Capitolo 23

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Ian sperò che la sigaretta riuscisse a calmarlo, ma alla fine cominciò semplicemente a fingere che fosse così, o meglio, che non avesse affatto bisogno di calmarsi. Keller continuava a gettare occhiate oltre la spalla, cosa che avrebbe potuto sopportare senza problemi se non fosse stato occupato a chiedersi se Mickey stesse bene.

Lo aveva visto correre verso il bagno e fremeva dalla voglia di seguirlo, ma Keller aveva detto qualcosa, non ricordava le parole esatte, quindi era rimasto piantato lì. Gli uomini avrebbero corso l'ultimo giro e poi si sarebbero esercitati al tiro a segno, era già tutto pronto. Forse era stato Keller a deciderlo.

Buttò a terra il mozzicone consumato e lo schiacciò sotto allo stivale, spostando rapidamente lo sguardo un'ultima volta verso ai bagni nella speranza di veder uscire Mickey. Andò poi a piazzarsi davanti ai bersagli, aspettando che i soldati terminassero le serie di flessioni, addominali e salti sul posto, e si schiarì la gola quando ebbero finito.

- Mi è stato riferito che alcuni di voi sono già abbastanza bravi da poter usare le pistole vere- cominciò, guardandoli uno ad uno. La maggior parte sembravano nervosi, altri emozionati. - Jenkins, Hart, Massey, Lincoln e Johnson userete ancora le pistole di plastica-

- Che cosa?- esclamò Jenkins. Massey si schiarì la gola.

- Penso che volesse dire "mi scusi", signore-

- Le pistole non sono giocattoli- spiegò Ian. - E se vi illuminate come un bambino alla mattina di Natale quando ne sentite solo parlare, non ve le lascerò neanche toccare. Non ne toccherete nemmeno una finchè non saprete davvero come usarla, finchè non capirete che quando si spara a qualcuno fa male. Vi mozza il fiato. Fa male tanto a voi quanto a loro. Siete emozionati all'idea di partire e andare ad uccidere? Sarete i primi a morire. Quindi prendete le pistole di plastica e toglietevi quello stupido sorriso dalla faccia-

Keller si schiarì la voce e Ian lo guardò inarcando un sopracciglio. - Sì, sergente?-

- Forse sarebbe meglio lasciarli usare le pistole vere come gli altri-

Ian sorrise. -Forse sarebbe meglio non contestare la mia autorità di fronte ai miei uomini-

- Sto solo suggerendo che se vuoi costruire una squadra, far usare le pistole di plastica potrebbe farli sentire tagliati fuori-

Calò il silenzio mentre Ian lo fissava. Allargò appena il sorriso sulle labbra e si voltò di nuovo verso gli uomini. - Sapete, Keller ha decisamente ragione-. I cinque nominati sorrisero. - Quindi oggi userete tutti le pistole di plastica e forse domani, come squadra, capirete che le pistole non sono giocattoli- . Li fissò ancora un momento poi fece un cenno verso le scatole contenenti le pistole finte. I soldati obbedirono, protestando sottovoce.

- Dovremmo allenarli con... -

- DEVO allenarli con le pistole vere- lo interruppe Ian voltandosi verso Keller. Lo fissò dall'alto al basso , ogni centimetro del proprio corpo che tremava per la stanchezza. - IO devo assicurarmi che siano pronti per andare in guerra. IO devo assicurarmi che non vengano uccisi. Insegnare che le pistole non sono lì per sparare sulla folla come dei pazzi in un film dell'orrore fa parte di questo, è il mio lavoro. Il tuo è assicurarti che io non faccia fuori nessuno di loro prima che partano per il Vietnam-. Keller sbattè le palpebre. - Non ti preoccupare, comunque. Oggi l'unica persona che vorrei far fuori sei tu-

Cominciò a passeggiare tra le fila di uomini. Si erano divisi in gruppi da otto, mirando i bersagli con le pistole di plastica. Urlò loro come correggere mira e postura, alzò gli occhi al cielo ad ogni errore e rimproverò Keller quando cercò di aiutare un soldato aggiustando la presa al posto suo. Il soldato era in grado di correggersi da solo, sapeva cosa stava sbagliando.

Paper Shrapnel - Proiettili di cartaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora