posto per spiegare le direttive del viaggio. Gli occhi di Ian viaggiarono sulla folla finchè non si posarono su quelli azzurri di Mickey, mantenendo lo sguardo nel suo finchè non fu ora di partire.

Mentre gli passavano di fianco, tutti gli tesero la mano. Ricambiò ogni stretta augurando buona fortuna. Si sforzò di sorridere, ricambiare le battute e dare pacche sulla schiena ad alcuni. Denny lo colse di sorpresa con un abbraccio e rise, dandogli dei gentili colpetti sulla schiena con la mano.

Finalmente, Mickey si fermò di fronte a lui con un sorriso e gli occhi pieni di lacrime. Ian gli rivolse un cenno del capo e gli offrì la mano. - Buona fortuna, Milkovich-

Mickey esitò ed Ian rimase a lungo in attesa cercando di controllare il proprio tremolio. Poi, Mickey si mosse e lo avvolse in un abbraccio. Premette le mani chiuse a pugno sulla sua schiena mentre Ian ricambiava con forza, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo.

Rimasero in quella posizione più a lungo del dovuto. Ian aveva un'espressione contratta sul viso per trattenere le lacrime. Ne uscì solo una che andò immediatamente a depositarsi sulla nuova e pulita uniforme di Mickey. Avvertì le sue labbra premute delicatamente contro al proprio collo mentre si staccavano, poi gli sfiorarono l'orecchio con un sussurro. - Ti amo-

Indietreggiò e tutto ciò che Ian riuscì a fare senza crollare fu annuire. Mickey gli strinse la mano e le loro dita indugiarono ancora un momento nel tocco prima di spostarsi e lasciar il posto al soldato successivo.

Per questo, Ian non lo vide salire sull'autobus. Non sapeva dove si fosse seduto quando le porte si richiusero e rivolse loro un ultimo saluto. Credette di averlo visto per un momento dietro al finestrino insieme ad una mano che si agitava nella sua direzione.

L'autobus si allontanò e quando scomparve dalla vista, Ian cadde a terra, ogni centimetro del corpo scosso dai singhiozzi.


Paper Shrapnel - Proiettili di cartaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora