Mickey seguì Ian con lo sguardo mentre se ne andava, sentendo il cuore sprofondargli nel petto. Una voce nella testa continuava a ripetergli le parole di suo padre nella testa ogni volta che vedeva Ian ma il sole, la fatica e il suo sguardo riuscivano ad acquietarle. Sapeva di doversi allontanare, di dover smettere di guardare e fare esattamente ciò che Ian avesse detto, restargli lontano. Alla fine si trattava solo di questo, la distanza era ciò che lo teneva al sicuro.
Fece un passo indietro e si voltò per andare alle docce, prendendosi il proprio tempo. Se ci avesse impiegato abbastanza ad arrivare, tutti gli altri avrebbero finito e lui avrebbe potuto lavarsi in pace.
Mentre camminava sorrise al ricordo degli errori fatti di proposito durante l'esercizio: avvitare i bulloni nel modo sbagliato, stringere invece di allentare... tutto pur di provocare Wells, farsi urlare addosso e farlo spedire a correre di nuovo.
Arrivò in bagno e si lavò velocemente. Erano rimasti solo un paio di ritardatari, e finchè avesse tenuto gli occhi puntati sulla parete, sarebbe stato in grado di tenere a bada i propri impulsi. Entrò ed uscì in pochi minuti, rinfilandosi i vestiti sporchi dopo essersi asciugato.
Ci sarebbe stata un'altra partita a carte nella tenda di Wells, ma nonostante fosse stato Ashton ad invitarlo, era meglio restare alla larga. Solo il pensiero di essere nella stessa stanza con lui gli faceva vedere rosso. Decise invece di tornare nella propria tenda, magari per riposarsi un po' o per finire di "leggere".
Non appena entrò, capì che i suoi piani sarebbero saltati. Denny era seduto sulla sua branda che si allacciava e slacciava in continuazione gli stivali in modo che fossero abbastanza stretti. Una volta finito scoppiò quasi in lacrime notando un laccio ancora allentato, quindi ricominciò da capo.
Mickey gli diede una pacca sulla schiena e il giovane alzò la testa, lasciando perdere l' impresa. Era ancora praticamente un bambino, essendosi arruolato non appena compiuti diciotto anni, ed era chiaro a tutti che fosse profondamente provato da quella preparazione. -Ehi, Mickey- lo salutò, prendendo a malapena il respiro. - Bel lavoro oggi con le camionette. Sei riuscito a farne partire tre, wow. Ero lì quando una è partita ma l'ho toccata appena, sai, ho solo passato gli strumenti. E ho girato la chiave. Sostanzialmente mi sono fatto da parte, sai, sono bravo a starmene fuori dai piedi, ma non è esattamente... -
-Vuoi una sigaretta?- suggerì Mickey, offrendogliene una. Denny la afferrò lentamente, la accese e tossì subito dopo aver aspirato. Storse il naso ma prese comunque un altro tiro. Dopo altri due tiri il tremolio delle sue mani sembrò calmarsi.
-Sei stato bravo- si complimentò Mickey sedendosi sulla propria branda.
-Mi hanno urlato contro spesso-
-Finchè non è Ian a farlo non importa-
Denny si accigliò sentendolo chiamare il sergente con il suo nome ma non disse niente. Si rigirò la sigaretta tra le dita rischiando di farla cadere e sibilò dolorante quando l'estremità gli bruciò il palmo. -Non penso di potercela fare- mormorò. Sembrò rivolgersi più a sè stesso che a Mickey, o almeno così gli parve. Ormai quel ragazzo era abituato a parlare senza ricevere risposta, solitamente lo scopo delle sue parole era solo quello di riempire il silenzio. -Non sono bravo in niente di tutto questo-
-E' solo la terza settimana. Andrà tutto bene-
Denny scosse la testa. -No, non è vero. Mi spareranno, salterò in aria per una bomba o uno di quei gorilla di cui si parla in TV mi taglierà la testa, e mia mamma potrà rincontrarmi solo chiuso in una bara, e le daranno una bandiera ripiegata, e dovrà spiegare al mio fratellino perché ho fatto ciò che ho fatto, e lui non ha mai capito che me ne stessi andando, e... -
-Hai mai ascoltato quello che dice il sergente?- lo interruppe Mickey facendo roteare la sigaretta tra le labbra. - Non ci manderà a morire-
Denny emise un verso di scherno, per nulla convinto. - Ti fidi davvero di quell'uomo?-. La sua voce era bassa, quasi speranzosa, ma celava una punta di cinismo.
-Perchè non dovrei?-
-Penso che abbia qualche rotella fuori posto. Non fraintendermi, capisco che la guerra sia una cosa seria, ma ci urla addosso di continuo, ci fa fare un sacco di giri di corsa e ha puntato una pistola addosso a Miller. Ho sentito che ha sparato ad uno del gruppo precedente-
-Sarebbe stato dimesso-
-Penso che si stia arrendendo con noi-
Mickey sbuffò il fumo nell'aria. Capiva a cosa si riferisse. Il sergente li aveva osservati con sguardo disinteressato per tutto il giorno, spendendo a malapena due parole per complimentarsi per il lavoro fatto. Ma erano passate tre settimane ed era riuscito a fare in modo che tutti ricordassero il nome dei compagni. L'ostinata divisione in gruppi in mensa cominciava a venire meno. Tutti odiavano Ian ma almeno la squadra diventava sempre più unita.
-Ha avuto una brutta giornata, penso abbia il diritto anche lui di avere delle brutte giornate. - E anche se si fosse arreso con noi, il suo lavoro è quello di addestrarci e non si arrenderà in questo-
-E se non gli importasse più se moriremo o no?-
-E' l'unica cosa che gli importa-
Denny deglutì e continuò a fumare. Tossì, buttò a terra il mozzicone e lo schiacciò con il tacco dello stivale slacciato. Tenne lo sguardo inchiodato sul pavimento, per una volta senza parlare.
Mickey avvertì un'insolito senso di responsabilità crescere dentro di lui. Era come avere davanti Mandy che piangeva perchè nessun ragazzo l'aveva invitata al ballo.
-C'è solo un modo per sopravvivere lì fuori- disse improvvisamente. - ed è sapere come usare una pistola-
-Non so come si fa-
-Sei fortunato che io lo sappia invece-. Si alzò e gli fece segno di seguirlo. -Vieni-. Uscì dalla tenda e Denny si affrettò ad andargli dietro, tornando alla sua solita vivacità e sottolineando più volte il fatto che stessero per infrangere le regole dell'esercito. Mickey invece tornò ad ignorarlo come al solito, lasciando che le sue parole gli scivolassero addosso come un'onda in mezzo al mare.
Arrivati al magazzino, Mickey scassinò il lucchetto. Entrarono ed aprì una delle scatole che contenevano le pistole di plastica mentre Denny richiudeva la porta dietro di loro. Ne assemblò una in fretta e la tese nella sua direzione. - Sai dirmi che tipo di pistola è?-
-Calibro 50-
Mickey se la rigirò tra le mani e gliela porse. Denny la accettò incerto, timoroso che potesse far fuoco nonostante fosse finta e naturalmente scarica. Mickey gli diede il nome di tutte le parti componenti, spiegandogli come assemblarla e come disfarla. Gli insegnò a mirare, rimpiangendo di non poter avere una pistola vera per poter essere sicuro che Denny imparasse davvero.
Dopo un'ora circa suonò l'ora di cena, quindi Mickey disfò nuovamente la pistola e la rimise al suo posto. Sgattaiolarono fuori dalla rimessa e si avviarono insieme verso la mensa. Denny aveva trovato un nuovo argomento, qualcosa sul colore del cielo prima che diventasse abbastanza scuro da rendere visibili le stelle, e Mickey ascoltò serenamente. Quel continuo blaterare gli ricordava Mandy nei suoi momenti felici e Iggy in quelli rabbiosi, sebbene fosse piuttosto raro che si mettesse a parlare di stelle.
Una volta in mensa le loro strade si divisero, anche se i rispettivi gruppi non erano poi così distanti l'uno dall'altro. Mickey si unì agli altri quattro arruolati, mantenendo il più possibile le distanze da Wells, e scandagliò l'intera stanza con lo sguardo. Ian non c'era.
Si sedette al proprio posto cercando di non farci caso.
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Paper Shrapnel - Proiettili di carta
Hayran KurguDurante la Guerra del Vietnam, MIckey viene arruolato e mandato ad addestrarsi sotto al comando del sergente Ian Gallagher. Ian è un giovane sergente istruttore che si preoccupa di conoscere tutti gli arruolati e di farli sentire al sicuro. Ma trova...