Capitolo 8- La reazione?

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Era mattina e la sveglia suonava ormai insitentemente da qualche minuto. Mi sarei dovuta preparare per uscire ma la voglia proprio non l'avevo proprio trovata.

Mi sarei dovuta incontrare con Beatrice per andare a fare shopping al centro commerciale così mentre mi preparavo raccattai una brioches e tracannai un caffè alla veloce.

Diedi un' ultima rassettata ai capelli guardandomi nello specchi dell'ascensore e uscii in una assolata mattinata di luglio.

"Ehi ciao!"

"Ciao Bea, tutto bene? Allora andiamo?" Le sorrisi io e ci avviamo verso il suo scooter.

Poco dopo fummo al centro commerciale e sentivo un piccolo nodo di curiosità da sciogliere, così decisi di prendere il coraggio a due mani e di porle la fatidica domanda.

"Senti Bea ma quel tuo amico Marco, com'è che lo conosci?" Mi tenni sul vago.

" Oh Marco! Beh eravamo a catechismo insieme ed eravamo parecchio uniti all'epoca però crescendo abbiamo cambiato gruppo e non ci siamo più rivisti fino all'altro giorno!" Disse per poi perdersi in uno sproloquio sulle coincidenze della vita ma io non ero ancora soddisfatta dalla risposta quindi incalzai.

"Quindi tra di voi non c'è mai stato nulla, vero?"

Rimase un momenot basita però poi scosse con sicurezza la testa.

"Nono figurati, cioè dai, hai visto uno come lui, manco mi guarderebbe! Si è fatto davvero bello crescendo, ha acquistato centimetri e si vede che ha fatto palestra...si decisamente.." Ripose abbassando lo sguardo arrossendo ma poi si riprese:" Ma perchè mi chiedi queste cose? Ti piace per caso?"

"Ma no che dici, solo è un bel ragazzo, poi si hai ragione lui non guarderebbe mai una come me..." Ribattei incerta.

Ero un po' rincuorata dal fatto che fra loro non ci fosse stato nulla e magari se lui era davvero interessato a conoscermi avrei potuto provarci anche io.

Andava molto contro le mie abitudini, sono sempre stata la ragazza che si imbarazza per un complimento sincero, che abbassa lo sguardo quando qualcuno la fissa, che tace le proprie emozioni, tutto perchè pensavo di non meritarmi nulla. Era così e lo è tutt'ora, mi privo di certi piaceri perchè penso di non meritare di essere felice.

Ho sempre genuinamente pensato che facendo stare bene le persone accanto a me sarei stata bene anche io e in parte è così. Quando riesco con anche un piccolo gesto a fare ridere una persona e a farla stare bene, mi sento, temporaneamente, bene anche io, prima che la prossima ondata di solitudine e tristezza arrivi.

Giriamo per qualche negozio senza concludere grandi affari.

Però almeno sono un po' più di buon umore di prima, quando Beatrice riceve un messaggio.

Imbarazzata alza lo sguardo su di me e inizia a biacicare:"Ecco, ehm...mi hanno scritto dei miei amici che sono al centro commerciale e mi hanno chiesto se abbiamo voglia di fare un giro con loro, se ti va...però ecco c'è anche Marco"

"Ah massì che va bene, tranquilla" risposi,ostentando sicurezza e tranquillità.

Era il momento di fargli cambiare idea su di me, indipendentemente che io gli fossi interessata sul serio.

Ci trovammo davanti al bar del centro e appena arrivammo salutai i volti noti e mi presentai a quelli sconosciuti. Quando arrivò il momento di salutare lui, mi avvinai e gli rivolsi quello che voleva essere un sorriso ma che uscì più sghembo che mai.

"Ciao Marco" dissi quasi sottovoce, come per paura che tradisse le mie emozioni, che a dirla tutta non sapevo bene nemmeno io quali fossero.

Sulle prime rimase un momento basito dal saluto, probabilmente si aspettava tutto tranne che lo salutassi normalmente dopo la scenata da pazza sclerotica che gli avevo fatto ma dopo aver scosso la testa si riprese.

"Ciao a te, pulce" mi disse avvicinandosi al mio volto e assesstandomi un leggero bacio sulla mandibola, vicino all'orecchio.

La reazione? Brividi. Tanti.

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