-All'università studio storia- dico dopo aver preso un bel respiro.

-Perché me lo stai dicendo?- mi chiede Luke, forse perfino più stanco di me alla sola idea di dover ricominciare una conversazione del genere. Noi, così abituati a scherzare e a prenderci in giro, adesso dobbiamo parlare degli scheletri nel nostro armadio. Ironia della sorte.

-Perché vivremo insieme fino alla fine dell'estate e mi sembra corretto darti delle spiegazioni.

-Non devi dirmelo solo perché ti sembra corretto- mi fa notare.

-Voglio farlo.

-Va bene, allora. Studi storia all'università, quindi?- mi chiede.

Non so esattamente per quale motivo abbia assunto questo tono così fastidioso, ma cercherò semplicemente di ignorarlo.

-Ho comprato il  primo libro di storia non richiesto dalla scuola ad otto anni- dico, ma Luke, ovviamente, non riesce a capire dove io voglia andare a parare, cosa ci sia di particolare in questo particolare. Però, almeno, sembra essere un pochino curioso.

-Casa mia, quella in cui abitano i miei genitori , si trova dall'altra parte della città, in una strada su cui si affacciano le ville delle famiglie più facoltose.

-E come mai non si trova lì anche casa di Calum?- mi chiede subito.

Probabilmente stavolta non vuole essere tagliato completamente fuori dalla conversazione come prima, al lago.

-Perché su quella strada ci sono case più antiche, di famiglie che sono lì da sempre- gli spiego brevemente, per poi riprendere il filo del discorso -Mio padre è un chirurgo. Nella mia famiglia ci sono chirurghi da generazioni, motivo per cui mia sorella maggiore ha scelto di studiare medicina e chirurgia all'università.

Mentre mio padre ha sempre vissuto nell'agio, mia madre no. Lei era segretaria in uno studio legale e quel lavoro le serviva per vivere, almeno prima di sposare mio padre e diventare la moglie perfetta. Il suo sogno di avere una famiglia perfetta si era realizzato: marito perfetto, casa perfetta, suoceri perfetti, figlia perfetta. Tutto perfetto.

Questo finché non sono nata io, che di perfetto non ho proprio niente. Da piccola ero incredibilmente vivace, mi piaceva la natura e amavo sporcarmi. Una peste, diceva mio padre scombinandomi i capelli. Sicuramente non ero giudiziosa come mia sorella. Non ero obbediente come lei. Non ero generosa come lei. Non ero calma lei. Non ero brillante come lei. Non ho mai preso i suoi ottimi voti a scuola. Non ho trovato degli amici altrettanto educati come lei. Non ho trovato il ragazzo perfetto come lei. Non ho intrapreso la stessa carriera che per la mia famiglia è una garanzia come lei. Non sono mai stata educata come lei. Non sono sportiva come lei. Non sono elegante come lei. Non sono bella come lei. Non sono popolare come lei. Non ho mai fatto volontariato come lei.  Non lo sono mai stata, come lei. Lei era la ragazza più intelligente, bella, gentile e generosa che questo mondo abbia mai visto. Lo dicevano tutti ed io ero pienamente d'accordo. Quando i nostri genitori mi rimproveravano perché mi ero sporcata il vestito con il sugo, perché non avevo dato un bacio alla puzzolente zia Molly o perché ero arrivata a cena con due minuti di ritardo perché ero inciampata sui lacci delle mie scarpe, lei era lì, a sorridermi. E se io mi chiudevo in camera a piangere perché i miei genitori mi ricordavano quanto fossi fuori posto durante le loro cene tra ricconi, a differenza dei figli dei loro amici, lei si intrufolava in camera per abbracciarmi ed asciugarmi le lacrime. Era anche questo, la sorella perfetta.

-Faceva volontariato?- mi chiede Luke, dubbioso.

-In due case del volontariato diverse, sì. Era incredibile: riusciva a studiare, dedicare il giusto tempo alla famiglia, agli amici e al suo ragazzo, e anche a fare volontariato ed a partecipare a quasi tutti i club a scuola. Perché?

Drowned in the lake // Luke HemmingsWhere stories live. Discover now