Capitolo 7

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Ian sorrise involontariamente mentre guardava gli uomini affrettarsi ad uscire dalle proprie tende. Alcuni di loro si erano ripresi piuttosto bene, le borse viola sotto agli occhi l'unica traccia delle poche ore di sonno, ma altri arrivarono ancora mezzi svestiti, rendendosi conto a malapena di non avere addosso la giacca.

-Nottata dura?- chiese quando tutti e quaranta furono di fronte a lui. Qualcuno borbottò qualcosa di incomprensibile e tutti lo fissarono come se fosse un animale in gabbia. Si leccò le labbra cancellandone il sorriso e annuì. -Bene, penso che comprendiate le regole. Il sole è sorto quindi è ora che vi svegliate anche voi-.

Altri mormorii, piedi strascicati al suolo per ristabilire l'equilibrio già precario, sguardi diffidenti. Si schiarì la gola. -Oggi iniziamo con la corsa. E' il primo giorno quindi farete solo un giro-

Calò un lungo silenzio. Mickey urlò dal fondo: -Un gioco da ragazzi-. I loro sguardi si incrociarono e il moro fece segno di sì con la testa, come a fargli capire di essere dalla sua parte.

-E' bello saperlo. Mi aspetto di vederti in prima fila, Milkovich- replicò Ian con le labbra sollevate in un mezzo sorriso. Mickey lo mandò automaticamente a quel paese ma nascose subito il gesto, chiudendo la mano a pugno, il sorriso che gli sparì dalle labbra. Per un secondo Ian vide riflessa nei suoi occhi azzurri la paura degli altri uomini e il cuore sembrò sobbalzargli nel petto come un ascensore che non si era fermato al piano selezionato. -Cominciate a correre- ordinò in tono meno autoritario di quanto volesse. Mentre gli uomini partivano si accese un'altra sigaretta e aspirò un lungo tiro. Cercò di non fumare troppo in fretta ma non riuscì ad avvertire l'effetto della nicotina nelle vene. Quando gli uomini furono a metà percorso, stava aspirando ormai tiro dopo tiro.

Superarono la curva e accelerarono nell' ultimo tratto. Sorrise alla vista di Mickey in prima fila quasi senza fiato che lottava con un altro soldato, tirandosi le magliette a vicenda per arrivare uno prima dell'altro, Wells forse, il quale continuava a passarsi una mano sulla fronte per spostarsi ciocche di capelli inesistenti. A qualche metro dall'asta della bandiera, Wells lo spinse, Mickey perse l'equilibrio e scivolò in avanti, superando la linea di traguardo con la punta dello stivale. Una nube di polvere si levò nell'aria, facendo tossire gli altri uomini mentre cercavano di riprendere fiato.

-Non male- commentò Ian. -Almeno ce l'avete fatta tutti-. Offrì la mano a Mickey, il quale la guardò e si rialzò da solo. Fece un passo indietro mentre si ripuliva le mani e i pantaloni dalla polvere. Era un disastro, ma almeno non come il giorno prima. -Ora giù, cinquanta flessioni-

Gli uomini lo fissarono impassibili ed Ian ricambiò lo sguardo senza parlare, quasi senza sbattere le palpebre, finchè un primo uomo non obbedì. Gli altri lo imitarono, contando sottovoce.

Dopo, fece eseguire loro altre serie di esercizi finchè il sole non fu ormai alto nel cielo, e li mandò quindi a fare colazione. Attese che tutti se ne andassero, dividendosi nei soliti gruppetti. Wells gettò un'occhiata oltre la propria spalla, verso qualcuno dietro di lui, fece spallucce e proseguì. -Ehi-

Ian si voltò verso la direzione della voce e si ritrovò davanti a Mickey. -Ti ricordi quando ti ho detto che ce l'avrebbero fatta pagare? Hanno appena deciso che vogliono farlo con te-

Ian esalò una risata. -Sono il loro sergente-

-Non penso gliene importi qualcosa-

-So badare a me stesso, cadetto-

Mickey rimase a fissarlo per qualche secondo e annuì. -Come vuole, signore-, e se ne andò insieme agli altri.

Paper Shrapnel - Proiettili di cartaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora