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19 Luglio ore 2.34

"Da Annie non sono"
"Neanche da Armin" esclamò la ramata.
"Gli altri?" chiesi leggendo vari messaggi.
"Quasi tutti hanno detto che non sono da loro, alcuni dormono già"
"Dovremmo andare anche noi, ti accompagno a casa"

"Grazie"
"Figurati, ci vediamo domani?"
"Certo" disse lei, lasciandomi un bacio a stampo sulle labbra.
"Se scopri qualcosa chiamami subito"
"Anche tu" urlò lei, scendendo dalla macchina.

——————————

Ore 11.26

"Ragazzi!" urlò Mikasa, aprendo la porta di scatto.
Mi alzai di colpo insieme ad Alexa e guardai confuso la ragazza.
"Scusate se vi ho svegliato, ma a quanto pare sta notte verso l'una, Petra e Levi sono andati a cercarvi. Mi hanno chiamato circa 3 volte ma dormivo. Cosa gli rispondo?" ci spiegò lei, mostrandoci il display del suo cellulare.
Alexa mi guardò preoccupata e mi fermai a pensare.
Dovremmo dire la verità agli altri o continuare a nasconderci?
"Ci penso io" dissi alzandomi dal letto, cercando il telefono nella tasca della felpa. Cercai fra i contatti il numero di Levi e feci partire una chiamata.
"Ti conviene dirmi dove cazzo siete"
"Siamo vicini e stiamo bene"
"Dove cazzo siete"
"Alexa, glielo dico?"
"Jaeger, non mi interessa cosa pensa Alexa, non lo ripeterò ancora"
Guardai la ragazza pensarci qualche secondo, per poi annuire.
"Siamo da Mikasa" esclamai sospirando, sentendo il ragazzo riattaccare.
"E se mi vuole portare da mia madre?!" mi chiese lei, nel panico.
"Levi non farà mai qualcosa contro la tua volontà" dissi sorridendole.
Sentii il campanello suonare, Mikasa andò ad aprire la porta d'ingresso e dalla porta della camera entrò Levi quasi correndo. Andò ad abbracciare Alexa e mi lanciò il suo telefono.
"Scrivi a Petra. Dille che è tutto a posto e che poi la chiamo" esclamò lui, eseguii i suoi ordini, rilanciandogli il telefono.
"Ti prego, non dire niente a tua madre. Non voglio tornare in quella casa"
"Mikasa non può ospitarti per sempre. Anche se volesse. Devi tornare a casa e capire"
"Non voglio!" urlò lei, contro la spalla di Levi.
Lui ignorò la ragazza e prese in mano il suo telefono, chiamando qualcuno.
"Sta bene, ma per adesso non vuole tornare"
"Non posso dirtelo, ma è al sicuro"
La chiamata terminò lì. Levi mise il telefono nella tasca anteriore dei jeans e si staccò dalla ragazza.
"Io non ti obbligo a fare niente, pensa però a quello che ti ho detto"
Lei guardò il pavimento e finalmente si alzò da quel letto.
"Andiamo" disse lei sospirando, prendendo in mano i vestiti del giorno prima.
"Vado in bagno"
"Però prima di andare mangiate qualcosa, non avete mangiato ieri" disse Mikasa sorridendoci.

"Grazie Mikasa, i vestiti te li laviamo e poi te li ripostiamo" disse Alexa.
"Stai tranquilla, è stato un piacere e ti prego, lascia quei vestiti" disse lei sorridendo.
"Ci vediamo in questi giorni" dissi salutandola con la mano.
La porta si chiuse alle nostre spalle, scesimo con l'ascensore fino al piano terra. Ci dirisimo, camminando lentamente, fino a casa. Alexa si fermò davanti alla porta, le appoggiai le mani sulle spalle. Lei mi guardò un secondo, prima di aprire la porta.
"Alexa! Grazie a dio!" urlò Ricky, non appena la ragazza varcò l'ingresso.

———————————

Guardai la donna, dal completo bianco, con disprezzo.
Lei mi guardò e subito dopo guardò il
pavimento.
Mi buttai letteralmente sul secondo divano, continuando a guardare quella donna.
"Allora?" chiesi alzando un sopracciglio.
"Come stai?" disse lei semplicemente.
"Come stai? COME STAI? Mi prendi per il culo vero? Mi hai abbandonato nel periodo più difficile mai passato in 17 cazzo di anni di vita. E ti sei ripresentata a caso. Hai lasciato a papà una ragazzina di 12 o 13 anni con dei problemi fisici e psicologici. In questi anni mio padre ha dovuto farmi da madre.
Ti sei persa tutta la mia adolescenza. Ti sei persa la mia prima cotta, il mio primo fidanzato e il mio primo anno di liceo. Con che coraggio sei riuscita a tornare?" urlai disgustata, con le lacrime agli occhi.
Sentii Eren affiancarmi e afferrarmi una mano, stringendola forte.
"Stai calma, non serve a niente fare così" mi sussurrò all'orecchio, prima di allontanarsi.
"Mi dispiace"
"Cosa ci fai qui?!" chiesi incrociando le braccia.
"Sono venuta qui per stare con te! Per renderti felice" mi spiegò lei.
"Ah! Vuoi rendermi felice? Bene. Sparisci dalla mia vista"
"Alexa ti prego"
"Perché te ne sei andata?"
I miei genitori si guardarono e mio padre sospirò.
"Tra me e tua madre c'erano stati dei conflitti e avevamo deciso di divorziare" mi spiegò mio padre, togliendosi gli occhiali da vista.
"Te ne sei andata per questo?" chiesi con le sopracciglia alzate.
"No, ma poi si aggiunse anche la morte di tuo fratello e non riuscii più a stare bene. Decisi di prendere una piccola pausa, doveva durare tre giorni"
"Ma alla fine è durata 4-5 anni. Complimenti"
"Sono tornata per rimediare agli errori che ho fatto. Tra poco partirò per Cuba e volevo passare un po' di tempo con te" mi disse sorridendo.
Sorrisi falsamente, avvicinandomi a lei, allargando le braccia.
"Fanculo" le sussurrai passandole accanto, correndo in camera mia.
"Alexa!" sentii Eren, seguirmi.
Da sotto il letto tirai fuori un borsone, lo appoggiai sul letto. Spalancai le ante dell'armadio, prendendo 2 paia di pantaloncini e qualche maglietta. Presi anche della biancheria intima, delle calze e infilai tutto nel borsone.
"Chiama Petra" dissi lanciando il telefono ad Eren.
Lui cercò il numero fra i contatti e fece partire una chiamata, mettendo il vivavoce.
"Lexie! Come stai?! Stai bene? Sei a casa?!"
"Sì, tutto bene. Posso stare da te qualche giorno?" chiesi chiudendo il borsone.
"Eh?!" urlò Eren.
"Certo!"
"Sei la mia salvezza" dissi riattaccando.
"Mi dispiace lasciarti qui, giuro che torno tra qualche giorno. Ma proprio non ci riesco" dissi appoggiando la fronte contro quella di Eren, seduto sul letto, mentre guardava il pavimento.
"Stai tranquilla" disse lui, posando una mano sulla mia guancia.
Sentii subito il contatto con le sue labbra, era un dolce bacio a stampo. Decisi di approfondire di più quel bacio, giocando con i suoi capelli.
Lui mi spinse lentamente sul letto, facendomi sdraiare completamente, senza mai staccarsi da me. Si posizionò sopra di me e tolse le mani dalle mie guance, posandole suoi miei fianchi. Sentii le sue mani fredde, passare sotto la maglietta, venendo a contatto con la mia pelle.
Si staccò dalle mie labbra e iniziò baciarmi il collo, mordendo e succhiando varie parti del mio collo.
Le sue mani continuavano a salire sempre di più, fino ad arrivare sotto il mio seno.
"Eren, ci sono i miei" dissi ridacchiando, togliendo le sue mani da me.
"Non facciamo niente, promesso" disse sfilandomi la maglietta, riposizionò le mani sotto il mio seno, ritornando sulle mie labbra per baciarmi ancora.
Sentii le sue mani salire ancora di più, sentendo accarezzare il mio seno con i pollici, da sopra la stoffa del reggiseno.
Un gemito leggero uscì dalle mie labbra, quando lui si staccò per prendere fiato.
Cambiammo le posizioni, io a cavalcioni su di lui e lui sdraiato sul letto.
Mi ribaciò una terza volta, posizionando una mano sulla mia schiena nuda.
La sentii scendere, fino ad arrivare ai pantaloncini. Fece passare la mano sotto ai pantaloncini, ma senza passare sotto alle mutandine, arrivando fino al mio sedere, lasciando la mano posizionata lì.
Mi staccai dalle sue labbra e gli sfilai la maglia, iniziai a baciargli il collo, morendo e succhiando una parte precisa del collo, mentre feci passare una mano sui suoi addominali ben definiti.
Lui tolse la mano dal mio sedere e fece per slacciarmi i pantaloncini ma mi staccai da lui.
"Basta Eren. Un altro giorno" esclamai, risistemandomi la maglietta.
"Ora vado" continuai, prendendo il mio borsone, lasciandogli un ultimo bacio sulle labbra, prima di uscire dalla stanza.
Ignorai i miei genitori seduti su due divani separati.
"Dove vai?" mi chiese mio padre.
"Da Petra" risposi semplicemente, aprendo la porta, chiudendomela alle spalle.

Ore 15.37

"Grazie per l'ospitalità, non so come farei senza di te" dissi sedendomi sul letto.
La ramata si avvicinò lentamente a me, scostandomi i capelli dalle spalle.
"Belli i succhiotti" disse ridacchiando lei.
"EH?" urlai, alzandomi velocemente, dirigendomi verso lo specchio nella stanza.
"1...2...3...4...5... MA CHE CAZZO. LO AMMAZZO"
"Sono ben freschi, appena sfornati?" mi chiese, alzando un sopracciglio.
"Esatto"
"L'avete fatto?"
"No, ma se non l'avessi fermato sarebbe successo"
"Se Levi ti vede in queste condizioni, ammazza Eren, lo sai vero?" disse la ramata, ridendo.
"Lo so"
"Ah, forse non ti ho detto che sta arrivando"
"MERDA" urlai, prendendo il fondotinta.
"Ma quindi state insieme?"
"Ci sentiamo" dissi facendo le spallucce.

Blue / Eren JaegerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora