-Sto bene, te lo giuro- ripeto, probabilmente per la milionesima volta, a Luke, girandomi dall'altro lato per non vederlo nel mood 'mamma preoccupata'.

-Ottimo, allora mi sembra arrivato il momento di alzarti da questo cazzo di letto- dice, con tono perentorio.

-Altri cinque minuti, poi mi alzo- mugolo, con la faccia sul cuscino che storpia le mie parole.

-Avanti, sei chiusa in camera praticamente da due giorni ed esci a malapena per mangiare o andare in bagno!

Diciamo che non ho esattamente reagito bene a quanto successo a casa mia, se così la posso chiamare. Dopo essere tornata presso villa Hood e aver dormito per altre quattro ore, ho infatti ben pensato di mettere definitivamente da parte questa versione di me stessa troppo piagnucolante e recuperare la me di un anno fa, capace di reprimere il pensiero della propria famiglia prima ancora che esso facesse capolino nella sua mente e intenta unicamente a dedicare anima e corpo allo studio e a dominare nel modo più ferreo possibile qualsiasi sentimento.

Sono riuscita, nelle linee generali, a rimanere chiusa nella mia camera, perfettamente ordinata, solo ed esclusivamente insieme ai miei libri di storia, e a limitare l'interazione con i miei amici a qualche parola di circostanza nei momenti in cui ho messo furtivamente il piede fuori dalla mia stanza.

Giusto qualche parola, per far loro capire che sto bene e che non devono preoccuparsi per me, qualche parola, detta con tutto l'autocontrollo a cui posso aspirare.

Solo per un secondo, in questi due giorni, mi ha sfiorato l'idea secondo cui solo aiutando gli altri riusciamo ad aiutare noi stessi: la vecchia me, in fin dei conti, nel suo mondo di apatia e indifferenza, non se la passava poi così tanto male o, almeno, sempre meglio di questa me qui, capace solo di piangere e drammatizzare.

Certo, nel tentativo di dare di nuovo vita alla vecchia me potrei anche essermi dimenticata di avere un ragazzo adesso e che questo ragazzo, nonostante i suoi indubbi limiti, sia abbastanza intelligente da capire quello che sto cercando di fare: chiudermi di nuovo ermeticamente in me stessa.

Luke Hemmings ha infatti deciso di venire a controllarmi circa ogni due minuti, di cercare di instaurare costantemente una conversazione su qualsiasi cosa gli venga in mente (per esempio sul fatto che sia più conveniente avere come animale domestico un riccio e non un furetto) e di esortarmi continuamente ad uscire dalla mia stanza; proprio per questo motivo non mi sono ancora alzata dal letto: solo il pensiero di doverlo sopportare, nonostante io sappia che lui sia solo preoccupato per me, mi stanca.

Lo so, la grande storia d'amore è appena andata a farsi fottere.

-Quando ho conosciuto Calum, al campus, una delle prime cose che mi ha detto è stata che, durante le vacanze estive, i suoi gli lasciavano la casa al lago libera così lui poteva stare tranquillamente là con i suoi amici- annuncia, gettandosi a peso morto, come suo solito, sul mio letto.

Mi volto verso di lui, stando su un fianco, e lo osservo mentre, come sempre, rimane disteso, con un braccio dietro la testa e lo sguardo verso il soffitto.

-Lì per lì ho pensato sarebbe stato molto divertente e, in effetti, quando la scorsa estate mi ha invitato, ho subito pensato che sarebbe stato un ottimo modo per divertirmi e staccare la presa dai miei problemi- continua ed io, lentamente, mi avvicino a lui e poggio la testa sul suo petto, permettendo al suo braccio di stringermi di più al suo corpo- voglio dire, Calum mi ha presentato questa casa come una sorta di magico luogo la cui unica funzione è farti rilassare. È grazie a questa casa che sono diventato suo amico e poi amico degli altri e, se vogliamo dirla tutta, è anche grazie a questa casa che noi due ci siamo messi insieme. Però sto iniziando a pensare che l'unico motivo per cui Calum mi ha in primo luogo parlato di questa casa sia che gli serviva un baby-sitter- conclude, con una serietà quasi solenne.

Drowned in the lake // Luke HemmingsWhere stories live. Discover now