Capitolo •30•

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JESSICA
-4 giorni
Continuo a guardare lo schermo per non perdermi neanche un dettaglio.
Ho inserito nel computer le registrazioni in casa Evans.
Rimango ben attenta e cerco di zoommare verso la porta.
Qualcuno sta entrando cosi alzo il volume.
Apro vene gli occhi e noto il padre di Clara e sua madre entrare
E cosi inizia il dialogo.
Ms.Evans: "Tesoro..dovremmo festeggiare sono stata assunta.."
Si avvicina all'uomo alla sua sinistra e sbottona la sua camicia.
Ridacchio e premo il tasto REC.
Mr.Evans: "Gia..dovremmo farlo."
Lui le toglie la maglia mostrando i suoi seni prorompenti.
Jessica: "O merda!"
Dico voltandomi.
Continuo a far registrare nonostante non riuscissi più a guardare quello scempio.
Mi volto e tra le parole sensuali e gli strani versi che si scambiano i due decido di spegnere il computer.
Questo non prima aver salvato il video e averlo linkato.
Vedremo chi l'avrà vinta, con questo video avrò la meglio su Clara, manderò questo al padre di Jace e lui si renderà conto di che razza di donna ha assunto e finalmente quella troia di Clara se ne andrà da qui.
Ma come mio solito, preferisco non prendere le cose con tanta fretta. Ogni giorno accumulo cosi tante informazioni da poter rovinare la vita a chiunque.
Arriverà il momento giusto.

LEO
Una telefonata mi distrae e mi sbrigo a rispondere.
Leo: "Scusa Riele devo rispondere."
Lei annuisce stringendomi la mano.
Chiamata in corso...
Papà
Leo! Dove cazzo sei?!
Leo
Papà io-
Papà
Muoviti! Io e tua madre abbiamo preso appuntamento in tribunale! Se non vieni subito qui ti strappo tutti i capelli perciò vedi di sbrigarti.
Leo
Quindi..volete divorziare
Papà
Io non ci rimango con quella zoc-
Chiamata terminata...
Attacco prima di scoppiare in lacrime.
Riele: "Leo? Che succede?"
Mi allontano leggermente
Leo: "I miei mi stanno portando in tribunale."
Inizio e lei mi abbraccia
Leo: "Vogliono divorziare."
Riele: "Vieni, ti accompagno io."
Afferma triste. Mi sforzo per sorriderle per poi incamminarci.
Restiamo zitti entrambi, provando a colmare il silenzio straziante e imbarazzante solo con i nostri respiri.
Leo: "Sai, sono spaventato."
Spezzo il vuoto tra di noi
Riele: "Lo so..ma devi stare più che tranquillo, io sono qui, con te, dalla tua parte e lo sarò sempre."
Scuoto la testa
Leo: "Non ho bisogno di qualcuno dalla mia parte. Mio padre è un mostro."
Riele: "È meglio per te e tua madre che lui sia il più lontano possibile D'accordo?"
Serro i pugni per poi annuire a fatica.
Porto una mano alla bocca singhiozzando.
Riele: "Ehy, vieni qui."
Mi stringe a se dandomi un bacio sulla guancia.
Arrivo in tribunale e cerco di darmi una sistemata veloce per poi entrare.
I miei mi stanno aspettando, mia madre è in lacrime e ha una macchia rosea sul viso.
Mi dirigo velocemente verso mio padre
Leo: "COSA LE HAI FATTO?!"
Dico saltandogli a dosso e tirandogli un pugno.
Lui mi tiene fermo mentre mia madre cerca di separarci.
La sicurezza interviene e mi trascina via.
Una donna si avvicina a noi e chiede infine se siamo pronti a testimoniare.
Leo: "Più che pronti."
Rispondo a nome di tutti staccandomi dalla presa dell'uomo.
Mio padre si avvicina a me ma lo scanso via.
Seguo la donna a passo veloce per poi entrare nel enorme sala alla mia sinistra.
Il giudice è pronto a dichiarare giustizia e io farò di tutto pur di stare con mia madre.
Mia madre prende posto vicino al suo avvocato e mio padre dall'altro immenso lato della stanza accanto al suo.
Io mi siedo vicino alla donna che ci ha portati fin qui e non smetto di osservare mia madre.
Porto una mano sulla fronte in cerca di conforto e di risposte.
Quella giovane donna prende la mia mano notando il mio nervosismo.
Sorrido con gli occhi lucidi per poi ascoltare i due testimoni.

Giudice: "chiamiamo a testimoniare alla corte, Leon Richard Williams."
Mi alzo in piedi di scatto e un grande tonfo di legno scricchiolante si irrompe nella stanza.
Ogni singola persona si volta verso di me.
Non appena trovo il silenzio mi dirigo vicino alla corte.
Mi siedo accanto al giudice ed ecco che l'avvocato di mia madre si avvicina a me.
Avvocato: "Buon giorno Leo."
Chino la testa come cenno di saluto.
Avvocato: "Puoi dirci come ti senti oggi?"
Annuisco avvicinandomi al microfono
Leo: "Beh io non sto molto bene.."
Avvocato: "Oh..interessante, potresti per caso spiegarci la motivazione di questo malessere o magari..non so, le varie motivazioni."
Mi limito ad annuire
Leo: "Ci sono delle giornate in cui, non sto bene, ultimamente..non lo sono mai. Torno a casa da scuola, e mia madre è in lacrime, non so dire quello che le succede, ma so che spesso noto dei segni rossi marcati sul suo viso. E io riconosco negli occhi di mio padre della colpevolezza, una di quelle che non vorresti mai riconoscere nello sguardo di un padre. Mai e poi mai. Questo mi rende triste..non aver mai compreso che razza di mostro fosse quell'uomo."
Dico voltandomi verso di lui.
Avvocato: "Stai, forse dicendo..che tuo padre picchia tua madre?"
Una grande voce urla dalla destra dell'aula
"OBIEZIONE! Speculazione signor giudice."
Il giudice annuisce
Avvocato: "Riformulo."
Dice indietreggiando avanti e indietro
Avvocato: "Cosa vedi, negli occhi di tuo padre?"
Mi asciugo le lacrime.
Avvocato: "Leo..cosa vedi nei suoi occhi."
Mi avvicino al microfono osservando mio padre con le braccia incrociate.
Leo: "Il male."
Dico singhiozzando mentre gli sguardi si spostano su di lui.
Leo: "Io so che lui non mi vuole bene, so che lui non tiene a mia madre..perché è pazzo. È completamente pazzo! È un bastardo e io non voglio più vederlo per il resto della mia vita! Lui ha violentato una donna!"
Ed ecco di nuovo quella voce
"OBIEZIONE! Non specificato!"
Il giudice sbatte il martello sul bancone
Giudice: "Respinta!"
L'avvocato fece una faccia soddisfatta
Avvocato: "Capisco..e per ciò, perché lui vorrebbe stare con sua madre?"
Leo: "Se posso dirlo, ci vuole poco a rispondere a questa domanda. Lei ha bisogno di me. Io ho bisogno della mia mamma. Non voglio che le accada nulla, voglio essere il suo angelo custode, colui che la protegge sempre. Voglio solo essere felice. Im famiglia."
L'avvocato si volta verso la corte
Avvocato: "e suo padre? Non fa anche lui parte della famiglia?"
La voce sta per parlare ma il giudice la precede.
Leo: "Mio padre, non è più degno di esserlo."
Dico per poi abbassare il microfono.
Avvocato: "bene, ho finito."
Dice tornando a sedere vicino a mia madre.
Infine l'avvocato di mio padre mi fece alcune domande, ma nulla aveva a che fare con quello che pensavo.
Niente poteva aiutare ad andare nel torto.
Mia madre era innocente.
Finito il mio quasi "interrogatorio" torno a sedermi nel mio posto originario.
Giudice: "Il giudice e la corte si sono confrontati."
Dice aspettando che arrivi dalla porta principale la busta con i risultati.
Giudice: "L'affidamento del ragazzo"
Si blocca sbattendo il martelletto di legno
Giudice: "Va alla signora Marylin Cosgrove"
Mi alzo e corro ad abbracciare mia madre felice mentre tutte le comparse girano i tacchi per tornare a casa.

LET ME LOVE YOU -jace norman-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora