Levi mi guardò , il suo sguardo era davvero molto inquietante.
"Vai ancora da quello?!" sbottò il ragazzo, tenendomi il braccio.
"Sì, c'è qualche problema?" chiesi guardando il terreno.
Levi era venuto a conoscenza della mia tresca con Jean leggendo i messaggi sul mio telefono.
"Quello lì, ti usa solo per scopare!"
Non risposi e rivolsi lo sguardo verso un albero.
"Senti, fai quello che vuoi. Continua a fare la sgualdrina tranquillamente" disse lui, rientrando nel locale. Scontrandosi con Petra.
"Vattene a fanculo, Ackerman" urlai, prima di iniziare a correre per il lungo viale. Correvo, correvo forte.
Non pensavo a niente. Guardai le stelle nel cielo, che piano piano le vedevo sempre più sfuocate.
Iniziai a respirare sempre più affannosamente, fino a quando non mi fermai su una panchina.
"Alexa...stai bene?!" urlò Petra.
Mi girai di scatto, mentre la rossa si irrigidì notando i miei occhi lucidi.
Petra aprì le braccia, facendomi segno di andare da lei. Mi buttai abbracciando la ragazza, le lacrime iniziarono a scendere. Mentre Eren cercava disperatamente dei fazzoletti dentro al mio borsone.
Veniamo interrotte dal cellulare della rossa."Papà?"
"Dimmi"
"Scusa, mi sono dimenticata. Sono
con un'amica"
"Dammi dieci minuti"
"Okay dai"La ragazza riattaccò al padre continuando ad abbracciarmi.
"Vai pure, la sai la strada?" dissi prendendo un fazzoletto dal pacchetto che Eren mi aveva appena dato.
"Sei sicura? Posso anche ritard..."
La interrompo annuendo.
La ragazza mi diede un bacio fra i capelli, promettendomi di scrivermi appena arrivata a casa.
"Stai bene?" mi chiese Eren, mettendomi una mano sulla spalla.
"Non proprio" dissi ridacchiando.
"Che ne dici di tornare a casa? Almeno ti riposi"
"Sì, penso sia meglio" risposi chiamando un taxi che si stava avvicinando a noi.———————————————
"Ho preparato i cheeseburger!" urlò il padre della ragazza affianco a me.
"Non ho fame" disse la corvina, dirigendosi immediatamente nella sua camera.
Sentii un "Ehi" provenire dalla stanza della ragazza e sospirai sollevato. Almeno non sarebbe rimasta da sola. Nonostante non sapessi con chi stesse parlando.
Mi girai verso il padre che guardava la porta della stanza di sua figlia con dispiacere.
"Cos'è successo?" mi chiese porgendomi un piatto, invitandomi a sedere.
"Ha litigato con Levi" risposi semplicemente, iniziando a mangiare quel delizioso e fumante cheeseburger.
"Capisco...In questi momenti è meglio lasciarla sola. Ha bisogno di un po' di spazio" mi spiegò Ricky, per poi iniziare a mangiare anche lui.
Dopo aver finito di mangiare misi il piatto nel lavandino, iniziando a lavarlo.
"Tranquillo ci penso io" mi disse il padre, lo ringraziai e andai a fare un giro per quella casa.
Le uniche stanze in cui ero andato erano il bagno, la cucina e la camera di Alexa.
Mi inoltrai nel corridoio appena fuori la cucina, trovandomi davanti alle scale che portavano ad un altro bagno e una camera da letto. Accanto alla camera trovai una piccola lavanderia. Decisi di tornare in cucina, ma notai altre due porte, a cui non avevo fatto caso, aprii la prima, entrando in un piccolo studio. Uscii da quella stanza e aprii la seconda porta trovandomi davanti ad un enorme salotto.
A destra c'erano due divani, uno messo orizzontalmente e uno verticalmente. In mezzo a quei due divani c'era un piccolo tavolino di vetro, davanti al tavolino un enorme televisione.
Continuai a guardare quella stanza notando vari armadi contenenti piatti e bicchieri. Una cosa attirò particolarmente la mia attenzione, una foto. Alexa era ritratta su quella foto con un girasole in testa, sorrideva alla persona che le aveva fatto la foto. Era stupenda, sarà stata scattata pochi anni prima, era quasi uguale infatti notai solamente alcuni cambiamenti nei lineamenti del viso.
"Me la fece mio fratello due anni fa" Alexa spuntò da dietro di me con un pacchetto di biscotti in mano, provocandomi un leggero infarto.
"Eri davvero bella, no, insomma lo sei anche adesso, ma, volevo... niente lascia perdere" dissi imbarazzato, abbassando lo sguardo.
Una risata risuonò nella sala, alzai lo sguardo notando la ragazza ridere davanti a me.
Sorrisi. Ero contento.
"Ti va di vedere qualche vecchia foto?" mi chiese aprendo un cassetto da un comò che non avevo notato.
"Certo!" le risposi, sedendomi sul divano.
"Questi siamo io e mio fratello" disse indicando una foto, sedendosi accanto a me.
"Quanti anni ha?" le chiesi curioso. Non le assomigliava per niente, lui era leggermente più scuro di pelle e portava i capelli lunghi fino alle spalle.
"Ne aveva 23" sussurrò la ragazza, sgranai gli occhi scusandomi.
"Non ti preoccupare, non potevi saperlo" mi rassicurò sorridendomi malinconica.
"È morto l'anno scorso, la settimana
dopo avermi fatto quella foto. La teneva nascosta nella giacca" disse indicando la foto.
"Posso sapere perché?" le chiesi titubante.
"Suicidio" sgranai gli occhi, appoggiandole una mano sulla spalla.
"Non ho mai scoperto il perché, non aveva problemi, era così felice..." disse con la voce spezzata, guardandomi negli occhi. Le lunghe ciglia curve erano bagnate da piccole lacrime, la abbracciai senza esitare.
La ragazza si strinse a me, cercando di soffocare i singhiozzi.
"Potrebbe sembrarti strano, infondo mi conosci da solo poche ore ma sfogati pure, io sono qui. Parla, parla se vuoi, parlami di Levi, parlami di tutto. Io sono qui a tua disposizione" le sussurrai ad un orecchio, accarezzandole i lunghi capelli corvini.
La ragazza continuò a piangere appoggiata alla mia spalla. Appena smise di singhiozzare si staccò da me, recuperando un fazzoletto dalla tasca della sua felpa.
"Io e Levi ci conosciamo fin da piccoli. Sua madre è la segretaria di mio padre, quindi ogni volta che avevamo le vacanze ci portavano al lavoro con loro e passavamo tutte le giornate insieme. Gli anni sono passati e continuiamo ad essere migliori amici, ma dopo oggi..." si interrompe per mangiare un altro biscotto.
"Perché avete litigato? Se posso saperlo"
"Non è d'accordo su una fatto riguardante noi due" disse semplicemente.
"State insieme?"
"No che schifo! Non che sia brutto, ma proprio no. È come un fratello" disse ridacchiando.
"Cos'hai da fare sta sera?"
"Niente, ho cancellato i miei piani" disse, venendo interrotta dal campanello.
"Scusa, ho chiesto alla mia migliore amica di venire qui"
"Tranquilla, vado io" dissi alzandomi, aprendo il cancellino dal citofono. Tornai in salone, guardando la ragazza, guardare fuori dalla finestra.
Sentii la porta d'ingresso aprirsi, un ragazza bionda entrò nel salone.
Era una bella ragazza, dai capelli biondi, legati in uno chignon disordinato. Aveva gli occhi azzurri e vari piercing sulle orecchie. La ragazza mi guardò, ma mi ignorò, andandosi a sedere affianco alla sua amica, abbracciandola di colpo.
Mi alzai avvicinandomi alle due ragazze, mentre continuavano ad abbracciarsi.
"Molto piacere, sono Eren e da oggi vivrò in questa casa" mi presentai porgendole la mano.
Alexa si staccò dalla sua amica, sedendosi accanto a lei. La bionda guardò la mia mano, per poi guardare la sua amica. Alexa annuì e lei strinse la mia mano.
"Annie Leonhart, trattamela bene o ti schiaccio" mi minacciò puntandomi un piede davanti ai miei gioiellini di famiglia.
Annuii spaventato, mentre ad Alexa scappò una leggera risatina.
La guardai sorridendo, comunicai alle due ragazze che sarei andato in camera, per dare loro tutto il tempo possibile per parlare, ma prima lasciai alla ragazza una dolce carezza sui capelli neri uscendo poi dalla stanza.
CHE CAZZO HO APPENA FATTO.
Mi appoggiai alla parete accanto alla porta ripensando al gesto di prima.
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Blue / Eren Jaeger
FanfictionÈ una storia dove la protagonista non è un personaggio di AOT. È un personaggio di mia invenzione, proviene da un mio disegno raffigurante Mikasa con i capelli lunghi. Visto che non le assomigliava per niente ho deciso di cambiarle i tratti del viso...