Capitolo 12- Piscina per tre.

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Elena pov

Mi svegliai e mentre mi preparavo notai un messaggio di Beatrice.

"Io inizio a entrare, chiamami quando arrivi"

Scesi dalla macchina di mio padre e mi avviai verso l'ingresso della piscina dove un gruppo di ragazzi stava chiacchierando.

Mi appoggiai al muretto per cambiarmi le scarpe e notai che uno di lori era lui.

Sarebbe stata una giornata intensa. Decisamente.

Abbassai il capo cercando di disfare il nodo delle scarpe quando un paio di vans rosse entrarono nel mio campo visivo.

Emisi un respiro profondo e alzai il capo rimanendo comunque china a continuare il lavoro.

"Non si risponde più ai messaggi?" Mi domandò

"Come hai avuto il mio numero?"

"Non si dovrebbe rispondere a una domanda con altre domande"

"Ciao allora" risposi secca, mi alzai finendo di sistemarmi le infradito e feci per andarmene.

"Bea me l'ha dato, gliel'ho chiesto io!" Sentii un po' in lontananza. Un po' stupita mi girai e feci qualche passo.

Marco era fermo con lo zaino su una spalla, i pantaloncini blu da basket e una maglietta aderente stampata. Non avevo neanche notato com'era vestito prima, ero troppo intenta a evitarlo.

Non c'era dubbio, stava bene, forse fin troppo.

"E perchè dovresti volere il mio numero? Sono solo una ragazzina no?"

Le parole mi uscirono così senza pensare, come un'onda di frustrazione e rabbia.

"Dai non fare così per favore, ho fatto il cazzone, scusami, davvero"

"Non lo so...senti non sei partito molto bene,meglio se eviti di peggiorare le cose"

"Facciamo così, dammi una possibilità oggi, ripartiamo da zero e se lo vorrai ancora ti lascerò in pace, promesso" e con una mano si sfiorò un pettorale per mimare un giuramento sul cuore.

Sapeva che avrebbe vinto, non poteva fare così. Stronzo.

"E va bene, ci sto" dissi sbuffando.

Mi rivolse un sorrisino divertito e mi prese per mano conducendomi verso l'ingresso.

"Ma i tuoi amici non vengono?" Feci io.

"No loro non sono con noi, oggi siamo solo io, te e Bea, non te l'ha detto?"

"Siamo cosa?"

Stava scherzando? No, non era possibile. Non solo noi tre. Non potevo farcela. Impossibile categoricamente.

Mentre stavo cercando di recuperare quel minimo di forza e sanità mentale per cercare di convincermi che non sarebbe stato così e che avremmo passato una bella giornata insieme ad un sacco di altra gente, mi lasciai guidare verso il prato dalla sua mano.

Fu allora che notai Beatrice, in uno spiazzo, nessuno a fianco a lei. Lui lasciò la mia mano e iniziò a sventolare la sua per far sì che Bea ci vedesse.

Quando mi avvicinai a lei notai un suo sorriso colpevole, diretto solo per me.

Non stava scherzando. Oh cazzo.

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